Quante volte ci lamentiamo per non avere abbastanza tempo? Spesso, poi, di colpo, quando la clessidra si sdraia e il tempo si ferma, ci troviamo impreparati e non sappiamo cosa fare. Chi non si è sentito in questo modo durante il lockdown? Tutti, nessuno escluso, neanche Paul McCartney. Così, Macca, si è rifugiato nel calore della sua famiglia, ma soprattutto del suo studio casalingo nel Sussex per dare sfogo alla sua passione, pronta ad accoglierlo e ad ascoltarlo.
McCartney III è il terzo volume di una trilogia. Come i suoi predecessori (McCartney e McCartney II, usciti rispettivamente nel 1970 e 1980), ha due comuni denominatori: scritti e registrati dal solo Paul e figli del tanto tempo a disposizione per concepirli. Macca terzo si apre con Long Tailed Winter Bird, un’introduzione perfetta per il disco. Paul suona sulla sua acustica un riff accattivante e poi a seguire entrano il basso, la batteria e il synth che ripete la “frase” iniziale di chitarra. Find My Way, è il brano più radiofriendly dell’album ed è il singolo di lancio del disco e il suo videoclip diretto da Roman Coppola -con l’ausilio di 46 videocamere- ci mostra la vera essenza di Mccartney III: Paul e nessun altro.
Pretty Boys è un brano delicato, bucolico dall’andatura costante e solare decisamente più della traccia successiva, come se questi brani fossero il sole e la luna. Women and Wives è uno dei miei brani preferiti del disco. Paul canta con una grazia ed un’eleganza, accompagnato dai suoni del pianoforte e del contrabbasso che sottolineano ancora di più la profondità di questo brano: sofferente e di gran classe. In Lavatory Lil, invece Macca ci ricorda come i brani up tempo e rockeggianti siano le sue specialità. Decisamente il brano più beatlesiano del disco.
Deep Deep Feeling, con i suoi otto minuti e venticinque secondi è il brano più lungo del disco e il più sperimentale. Cambi di ritmo, variazioni nel cantato, il falsetto e passaggi strumentali di ampio respiro. Ecco, in questo disco Paul si è soprattutto divertito nel fare la musica che voleva fare. Non ha più niente da dimostrare, o meglio vuole dimostrarci come sia possibile creare dell’ottima musica senza nessuna aspettativa, e solo per il gusto di divertirsi e perchè no, farci divertire, anche se Macca terzo è tutto fuorchè un album scanzonato. Slidin è l’unica traccia del disco dove oltre a Paul ci sono altri musicisti: Abe Laboriel Jr alla batteria e Rusty Anderson alla chitarra elettrica. Un brano roccioso con un sound che richiama qualcosa ai Queens of The Stone Age, ovviamente senza snaturare il sound di Macca.
Kiss of the Venus è un momento di ottimo pop, come al solito di pregevolte fattura, mentre Seize The Day ci riporta su lidi più rockeggianti e consoni al Paul che conosciamo. Deep Down invece non è una traccia da ricordare ed è senza infamia e senza lode, mentre la conclusiva When Winter Comes, con la sua tranquillità e serenità, ci invita ad essere più ottimisti in vista dell’inverno, in quanto la primavera arriverà e la prossima in particolare, sarà e lo speriamo tutti, quella del riscatto.
In conclusione, Macca terzo è un disco realizzato per il puro piacere di creare musica ed immortalare questo periodo storico -dove c’è molto tempo a disposizione- con la passione per la propria arte: la musica.