La storia di Donato Bilancia, il serial killer della Liguria

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Quella di Donato Bilancia è la storia di un caso di cronaca nera che ha sconvolto tutta l’Italia. Una lunga scia di delitti che, sul finire degli anni ’90, ha terrorizzato il territorio Ligure. Un incubo durato sei mesi, per un totale di diciassette vittime.

Il killer delle prostitute

9 Marzo 1998. Varazze. Un uomo sta passeggiando con il suo cane in una strada di periferia, quando improvvisamente si imbatte in un cadavere. Si tratta del corpo senza vita di una donna. Il testimone avvisa le autorità, le quali identificano la vittima. Si tratta di Stela Truya, una prostituta di 25 anni. La ragazza è stata uccisa con un colpo di pistola alla nuca, sparato da una Calibro 38.

Gli inquirenti cominciano ad interrogarsi su questo delitto, apparentemente inspiegabile, e che ben presto sarà destinato a non rimanere un caso isolato.

18 Marzo. Pietra Ligure. Nei pressi dell’ospedale Santa Corona viene rinvenuto un altro cadavere. Si tratta di Ljudmyla Zubskova, 23 anni, prostituta. Anche in questo caso uccisa con un colpo di arma da fuoco.

Sono passati soltanto 9 giorni dall’altro omicidio, e le similitudini sono tante, forse troppe. Un dubbio comincia ad affacciarsi. E se ci fosse in giro un pericoloso serial killer? Un interrogativo che purtroppo troverà conferma nei giorni seguenti.

Il 24 Marzo l’assassino torna a colpire, ma qualcosa va storto. La vittima riesce a sopravvivere. Si tratta di Lorena, una transessuale che si era appartata con il killer.

La testimone riferisce di essere stata condotta dall’uomo in macchina, nei pressi di una villa. Lorena intuisce che c’è qualcosa di strano, e attira l’attenzione di due metronotte che stavano passando di lì, Massimiliano Gualillo e Candido Randò.

I due guardiani decidono di chiamare la centrale, ma a questo punto l’uomo spara ad entrambi, e successivamente colpisce anche Lorena, che miracolosamente si salva. L’assassino, credendola morta, si allontana.

Viene così fornito anche un identikit del soggetto.

29 Marzo. Cogoleto. Viene scoperto un altro cadavere. Si tratta sempre di una prostituta, Tessy Adodo. Uccisa con tre colpi di pistola. Una Calibro 38.

Ormai non ci sono più dubbi. C’è un serial killer che si aggira per il territorio Ligure, uccidendo giovani donne di strada. Qualcosa però, da questo momento in poi, comincerà a cambiare.

Il killer dei treni

12 Aprile. Sull’Intercity La Spezia-Venezia viene fatta una terribile scoperta. All’interno del bagno è stato ritrovato il corpo senza vita di Elisabetta Zoppetti, un’infermiera di 32 anni. Uccisa con un colpo di Calibro 38 alla nuca. Un omicidio apparentemente scollegato dagli altri, per luogo e vittimologia, anche se l’arma è sempre la stessa. L’assassino ha cambiato target di vittime?

Passa soltanto un giorno, e un’altra prostituta viene uccisa. Si tratta di Mema Valbona, stesso colpo di arma da fuoco.

18 Aprile. Sul treno Genova-Ventimiglia viene scoperto un cadavere, all’interno del bagno. La vittima è Maria Angela Rubino, 32 anni. Uccisa con le stesse modalità di Elisabetta.

A questo punto l’intera zona è nel panico. Il killer delle prostitute è anche il killer dei treni. Una scheggia impazzita e imprevedibile, che seleziona in maniera del tutto casuale le sue vittime e colpisce con una frequenza impressionante. Un soggetto che deve essere fermato il prima possibile.

La svolta arriva quando giunge una segnalazione ai carabinieri da parte di Pino Monello, un uomo che aveva venduto da qualche tempo la sua Mercedes ad un amico, Donato Bilancia. Il passaggio di proprietà non era ancora stato formalizzato, e Pino riferisce di ricevere continuamente multe per mancati pagamenti di pedaggi autostradali.

C’è un elemento molto sospetto: molte delle contravvenzioni sono state prese in zone vicine ai luoghi dei delitti. E poi c’è l’identikit, che combacia con il volto di Donato.

Gli inquirenti decidono così di prelevargli un campione di DNA, e il risultato combacia con le tracce genetiche rinvenute sul corpo di Maria Angela Rubino.

Il 6 Maggio 1998 Donato Bilancia, 47 anni, viene arrestato.

La confessione e i primi omicidi

Bilancia confessa immediatamente sia i delitti delle prostitute che quelli dei treni. Ma non finisce qui. L’uomo comincia anche a dichiararsi responsabile per altri omicidi, cosa che fino a quel momento nessuno poteva sospettare.

Donato inizia a raccontare, partendo dal primo episodio che ha scatenato la sua furia omicida. Bilancia è un appassionato giocatore d’azzardo, dedito anche a rapine e furti. Azioni che gli sono costate qualche condanna in carcere, ma che ormai fanno parte del suo stile di vita. È solito accompagnarsi nelle bische clandestine insieme al suo migliore amico, Maurizio Parenti.

Nell’estate 1997 Donato viene portato dall’amico in un locale, un posto in cui si gioca d’azzardo. Maurizio garantisce che lì si fa sul serio. Inizialmente le cose vanno bene, ma dopo la prima volta Bilancia comincia a perdere molti soldi nel gioco. Lui però si fida del suo amico, e continua a frequentare quel posto.

Una sera Donato si reca nel bagno del locale, e ascolta per caso una conversazione tra Maurizio e il gestore del posto, Giorgio Centenaro. I due stanno parlando di lui, e Maurizio ad un certo punto dice “Hai visto in che modo sono riuscito ad agganciarlo e a portarlo qui da noi?”

Bilancia capisce di essere stato truffato dal suo amico fidato. Il tradimento di Maurizio è per lui un colpo durissimo e inaspettato. Dopo giorni in preda al dolore e al risentimento, decide quindi di meditare vendetta, studiando un piano preciso.

Il 14 Ottobre 1997 si introduce in casa di Giorgio Centenaro minacciandolo con una pistola, una volta entrato lo immobilizza con del nastro adesivo, dopodiché lo uccide soffocandolo.

Passa qualche giorno e il 24 Ottobre entra in casa di Maurizio Parenti, e dopo aver legato lui e la moglie, uccide entrambi a colpi di pistola.

Questa vendetta sanguinaria farà scattare qualcosa nella testa di Donato Bilancia. Ha provato piacere ad uccidere, e da quel momento in poi non riuscirà più a controllarsi, cominciando ad ammazzare in maniera del tutto casuale.

Il 27 Ottobre uccide i coniugi Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, titolari di un’oreficeria. Il 13 Novembre ammazza Luciano Marro, un cambiavalute. Il 25 Gennaio 1998 uccide un metronotte, Giangiorgio Canu. Un altro cambiavalute, Enzo Gorni, incrocerà purtroppo la furia assassina di Bilancia, nel Marzo 1998. Il suo ultimo omicidio risale al 20 Aprile, ai danni del benzinaio Giuseppe Mileto, in seguito ad un litigio.

Tutte le vittime sono state freddate a colpi di pistola.

Durante la permanenza in carcere Donato Bilancia viene seguito dallo psicologo Vittorio Andreoli, al quale racconta della sua infanzia. Da piccolo soffriva di enuresi e veniva criticato duramente dai genitori. Le angosce sono aumentate anche a seguito delle derisioni da parte del padre in merito alle dimensioni del suo apparato genitale. Il disagio relativo alle sue parti intime lo accompagnerà anche nella vita da adulto.

Gli anni delle scuole sono piuttosto complicati e sarà durante le medie che Donato, insieme ad altri amici, comincerà a rubare. Terminate le scuole, si dedica a tempo pieno ai furti, e inizierà a farsi chiamare Walter. Una serie di eventi traumatici farà da spartiacque.

Nel 1987 suo fratello, Michele, si suicida gettandosi sotto un treno con in braccio il figlio di 4 anni. Un evento che lascerà un segno profondo nella sua vita. Nel 1990 rimane coinvolto in un incidente stradale, che lo costringerà a 5 giorni di coma.

Si svolge il processo, durante il quale l’imputato viene dichiarato capace di intendere e di volere. La sentenza emette la condanna a 13 ergastoli.

Donato Bilancia è rimasto detenuto nel carcere di Padova fino alla sua morte, avvenuta a fine 2020.

Conclusioni

Un uomo che si è trasformato in una macchina assassina. Donato Bilancia, un serial killer atipico e imprevedibile.

I suoi omicidi hanno turbato l’intera nazione, producendo una triste e lunga catena di vittime. Una vicenda che è rimasta impressa nelle pagine di cronaca e nelle menti dei cittadini.

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