Angeli e Demoni in storia, mitologia, letteratura e vita reale

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Angeli e Demoni è un tema che si presta facilmente a titoli di opere letterarie e cinematografiche, come il famoso romanzo di Dan Brown e la relativa trasposizione in film.

A parte la continua evoluzione culturale che hanno attraversato le cosiddette creature angeliche e demoniache nel corso dei secoli, esse rappresentano un archetipo comune presente in quasi tutte le antiche civiltà, in particolare nell’area medio-orientale e mediterranea. Proviamo a tracciare l’origine ed il significato di queste figure che in apparenza sono così contrapposte.

La semantica e la simbologia

Il termine “angelo”, di evidente derivazione greca, è traducibile in maniera letterale come “messaggero” o “inviato”, assumendo il significato spirituale ormai comune nella cultura ebraica, ripresa per certi versi da quella cristiana ed islamica.

Anche il termine “demone” ha origine greca è vuol dire letteralmente “spirito divino”, indicando nella sua accezione primitiva un essere a metà strada tra la dimensione materiale e quella ultraterrena, senza connotazioni particolarmente negative, come poi avverrà in seguito. Le raffigurazioni artistiche degli angeli e dei demoni sono diventate sempre più diversificate con il passare del tempo, a seconda del contesto culturale di riferimento e dell’intento degli autori.

Chiediamoci se all’inizio i due schieramenti fossero così distanti, gli angeli come nostri protettori ed i demoni sempre pronti a sviare l’animo umano, oppure se entrambi fossero gli attori di una scena completamente diversa.

Nell’Antico Testamento biblico gli angeli sono descritti come creature infiammate dalla luce di Dio, con il compito di punire i peccatori con tremendi flagelli, come ad esempio gli angeli che furono inviati a distruggere Sodoma e Gomorra, mentre alcuni demoni, in certi casi, hanno valenza positiva e svolgono perfino il ruolo di consiglieri dell’Altissimo, come lo stesso Satana nel libro di Giobbe.

Angeli e demoni nella storia

Nella mitologia greca, il termine “anghelos” era rivolto, nella maggior parte dei casi, al dio Hermes (Mercurio), indicato come il messaggero degli dèi, ma anche ad altre divinità come Iride o Artemide, così come dimostrano gli inni omerici,  alcuni scritti di Platone e le tragedie di Sofocle. Nella riflessione filosofica e teologica ellenica, comincia a svilupparsi l’idea dell’esistenza di un genere creaturale intermedio fra gli dèi e gli uomini, come i Pitagorici che affermavano che i sogni erano inviati agli uomini dai “geni” ed i seguaci di Democrito che sostenevano che questi medesimi geni vivessero sospesi nello spazio. Fu Filone d’Alessandria, all’inizio del primo secolo, a fondere la tradizione ebraica con quella ellenistica, gettando le prime basi per l’individuazione della creatura spirituale che prenderà alcune caratteristiche del mal’akh (angelo) biblico ed altre dell’anghelos greco. Nella spiegazione allegorica della Bibbia, la figura dell’angelo diventa indispensabile per unire il mondo sensibile a Dio, altrimenti completamente inaccessibile per la sua assoluta trascendenza.

Con lo sviluppo della filosofia neoplatonica, a partire dal II secolo d.C., culminata in Plotino, l’angelo è contestualizzato nella gerarchia esistenziale che ha origine nel supremo Uno, per poi degradare nell’ordine gerarchico di dèi, arcangeli, angeli, demoni ed eroi. In questo periodo cominciarono a prendere forma i concetti basilari che saranno mutuati dalla tradizione della Chiesa Cattolica a proposito degli angeli.

Porfirio elevò gli angeli alla dignità di veri e propri difensori degli uomini dagli attacchi dei demoni malvagi, riconoscendo loro anche il ruolo di avvocati delle nostre invocazioni presso la misericordia di Dio, mentre Giambalico riprese la gerarchia angelica neoplatonica, sottolineando come gli angeli avessero le capacità di aiutare l’umanità ad avvicinarsi a Dio, allontanandola dal mondo materiale, mentre i demoni la spingevano ad immergersi ancora di più in esso. In questo periodo, il culto per gli angeli si sviluppò soprattutto in Egitto e nel medio-oriente, dove si credeva che queste creature accompagnassero l’uomo fin dall’inizio della sua esistenza terrena, anticipando il ruolo del cosiddetto “angelo custode” che si diffonderà in seguito nella cultura popolare. Gli angeli, pertanto, diventavano i responsabili delle varie caratteristiche dell’uomo, quando la sua anima scendeva dalle sfere celesti, rimanendogli vicino durante la vita come guida e protezione, nonchè aiutandolo nella purificazione dopo il trapasso per separare l’anima del defunto dal mondo della materia.

In molte necropoli del mondo classico, è stata notata l’aggiunta della denominazione “angelo” al nome del defunto, incisa sulle iscrizioni funerarie. Gli studiosi, considerando la credenza diffusa in molte religioni dell’antichità, secondo le quali l’anima fosse immortale, hanno evidenziato il legame tra le anime dei defunti e la figura degli angeli. In particolare, se si riteneva che la persona durante la propria esistenza avesse acquisito un alto livello di perfezione spirituale, questa poteva trasformarsi in “angelo”, di  cui ne otteneva la dignità. E’ un modo di vedere la figura dell’angelo superstizioso ed illogico, in quanto sconfessa la netta separazione tradizionale tra la natura umana e quella angelica.

Le tre grandi religioni monoteiste, nell’affascinante sviluppo della tematica dell’angelologia, sono debitrici alla cultura mesopotamica ed a quella zoroastriana.

In ambiente mesopotamico gli angeli erano indicati con il termine di sukkal ed, a similitudine di quanto avveniva in ambito mitologico greco, costituivano una sorta di “ambasciatori divini”. Ad esempio Nabu era il sukkal di Marduk, mentre Mummu prestava i suoi servigi ad Inanna. Nella cultura religiosa babilonese, vi erano gli angeli custodi degli uomini, Shedu e Iamassu, molto spesso scolpiti o dipinti all’ingresso delle abitazioni, allo scopo di proteggerne i relativi abitanti ed accompagnarli, quando uscivano da esse. La rappresentazione babilonese che forse ha più influenzato le successive religioni abramitiche è quella del Karibu, traducibile in maniera letterale in “colui che prega”, pervenuto attraverso il greco antico nella nostra lingua con il nome di “cherubino”. Questo essere, sia nelle raffigurazioni antropomorfe che zoomorfe, era sempre delineato con le mani protese verso il cielo, come mediatore delle intercessioni umane nei confronti degli dèi.

Nella cultura zoroastriana o del Mazdeismo, ci sono le prime tracce della contrapposizione tra creature benefiche e creature malefiche che caratterizzerà la mitologia cristiana dell’angelo caduto, Lucifero, e dei suoi seguaci. Gli angeli sarebbero gli spiriti secondari, rimasti fedeli ad Ahura Mazda, il dio sapiente, onnosciente e fonte di ogni bene, mentre i demoni avrebbero seguito Angra Mainyu, lo spirito del male nella sua ribellione. In estrema sintesi, la lotta tra i due schieramenti avrebbe innescato uno scontro cosmico tra il Bene ed il Male generando  la creazione dell’universo materiale, di cui l’umanità avrebbe rappresentato l’elemento apicale.

Nel monoteismo ebraico gli angeli non sono più considerate divinità a sé stanti, a cui prestare culto, ma sottoposte all’unico e trascendente Dio.

Gli angeli nella Bibbia e nell’Islam

Nel libro della Genesi compare già l’immagine dei “cherubini”, mutuata dalla religione mesopotamica: scacciato l’uomo a oriente del giardino dell’Eden, i cherubini roteavano la spada fiammeggiante, per custodire la via che portava all’albero della vita. Anche negli altri libri dell’Antico Testamento gli angeli sono presentati come “messaggeri” di Dio (mal’akh Jhwh), come nel libro dei Giudici per annunciare la nascita di colui che salverà il popolo ebraico dall’invasione filistea, nel libro di Zaccaria dove un angelo porta al profeta le istruzioni di Dio, nel visionario libro di Daniele, dove l’angelo Gabriele gli appare per spiegargli il significatio dei suoi sogni, e così via. In tale contesto, iniziano a delinearsi le figure dei tre angeli principali che verranno poi dichiarati “arcangeli” in ambito cristiano: Gabriele, derivante dalla radice del termine “uomo”, gabar, nella sua accezione di “uomo valoroso”, a cui si aggiunge il suffisso el, Dio, che si puo’ rendere in Italiano con “guerriero di Dio”; Michele, il cui nome sembra derivi dall’espressione, mi ki el (chi è come Dio?), il più amato dall’iconografia sacra di tutti i tempi, considerato il “principe degli angeli” che difende l’umanità dagli attacchi delle forze del male; Raffaele deriva da rafa ed el, con il significato di “Dio colui che guarisce”, patrono dell’amore sponsale e della salute.

Secondo le varie interpretazioni rabbiniche delle Scritture, la natura degli angeli può articolarsi in due diverse sfumature, in quanto alcuni sarebbero stati creati per un solo giorno a gloria di Dio e poi trascinati nella “corrente di fuoco”, altri come Gabriele, Michele e Raffaele gli rimangono accanto per tutta l’eternità. Nella visione ebraica gli angeli sono capaci di parlare la loro lingua, possono volare, godono del dono dell’ubiquità e riescono a prevedere il futuro. A differenza delle altre civiltà, in ambiente giudaico lo scopo principale degli angeli non è quello di fare da intermediari tra Dio e l’uomo, bensì quello di glorificare Dio e di svelare la sua volontà alle creature umane..

Il Cristianesimo, pur ereditando la tradizione angelica ebraica, ne ha ridisegnato le figure, adattandole alle funzioni specifiche dei testi del Nuovo Testamento, ad esempio Gabriele diventa l’Angelo dell’Annunciazione della nascita di Gesù a Maria. Sarà Paolo di Tarso a determinarne la nuova gerarchia nella lettera ai Colossesi, parlando di troni, signorie, principati e dominazioni. Nell’angelologia dei padri della Chiesa, come Origene, gli angeli furono considerati spiriti formati prima degli uomini nella creazione. Le anime umane, in questa prospettiva quasi gnostica, diventavano una sorta di angeli decaduti dal loro stato originale. Molto suggestivo è il libro di Enoch, ritenuto canonico nei primi secoli cristiani ed escluso successivamente, dove sono indicati gli angeli che peccarono con le figlie degli uomini, da cui deriva la ricostruzione anche in chiave new age dei Nephilim, come esseri semidivini.

Nel IV secolo fu esclusa definitivamente la corporeità degli angeli, fin quando il De caelesti hierarchia, attribuito forse in maniera pseudoepigrafica a Dionigi l’Aeropagita, non ne fissò l’ordine, in base alla prossimità a Dio, che sarà seguito dall’intera successiva esperienza cattolica: serafini, cherubini, principati, dominazioni, virtù, potestà, arcangeli ed angeli. In ambito cattolico, gli angeli assumono una forte connotazione cristologica: essi servono Cristo, ne sono i nunzi e risultano creati in funzione del suo regno e del suo disegno di salvezza.

Gli angeli sono i protettori della vita degli uomini e ciascuno di loro è affidato alle cure di una creatura spirituale. Secondo la mitologia cattolica più matura, a differenza della antecedente ricostruzione di Dionigi, sono i tre arcangeli a sedere più vicino a Dio: Michele è il capo delle schiere celesti e colui che scaraventò Lucifero lontano dal paradiso; Gabriele è considerato l’antagonista di Giacobbe, a cui diede il nome di Israel, mentre Raffaele, che nel libro di Tobia avrebbe accompagnato il profeta nel suo viaggio in Mesopotamia, è considerato l’angelo custode per antonomasia.

Nessun altro libro come quello dell’Apocalisse contiene tanti riferimenti agli angeli, dove ciascuno di essi svolge una determinata attività ed assurge ad una speciale funzione. Il testo dell’Apocalisse è caratterizzato dalla presenza di molteplici creature angeliche, la cui azione è decisamente significativa ed importante. Giovanni di Patmos menziona gli angeli, al plurale ed al singolare, ben 67 volte, delle quali quattro volte in maniera non esplicita, a fronte delle 57 volte complessive dei Vangeli sinottici e le 21 negli Atti degli Apostoli. In particolare, gli angeli dell’Apocalisse mettono in atto i comandi del Signore, in qualità di messaggeri e di servitori di Cristo Gesù, l’Agnello, sia presentati “in gruppo” che singolarmente. Uno dei gruppi più importanti è quello dei “quattro esseri viventi”, menzionati in sei diverse occasioni per situazioni specifiche. Gli altri sei gruppi presenti nel testo comprendono creature angeliche che sono mandate a svolgere attività ben precise: sette angeli per sette Chiese, quattro angeli per i quattro angoli del mondo; sette angeli per sette trombe; sette angeli per sette coppe ed, infine, sette angeli per annunciare l’ora del giudizio.

Nei riferimenti agli angeli, come in tutto il resto del libro, si impone la simbologia del numero sette, considerato emblema della perfezione nelle credenze esoteriche delle civiltà antiche. E’ davvero suggestiva, inoltre, l’immagine quasi audiovisiva del canto solenne degli angeli che, dopo aver raggiunto le profondità della terra e del mare, si innalza di nuovo verso l’alto, concludendosi con l’Amen degli esseri viventi e con l’adorazione degli anziani. E gli angeli servono pure come ponte tra la Terra ed il Cielo, fulgidi esempi di intermediari tra Dio e l’umanità, come l’angelo che chiede: Chi è degno di aprire il libro e sceglierne il sigillo?, rivolgendo al mondo una domanda escatologica tendente ad evidenziare l’impossibilità di conoscere il piano divino. Impone una riflessione il fatto che Giovanni si riferisca anche a Satana come “angelo”: il loro re era l’angelo dell’abisso che in ebraico si chiama Perdizione, in greco Sterminatore. E nel capitolo 12 del libro dell’Apocalisse vengono chiamati “angeli” anche i demoni che combattono contro Michele ed i suoi accoliti, lasciando intuire la comune origine spirituale di entrambi gli schiarimenti, a cui Dio avrebbe concesso il libero arbitrio e di conseguenza la possibilità di scegliere il bene od il male.

L’iconografia tradizionale dell’angelo tende a rappresentarlo come un giovinetto androgino, etereo, quasi asessuato che possa esprimere l’idea di purezza e di lontananza dalle passioni umane, con le ali, l’aureola, lunghe vesti chiare e folte capigliature a boccoli. Ogni artista, tuttavia, ha cercato di imprimere una diversa espressione alle creature rappresentate, a seconda del compito chiamato ad adempiere: stupore davanti alla grandezza del Trono di Dio, fedeltà nell’annunciare i messaggi dell’Onnipotente, rigore ed imparzialità quando devono svolgere i tristi compiti di “suonare le trombe” e di “versare le coppe”, energia e forza nel contrastare le forze del male.

Anche nella religione islamica gli angeli hanno un ruolo essenziale, al punto che chi nega la loro esistenza è considerato un infedele. Gli angeli sono di numero infinito ed hanno il compito di servire Allah, che glorificano intonando perenni lodi. Essi sono stati creati prima dell’uomo  e sono formati da intensa luce, nonché da quattro, sei od otto ali, a seconda della velocità in cui riescono a mettere in atto i comandi divini.

Nell’Islam gli angeli hanno anche l’incombenza di condurre gli esseri umani verso Dio e di annotare tutte le loro azioni, in modo che queste possano essere giudicate, quando sarà suonata la tromba del Giudizio Finale. Nel Corano, Gabriele è l’angelo più importante, in quanto trasmette ai profeti la rivelazione divina, mentre Michele è citato una sola volta. Altre figure angeliche presenti nel libro sacro dell’Islam e nella tradizione successiva hanno funzioni peculiari, come l’angelo della fine del Mondo, l’angelo della morte, il guardiano del paradiso e quello dell’inferno, nonché i due angeli preposti all’interrogatorio dei defunti, al momento del giudizio finale.

I demoni

Come abbiamo anticipato in apertura, il termine demone (dal greco antico daimon)  indica un essere che si interpone tra il mondo divino e quello umano, con la funzione principale di mediare tra le due dimensioni. Secondo l’interpretazione di alcuni studiosi, la parola daimon nasce agli albori del pensiero greco, a metà strada tra la mitologia e la filosofia, quando Zeus trasformò la prima generazione dei viventi ai tempi di Crono, rendendoli “demoni”, cioè protettori del genere uamno, così come narrato negli scritti di Esiodo. Nella visione socratica il termine daimon ha una valenza positiva, volendo intendere una specie di “guida divina” o di “coscienza morale” presente in ognuno di noi. Platone cerca di perfezionare il pensiero di Socrate, grande filosofo che però non ha lasciato alcun testo scritto, considerando il daimon come una presenza divina, assimilabile ad una sorta di “genio tutelare”. Se per gli Stoici, i demoni sono coloro che vigilano sugli uomini, continuando la tradizione greca, con i Neoplatonici il loro significato assume connotazioni più articolate, diventando esseri di terzo grado nella gerarchia del divino, dopo il dio supremo e gli dèi secondari.

In particolare, Plotino sostiene che il daimon che ci è toccato in sorte ha il compito di condurci verso il mondo soprannaturale, grazie all’energia dell’eros e della bellezza.

Con l’avvento del Cristianesimo, il termine demone diventò negativo, finendo con l’essere assimilato allo spirito maligno del diavolo, Lucifero/Satana, mentre l’originaria accezione positiva di daimon, quale entità protettrice,finì per confluire nella nozione di angelo custode.

Le gerarchie dei demoni risultano varie e diversificate in relazione alle culture di riferimento. Per la stretta attinenza con il nostro patrimonio filosofico e religioso, è necessario dare qualche cenno sulle due principali scale demoniache: quella occidentale e quella cabalistica. Della prima gerarchia, fanno parte tutti quei demoni individuati dagli autori cristiani, traendo ispirazione dalle lettere scritte da Paolo di Tarso. Nell’alto Medio-evo i demoni furono suddivisi in cinque categorie, di cui quattro corrispondevano agli elementi fisici classici, aria, acqua, terra e fuoco, mentre la quinta era collocata nell’al di là. Nel periodo tardo-medioevale e del primo Rinascimento, a causa della lotta strenua che la Chiesa Cattolica intraprese contro le stregonerie e le arti magiche, si sentì la necessità di razionalizzare in sistemi più organizzati le numerose gerarchie di demoni, arrivando alla formulazione di veri e propri elenchi tassonomici, come la Pseudomonarchia daemonum, pubblicata da  Johann Vier. All’inizio del diciannovesimo secolo, Francis Barret scrisse il famoso libro The Magus, in cui proponeva una classificazione di demoni, distinta in nove gradi, distinguendo le tipologie dei loro scopi malvagi in mezzo agli uomini.

Una linea di demarcazione importante tracciata nell’ambito delle categorie dei demoni è quella che divide gli “incubi” dai “succubi”  (dal latino incumbere, giacere sopra e succumbere giacere sotto). Questi demoni sono rispettivamente di genere maschile e di genere femminile ed hanno il compito di indurre al peccato di lussuria i rispettivi partner, con la possibilità di generare “figli” in grado di seminare il male nella società umana. Tra le classificazioni occidentali, al momento più in voga, vi è quella adottata da molti esorcisti, tra cui il discusso Padre Amorth, che distingue una triade infernale composta da Lucifero, come elemento apicale ed al suo fianco Beelzebù ed  Asmodeo. In una variante di questa triade Beelzebù è sostituito dal Leviatano. Secondo credenze diffuse in ambienti occultisti, da queste tre figure principali dipenderebbero, con diversi livelli di gerarchia, tutti gli altri demoni.

La classificazione demonologica della Cabala segue, invece, un altro metodo, individuando sette categorie di demoni, a seconda dell’elemento di riferimento: fuoco, aria, terra, acqua, sotterranei, tenebre e ghiaccio. I nomi dei principali demoni hanno, comunque, una derivazione mesopotamica, cananea, giudaica o cristiana, come lo stesso Lucifero, Moloch, Belzebù, Asmodeo, Astaroth, Lilith, Baal o Belphegor.

Anche la parola “demonio” deriva etimologicamente dal sostantivo greco daimon e, più in particolare dall’aggettivo daimonos (appartenente alla divinità), tuttavia nella tradizione cristiana è diventato sinonimo dello spirito del male per eccellenza, antagonista a Dio, l’angelo ribelle Lucifero, scacciato dal cospetto dell’Onnipotente e confluito nella figura di Satana della tradizione ebraica.

Modernità e classicismo

Nell’epoca del new age, inaugurata approssimativamente negli anni Sessanta del secolo scorso, ma sviluppatasi con diverse ramificazioni nel corso del tempo, gli angeli e i demoni vanno molto di moda, troppo spesso piegati alle esigenze del mercato letterario e cinematografico di serie  b. Gli angeli e i demoni dei movimenti new age sono il frutto di una visione materialista della storia, che sottolinea la continua ricerca di esperienze autentiche, rifiutando la spiritualità delle creature, contrariamente a quanto riconosciuto dalle religioni tradizionali. Gli “angeli” e i “demoni” new age sono, ad esempio, esseri che vivono su altri pianeti e che aiutano gli umani a migliorare il proprio karma, in una commistione sempre più pronunciata tra bagaglio culturale occidentale ed orientale. L’angelologia moderna è completamente diversa rispetto agli insegnamenti biblici, rivelando una mentalità di stampo politeista con collegamenti frequenti all’astrologia esoterica. Se andiamo a fondo, gli angeli e i demoni new age sono estremamente antropomorfizzati e non godono della libertà di scelta, come gli umani, risultando per certi versi ad essi inferiori. In questa forma di “spiritismo moderno”, le creature soprannaturali sono viste come al servizio esclusivo dell’uomo, dovendo svolgere compiti contingenti e funzionali, non più inseriti in una vasta cosmogonia come nelle concezioni passate. Non mancano coloro che offrono facili metodi codificati per parlare con il “proprio spirito guida”, esortando l’iniziato a svuotare la mente o a ripetere meccanici mantra, oppure ricorrendo alla cosiddetta “visualizzazione guidata”, un processo di alterazione mentale che mostra elementi in comune con lo sciamanesimo. Sedicenti santoni e falsi profeti tendono ad ingannare i malcapitati, sostenendo di possedere “cristalli cherubinici “ per comunicare con gli Angeli ed invitando gli ingenui adepti ad indossare abiti di colori diversi a secondo dell’angelo da invocare (verde, oro e rosa per Michele; blu forte per Raffaele; rosso per Gabriele). In sintesi si tratta di una giungla di sottoprodotti culturali, dove si perde ogni aggancio con i riferimenti storici, filosofici e religiosi costitutivi dei concetti stessi di “angelo” e di “demone”.

A partire dal Medioevo molti artisti si cimentarono nella raffigurazione degli angeli, anche se il massimo splendore si raggiunse tra il XIV ed il XV secolo con il Beato Angelico, il Botticelli ed il Perugino. Gli angeli erano immaginati rivestiti in prevalenza con tuniche rosa e blu decorate con stelle d’argento e d’oro, mentre si dilettavano con arpe, trombe e violini. I grandi pittori dell’Umanesimo e del Rinascimento amavano dipingere gli angeli, mentre danzavano versando petali di fiori per glorificare Dio, sempre intenti a cantare le sue lodi. Gli artisti fiamminghi, invece, creavano gli angeli vestiti di tuniche dalle pieghe perfette oppure adorne di paramenti liturgici. Nel XVII secolo si diffusero le raffigurazioni dei putti, con le loro testoline ricciute e le due ali sproporzionate rispetto al corpicino. Fu proprio in questo secolo, e precisamente nel 1670 che papa Clemente X inserì nel calendario liturgico la festa degli Angeli Custodi nel giorno del 2 ottobre, al termine di un processo in cui il culto di queste creature era diventato sempre più popolare.

I demoni, a partire soprattutto dall’Alto Medioevo, sono stati sempre rappresentati come esseri orridi e caricaturali, seguendo l’impronta dantesca e le convinzioni teologiche del tempo, come La Cacciata dei diavoli dipinta da Giotto alla fine del XIII secolo nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi. Una delle più belle raffigurazioni del periodo rinascimentale si deve al grande Michelangelo, L’Inferno nel Giudizio Universale, affrescato nella Cappella Sistina. Indimenticabile è San Michele che sconfigge Satana, opera di Raffaello, attulamente conservata nel Museo del Louvre di Parigi.

Gli stereotipi attuali della letteratura e della cinematografia sugli angeli e sui demoni sono molto diversi da quelli del passato, introducendo una miriade di figure ibride e di scarso spessore morale sia nelle azioni benefiche che in quelle malefiche.

Dante Alighieri nella sua “Commedia”, elevata in seguito e meritatamente a “Divina”, fu uno dei primi a descrivere l’immagine dell’angelo, separandola da quella del demone ed influenzando in maniera determinante l’intera cultura occidentale fino ai nostri giorni. Alcuni secoli dopo, John Milton nel capolavoro Lost Paradise (1667) mise in discussione la netta separazione dei due schieramenti, presentandoci Lucifero come vittima ed artefice nel contempo della caduta negli abissi e gli angeli non più relegati nelle sfere celesti, ma in giro per il mondo, capaci di provare “sentimenti”, pur essendo composti da “materia sottile”.

Cinema e letteratura contemporanea

La narrativa contemporanea offre un panorama forse un po’ troppo ricco di romanzi che cercano di seguire la moda new age, descrivendo storie d’amore controverse tra esseri umani e creature angeliche, definite urban fantasy con descrizioni molto spesso crude. Segnalo La stirpe del vento di Mathias Graziani, una ricca trilogia in cui si susseguono una serie di di scontri e di battaglie tra creature della luce e quelle dell’oscurità. Di grande successo è stata La saga di Fallen, pubblicata da Lauren Kate con forti connotazioni romantiche dal sapore adolescenziale, così come i languidi vampiri di Twilight, diventati soprattutto una fortunata serie televisiva.

Leggermente più sofisticata, perchè intrisa di elementi new gothic, è La guerra degli angeli di Heather Terrell del 2011 che ripropone ancora una volta l’eterna lotta tra il bene ed il male, con gli angeli caduti come protagonisti. Ho trovato suggestiva la trilogia Kushiel di Jacqueline Carey, che colloca lo scenario nella mitica Terre d’Ange dove sorge una società che discende direttamente dagli angeli, formata da creature delicate e di grande bellezza. Un ricordo particolare, per il periodo in cui l’ho letto, mi lega al romanzo Angelology, che narra la storia della protagonista, suor Evangeline e di un gruppo di studiosi che lottano contro gli angeli malvagi, i Nephilim nati, secondo l’apocrifo libro di Enoch, dall’unione tra esseri umani ed  angeli. Il libro ripropone la tanto dsicussa figura dei Nephilim, per alcuni studiosi angeli, per altri giganti, per altri ancora extraterrestri, attribuendo ad essi qualsiasi tipo di abominio e di turpitudine sulla Terra e sollevando gli uomini da ogni responsabilità morale.

In ambito cinematografico, negli ultimi decenni, la tematica degli angeli e dei demoni ha prodotto numerose pellicole, come il romantico City of Angels del 1998, remake de Il cielo sopra Berlino del 1987. Molto discusso è stato il film Dogma del 1999, per i contenuti ampiamente satirici nei confronti della Chiesa Cattolica, mentre negli ultimi anni sono stati prodotti interessanti supernatural action, come Constantine nel 2005, l’australiano Gabriel. La furia degli angeli del 2007 ed il confuso Legion del 2010.

Ed anche in ambito televisivo, continuano a fiorire serie del genere dark-fantasy, come Twlight, ormai diventata un cult, Lucifer, con un protagonista che sembra più un gangster che un essere demoniaco, Shadowhunters, con le sue creature a metà strada tra un angelo ed un essere umano, Supernatural, con la strenua lotta dei due fratelli contro i demoni e così via.

Angeli e demoni nella vita reale

Come abbiamo potuto vedere in questa breve sintesi, gli angeli ed i demoni, nella tradizione mitologica e culturale, sono spiriti accomunati dalla stessa natura spirituale, ma orientati a diverse missioni, soprattutto tenendo conto della non facile distinzione tra le azioni benefiche e quelle malefiche.

Molte sono le testimonianze di persone che sostengono di aver avuto contatti con queste creature, anche se nessuno di questi eventi è stato mai spiegato empiricamente. Si tratta di quei fenomeni che gli amanti del paranormale collocano a metà strada tra la realtà e la fantasia. Del resto gli stessi scienziati avveduti affermano che alcuni fenomeni risultano ancora incomprensibili, alla luce delle conoscenze attuali, ma non per questo si deve ritenere in maniera aprioristica che siano tutti impossibili. A ciò si aggiunge il fatto che è oltremodo difficile distinguere determinate visioni dai sogni o da altri immagini elaborate dalla nostra mente, spesso frutto di costruzioni inconsce o, in alcuni casi, di disturbi della personalità. Con un necessario volo pindarico di fantasia, si crede che alcuni angeli e demoni popolino addirittura il nostro pianeta, mentre altri risiedano nelle loro enigmatiche dimensioni alternative. I “visionari” spesso descrivono gli angeli come sfere o forme luminose, di un bianco perlato/opalescente, oppure con sembianze antropomorfe, con ampie vesti tipo tuniche, sicuramente influenzati dalle immagini iconografiche classiche di tali figure. Non a caso l’aspetto attribuito agli angeli è quasi sempre quello di un giovinetto efebico dai capelli biondi, ricalcando un clichè un po’ troppo sfruttato. I demoni, invece, sarebbero riconoscibili, in quanto turberebbero la pace e la tranquillità delle persone a cui appaiono. Quando non si presentano in forme mostruose, essi assumerebbero l’aspetto umano forte e deciso, con una significativa accentuazione dell’energia sessuale, sia che venga attribuito ad essi il genere maschile che quello femminile, seguendo un altro clichè di stampo moralista, quello cioè che associa i piaceri della carne al maligno.

A conclusione di questa sintetica panoramica sulle creature angeliche e demoniache,  a prescindere da ogni personale convinzione religiosa o filosofica, possiamo valutare l’idea che la realtà non comprenda soltanto ciò che risulti immediatamente tangibile, nascondendo ancora tanti misteri da scoprire. Per favorire una ricerca seria e costruttiva è necessario privilegiare il metodo scientifico, ma lasciando la mente aperta e libera di spaziare.

Gli angeli ed i demoni potrebbero anche essere soltanto proiezioni del nostro inconscio collettivo ed individuale e, per questo, ancora più importanti per capire noi stessi e gli altri.

Cover image: Woo Chul Lee – War of Angels and Demons

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