Il dolce debutto dei Kandma: rock morbido per menti fertili

A volte la musica riesce a rappresentare, sviscerare i vari risvolti dell’animo umano, tra certezze e crepe. Ma come Leonard Cohen ci insegna: “c’è una crepa in ogni cosa, è così che entra la luce.”

La band di cui parliamo oggi scava a mani nude nella psiche umana, la plasma fino a renderla pura arte da ascoltare con attenzione. Loro sono i Kandma, un gruppo di Pavia formato rispettivamente da Giulio Fassina (voce e tastiere), Alessandro Emmi (chitarra) e da Sebastiano Leonida Bianco (basso).

Ma come è avvenuto il loro incontro?

Giulio e Alessandro si conoscono al liceo classico e il loro iniziale rapporto di amicizia diventerà poi una stretta collaborazione, che li porterà a suonare insieme in diverse band alternative, come ad esempio I Sieve (tra il 2009 e il 2011). Galeotta sarà proprio questa esperienza, perché li condurrà alla conoscenza di Sebastiano e, come spesso capita quando c’è in comune la passione per la musica, nei tre matura l’idea di iniziare un percorso musicale insieme.

Desiderio che diventerà realtà nell’estate del 2010, complice una sessione di musica casalinga di tre giorni, nei quali verranno alla luce i primi pezzi a nome Kandma.

Dal 2010 al 2013 la band passerà molto tempo in sala prove ed è proprio in questo frangente che nascerà il loro EP di debutto, ovvero Demur (lavoro che conta 4 pezzi più una cover di una canzone di Nick Drake). Ma la formazione non è molto convinta del proposito ed è così che, nel 2014, deciderà di mettere tutto in pausa.

Nel 2017 però i tre decidono di riattivare il progetto, stavolta cambiando direzione: danno più importanza all’aspetto armonico delle composizioni e dopo 3 anni, precisamente il 7 Luglio di quest’anno, esce il loro EP autoprodotto: Hopeless Ballads.

Questa è la loro storia, la storia che li ha accompagnati fin qui, al loro ultimo lavoro. E noi vogliamo spogliarne l’anima, viaggiare fino al fulcro delle emozioni che hanno generato ogni singolo brano. Ma prima di partire è importante specificare che i pezzi dell’EP viaggiano su 2 binari separati e non hanno temi specifici: dentro ci troveremo suggestioni e sensazioni, ed è meraviglioso quando, come in questo caso, la parte strumentale e la parte vocale viaggiano ad unisono in perfetto accordo. Un risultato che è pura magia.

Astia, il primo brano, è una riflessione su un certo tipo di rapporti umani e le conseguenze a cui conduce: passare dalla sensazione di toccare il cielo con un dito a quella opposta di maledire il giorno in cui si è deciso di accogliere quella persona nella nostra vita a volte è un attimo, un batter di ciglia. Da una parte si spera di veder tornare le sensazioni perdute, ma dall’altra si ha la certezza che niente sarà più come prima…

All’orizzonte degli eventi non vi sono soluzioni possibili ma soltanto un rifiuto mentale per quello che sta accadendo.

In Patron si percepisce la vita e i suoi passi scanditi dal tempo, un pendolo che oscilla tra un feroce orgoglio personale e la voglia di comprendere le ragioni altrui. Nonostante tutto.

Wind Era è una canzone d’amore senza un preciso destinatario. Rincorrere emozioni nel vento, persone perdute ma ancora più vive che mai, dentro di noi, e sentire di rivolerle di nuovo accanto a noi. Spesso però la paura è più forte del coraggio di rischiare, fidarsi di nuovo e poi ancora ma chissà… “at least i could let you try”.

L’ultimo brano è Three Days Wonder e ci abbraccia con sensazioni di atmosfere surreali. Recuperare se stessi, situazioni morte e sepolte nel limbo dell’esistenza, giorni che corrono sul filo di equilibri, ricordi spezzati e legami senza cuore.

La cover del disco

Tra i gruppi che hanno ispirato inizialmente la band spiccano nomi come i Massive Attack e i Radiohead, mentre l’evoluzione successiva ha inglobato nuovi interessi, come le passioni retró di Mac DeMarco e Toro Y Moi. La filosofia di Thom Yorke sembra il modo migliore per concludere il viaggio dentro lo spirito dei Kandma, prima di lasciare che li approfondiate autonomamente.

“Penso che la cosa più importante della musica sia il senso di fuga”.

Thom Yorke

Kandma
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Hopeless Ballads è su Spotify

Testo: Emanuela Ginevra

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