L’ansia di Fred: tra hard rock e post grunge, strizzando l’occhio a Freud

La storia della musica è costellata da band che con solo due elementi è riuscita ad emergere in maniera forte, contraddistinguendo addirittura intere epoche. Se si pensa agli anni Novanta, ultima grande era del rock e delle sue svariate diramazioni, la band più significativa, i Nirvana, era composta da solo tre elementi. Anche se praticamente le menti pensanti sono sempre state, nonostante l’annoverarsi di diversi batteristi, Cobain & Novoselic. Questo perché per fare buona musica non è sempre necessario che ci siano diverse correnti. Soprattutto se lo scopo è non disperdere il fulcro artistico e di vitalità che può rappresentare un duo affiatato.

È questo il caso dei L’ansia di Fred. La genesi del nome strizza un po’ l’occhio a quel padre della psicoanalisi rielaborato con un diminutivo amichevole, come a voler rappresentare una sorta di conoscente con cui ogni giorno ci si fa delle confidenze. La band ha l’hard rock come impronta principale, con vivide sfumature grunge, ricordando i primi Creed, ma anche e soprattutto i Queens of the Stone Age.

Il percorso ha portato il duo ad intavolare un disco molto schietto, che contempla l’ansia non necessariamente come accezione negativa, ma più come stimolo per migliorarsi ed eliminarla. Il primo disco, omonimo, è stato realizzato nellinverno 2020 e nel secondo brano Procrastinando, si percepisce a fondo questo desiderio di rivalsa su uno stato psichico che può letteralmente immobilizzarci, esorcizzandolo in un limbo di “azione/riflessione”.

La voce graffiante del vocalist è molto interessante ed aggressiva, che smuove le viscere ed abbraccia uno stile di vera e propria rifattorizzazione dei nineties, che si amalgama perfettamente tra chitarra e basso. Un altro pezzo che denuda le ansie è Non siete eroi, dove il duo si scaglia violentemente contro gli odiatori per mestiere, figli di questa epoca e che spesso si nascondono dietro ad uno schermo sicuri del loro anonimato, che vomitano ingiurie contro chi capita proprio per nascondere un disagio profondo di insoddisfazione.

La tesi principale dei L’ansia di Fred è strettamente collegata al loro passato, contraddistinto da diverse collaborazioni ed esperimenti con altri musicisti ed in seguito nella band, che all’inizio contava diversi elementi (il numero andrà via via rosicandosi, anche per divergenze artistiche). Questo, al posto di distruggere un buon progetto, funge da linfa per la risalita di una fase artistica di due persone che hanno qualcosa da dire. Anche gli artriti si sentono tutti nel sound di tutto l’ellepì, e che danno una forza prorompente ai sei brani, con un desiderio di rivalsa non certo comune.

La chiave e tema principale dell’album è la regina delle patologie di questo nuovo Millennio, costruitasi su una millantata modernità e sul riuscire ad ogni costo, con responsabilità esageratamente crescenti, ad una velocità inibitoria dei sensi che ovviamente crea scompensi notevoli in tutti noi, facendoci sviluppare insicurezza o il suo esatto contrario portato all’estremo, e per l’appunto crescenti ansie. I ragazzi l’hanno capito e si fanno paladini alla ricerca di una soluzione. Anche nell’ultimo brano, Vacuità, il duo analizza questo aspetto umano privo di anima e di qualsiasi contenuto intellettuale ed etico, imponendo una possibilità di essere diversi estraniandosi da questo circolo vizioso, esigendo un modo di vivere differente.

Quello che salta subito all’occhio è che la band impronta pienamente il proprio sound anche sui rapporti sociali, così tremendamente difficili e pragmatici, spesso ammantati da idiosincrasie inutili che creiamo nella smania di essere qualcosa che non siamo. Il lavoro, figlio anche delle diverse sfumature artistiche portate in dote dai due musicisti, è un inno alla sincerità, che si distacca da tutta quella marea di inutili sound preconfezionati per attirare il tanto vituperato mainstream. È anche per questo che L’ansia di Fred merita una possibilità, anche solo per l’origine del nome e tutta l’originalità che c’è dietro, soprattutto in Italia, un Paese poco avvezzo a determinati generi. L’eclettismo che permea il breve LP autoprodotto fa un eco imponente ed ambisce alle eredità di un genere che ha fatto la storia della contestazione dello status quo come il rock and roll, sotto l’egida velata del padre della psicoanalisi.

L’ansia di Fred
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L’album L’ansia di Fred è su Soundcloud

Testo: Pierluigi Gabriele

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