Parallel Jalebi: dèjà vu nelle origini indiane di Four Tet

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Sin dalla fine dell’anno 1100 la storia del nord dell’India divenne crocevia tra la tradizione arabo-islamica e quella persiano-afghana sotto le spoglie del leggendario Sultanato di Delhi. Cultura, sociologia, religioni e maniere di vivere la vita ne risultarono profondamente influenzati da quell’epoca fino ai nostri giorni.

I jalebi sono quel buffo quanto intrigante prodotto in cucina figlio di questo incrocio di tradizioni e popoli. Viaggiando nel corso dell’ultimo millennio, questo dolce, caratterizzato dalla sua curiosa geometria come fosse una spirale randomica, fu visione ed istigazione nella composizione di una delle tracce immagine all’interno della discografia tra le più emblematiche della musica elettronica europea: la discografia è quella di Four Tet.

Kieran Hebden, alias Four Tet, nasceva nel 1977 a Londra da padre britannico e madre che, anche se nata in Sud Africa, proveniva da una famiglia indiana. Con un inizio artistico indirizzato alla scena post rock londinese come evidenzia la sua permanenza nella band Fridge, gli interessi del giovane Kieran si rivolgono però in breve tempo al mondo della musica elettronica ed in special modo al downtempo ed all’IDM per culminare il proprio successo commerciale nel mondo folktronico dell’album Pause.

È poco oltre la metà della sua carriera discografica da solista, partita nel 1999 con l’album Dialogue, che si colloca la traccia Parallel Jalebi. Questo singolo è annoverato tra i seguaci dell’artista inglese come uno tra i più caratterizzanti della storia di questo produttore così introverso ma allo stesso tempo affascinante come è solito presentarsi Four Tet.

Parallel Jalebi è la seconda traccia dell’album Beautiful Rewind pubblicato nel 2013. Date le origini familiari di Four Tet i jalebi dovevano essere molto presenti a casa Habden. Stando al carattere ed al modo di essere e di concepire la musica di Four Tet l’intrigo di come questo dessert venne associato al titolo della traccia in questione difficilmente verrà mai svelato con esattezza. Rimane il fatto che Parallel Jalebi è descrivibile come un insieme di semplici sample che danno luce, come detto, ad un elaborato di riferimento all’interno del recente dominio della musica elettronica avendo la capacità di incrociare la minimal con la techno ed il brain listening con un’accennata di breakbeat.

Parallel Jalebi non presenta nessun tipo di intro al play dell’ascoltatore. La drum machine è virtualizzata direttamente su due livelli di sampling sin dal primo secondo e questi viaggeranno poi in parallelo lungo lo scorrere di tutta la traccia fino alla sua conclusione. Si parte dunque da una prima campionatura senza pause di bitrate fermamente rapida, quasi ansiogena, che si sovrappone ad una seconda cassa più snare alternati tra loro, lenti e cadenzati, fino ad apparire riflessivi e mentali. Agitazione versus introspezione: il concetto di parallelo è presentato fin dall’incipit all’ascoltatore. Come contorno a questa contrapposizione la registrazione di Parallel Jalebi viene inoltre proposta in una natura sonora tra il low fidelty e l’effetto polvere di un vinile sotto la testina come a voler sottolineare quell’essere autentico e concreto della musica qui proposta da Four Tet.

Raggiunti i trenta secondi dal play iniziale la traccia introduce ulteriori protagonisti all’ascoltatore: la voci. Riecheggianti tra lo spirituale e l’onirico questi indecifrati timbri femminili riempiranno e contempleranno le campionature proposte da Four Tet sino al termine dei tre minuti e cinquantatré secondi di Parallel Jalebi. L’unica pausa proposta da Hebden al campionamento arriva al minuto 2:24. Accompagnata dalla voglia che questa duri quanto meno possibile e che al contrario la conclusione del pezzo non sia ancora giunta, il cantato riprenderà velocemente il suo crescendo per poi stabilizzarsi con i due livelli di campionamenti precedenti della drum machine. In aggiunta, questa volta, l’insieme precedente è accompagnato da alcuni effetti sonori tra rumorismo digitale e risucchi cibernetici.

Tutto ciò vale sino a sedici secondi dalla fine quando voci ed effetti scompariranno del tutto per lasciare il posto agli stessi sampling di beat che erano stati proposti con il play iniziale all’ascoltatore.

Per una canzone che non vorresti mai si stoppasse così, proprio nel momento in cui ti ha saputo coinvolgere completamente, Four Tet ci ha però ormai dimostrato tutte le sue straordinarie doti di artista proveniente dalla notevole scena rock inglese e che si è saputo evolvere come uno dei punti di riferimento dell’elettronica contemporanea.

Agitazione, meditazione e spiritualità sono l’essenza finale lasciata ad un qualunque ascoltatore di Paralle Jalebi. Realisticamente, un attimo dopo, egli stesso si renderà conto, cessata la musica, come soggetto ad un déjà vu, di aver appena assaggiato e conosciuto quel nuovo dessert dalla storia così millenaria e contaminata e che varrebbe la pena approfondire storicamente. Lo stesso sforzo conoscitivo e intellettuale meriterebbe anche la musica eclettica e composita di Four Tet.

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