Amanda Knox: storia di un vero rompicapo giudiziario

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1 Novembre 2007. Un urlo straziante squarcia la notte a Perugia. Quella sera sarà l’inizio di una vicenda che sconvolgerà per sempre la popolazione della città, lasciando senza vita una giovane studentessa inglese.

La storia inizia con due situazioni distinte, che saranno destinate a convergere nell’abitazione perugina di Via della Pergola numero 7.

La sera del 1 Novembre 2007 una signora residente in Via Sperandio riceve una telefonata anonima che minaccia la presenza di una bomba nella sua casa. La donna avvisa la polizia, che si reca sul posto a perlustrare l’abitazione, senza trovare nulla.

La mattina seguente la proprietaria del domicilio rinviene due cellulari nel suo giardino, e li consegna alla Polizia Postale. Attraverso uno dei due cellulari si riuscirà a risalire al proprietario, ovvero Meredith Kercher, una studentessa inglese che si trovava a Perugia per il progetto Erasmus. Residente in Via della Pergola 7, insieme ad altre tre coinquiline.

I poliziotti si dirigono sul posto ma appena arrivano notano la presenza di due ragazzi fuori dalla casa, i quali dichiarano di essere in attesa dei Carabinieri, sospettando ci possa essere stato un furto nella dimora, essendoci segni di effrazione. Si tratta di Amanda Knox, coinquilina di Meredith (insieme ad altre due ragazze), e di Raffaele Sollecito, studente universitario che da sei giorni si frequenta con Amanda.

Gli agenti entrano in casa e notano alcune tracce di sangue nel bagno, mentre la porta della camera di Meredith è chiusa a chiave. A questo punto l’ingresso viene sfondato, portando così ad una terribile scoperta: il corpo di Meredith giace senza vita, coperto da un piumone.

In seguito si scoprirà che la causa della morte è un’emorragia causata da una ferita al collo provocata da un oggetto acuminato.

L’arresto

Amanda Knox e Raffaele Sollecito vengono interrogati in questura il 5 Novembre 2007. Entrambi affermano di aver passato la notte insieme a casa di Raffaele. Le dichiarazioni dei due non convincono gli inquirenti i quali decidono, al termine dei loro colloqui, di trattenerli e metterli in stato di arresto.

Il 6 Novembre Amanda scrive un memoriale in cui dichiara di non ricordare cosa avesse fatto la sera dell’omicidio, ma che alcuni flashback gli fanno apparire Patrick Lumumba come l’assassino di Meredith. Patrick è il datore di lavoro di Amanda, la quale lavora in un pub chiamato Le Chic. Viene così arrestato anche lui. Successivamente la Knox ritratterà le sue dichiarazioni, affermando che quello che aveva scritto fosse in realtà la narrazione di un sogno e non corrispondente alla realtà. Dopo 14 giorni Patrick Lumumba viene rilasciato in quanto aveva un alibi di ferro per quella sera, trovandosi all’interno del suo locale.

Nell’ambito dell’inchiesta entra un altro personaggio, scoperto attraverso i rilievi sul corpo di Meredith e sulla scena del crimine. Si tratta di Rudy Hermann Guede, ragazzo di origini ivoriane che vive in affido ad una famiglia di Perugia. Il suo DNA è sul corpo della vittima e riporta inequivocabilmente ad un contatto di tipo sessuale. Ci sono sue tracce anche nel bagno e l’impronta della sua mano insanguinata sul cuscino. Guede viene intercettato e arrestato dopo essersi dato alla fuga verso la Germania.

Comincia così il processo con tre imputati, Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudy Guede. Gli avvocati dell’ivoriano richiedono e ottengono il rito abbreviato per il loro assistito, quindi verranno svolti due processi separati.

Primo Grado

Inizia quello che sarà il primo atto di un lungo e complesso iter giudiziario. Il 5 Dicembre 2009 la Corte di Assise di Perugia condanna Amanda Knox a 26 anni di reclusione, e Raffaele Sollecito a 25 anni.

Secondo l’accusa i due vengono inchiodati dalle tracce analizzate dalla scientifica. Una riguarda il gancetto del reggiseno di Meredith, sul quale venne identificata la presenza del DNA di Raffaele. L’altra si riferisce ad un coltello che si trovava nell’abitazione di Sollecito e su cui vennero riscontrate tracce di Amanda sul manico e tracce di Meredith sulla lama (queste perizie saranno in seguito oggetto di discussione nei successivi gradi di giudizio).

Secondo la Corte il delitto sarebbe maturato in seguito al rifiuto di Meredith nell’avere un rapporto sessuale con Guede, che si trovava nell’abitazione insieme a Knox e Sollecito. La resistenza della vittima avrebbe fatto scattare la molla dell’aggressività a tutti e tre gli imputati, in un’escalation di violenza degenerata in omicidio

Knox e Sollecito avrebbero in seguito inscenato un’effrazione nel tentativo di allontanare i sospetti, e gettato via i cellulari della vittima.

Il 16 Dicembre 2010 Rudy Guede viene condannato con la formula del rito abbreviato, in primo grado a 30 anni di carcere, ridotti in appello a 16, per concorso in omicidio.

Nel frattempo viene fatto ricorso all’appello per Knox e Sollecito.

Appello: la sentenza viene ribaltata

Il 3 Ottobre 2011 la Corte di Assise di Appello di Perugia assolve Amanda Knox e Raffaele Sollecito per non aver commesso il fatto. I due vengono quindi scarcerati dopo quasi 4 anni di reclusione.

Nella sentenza viene dato spazio all’ipotesi che Guede sia l’unico colpevole.

Nei motivi dell’assoluzione sono al centro i reperti su cui vennero in prima istanza condannati i due imputati. Viene messa in discussione la prova del coltello repertato a casa di Sollecito. Sul manico è presente il DNA di Amanda, ma sulla lama non ci sarebbero tracce di Meredith. Per quanto riguarda il gancetto del reggiseno viene evidenziato come sia stato raccolto dalla scientifica 46 giorni dopo il ritrovamento del cadavere, lasciando aperta la possibilità di una contaminazione involontaria. In generale viene messo in discussione il metodo con cui sono stati effettuati i rilievi.

La Procura Generale della Repubblica di Perugia presenta ricorso in Cassazione.

Cassazione: tutto da rifare

Flashback (2013): Amanda Knox Retrial | TODAY

Il 26 Marzo 2013 la Cassazione annulla le sentenze di assoluzione. Secondo la corte le motivazioni dell’appello sono approssimative e la vicenda merita di essere approfondita.

Necessita quindi di un nuovo processo d’appello, che stavolta si svolgerà a Firenze.

Appello Bis: nuovo ribaltamento

30 Gennaio 2014. La corte di Assise di Appello di Firenze condanna Amanda Knox e Raffaele Sollecito, rispettivamente a 28 e 25 anni di carcere.

Secondo le motivazioni i due hanno compiuto l’omicidio insieme a Rudy Guede. Viene ritenuto probante il DNA della Knox sul coltello sequestrato in casa di Sollecito. Quest’ultimo viene considerato coinvolto per la mancanza di un alibi ben delineato. Il movente consisterebbe in una lite scaturita tra Amanda e Meredith, degenerata in maniera violenta con la partecipazione di Guede e Sollecito, per lo stato di pulizia della casa, in quanto quella sera Guede sporcò il bagno mentre si trovava nell’abitazione.

Gli avvocati di Knox e Sollecito presentano ricorso in Cassazione.

Cassazione: l’ultima sentenza

Il 27 Marzo 2015 la quinta sezione penale della Corte di Cassazione assolve definitivamente Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

Secondo i giudici gli indizi a carico dei due imputati sono troppo deboli per essere considerati come prove. I riscontri genetici non vennero considerati attendibili in quanto repertati in maniera discutibile e i DNA erano in quantità talmente esigue da impedire una nuova analisi. Il DNA di Amanda sul coltello può essere riconducibile ad un utilizzo di tipo domestico.

La cassazione sostiene, in base al memoriale di Amanda, che quest’ultima potesse essere presente in casa ma che non abbia avuto un ruolo nell’uccisione della vittima. Non escludono neanche la presenza di Sollecito nell’abitazione la stessa sera, ma non è possibile stabilire in quale momento e in ogni caso non ha preso parte all’omicidio, in quanto non ci sono tracce genetiche dei due indiziati sul corpo della vittima.

Si tratta dell’ultimo atto a livello processuale della vicenda. Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono innocenti.

Epilogo

Il caso di Meredith Kercher rimane una delle vicende di cronaca nera più discusse di sempre, anche a livello internazionale. Una storia triste che ha segnato il capoluogo umbro. Una giovane studentessa che è stata barbaramente uccisa. L’università per stranieri di Perugia ha istituito nel 2012 una borsa di studio in memoria di Meredith, per mantenere vivo il ricordo di una ragazza a cui è stato strappato ferocemente il dono della vita.

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