Giornalista di moda, scrittrice, gallerista d’arte, la poliedrica e colta personalità di Irene Brin è difficile da riassumere con un’unica parola. Irene Brin è stata fra le prime editrici di costume e moda a riconoscere il valore del Made in Italy ed esportarlo nella cultura estera. Innumerevoli e prestigiose collaborazioni hanno segnato la sua carriera, una firma del giornalismo culturale e di costume che è riuscita ad emergere pur vivendo in un momento storico difficile, quello dei conflitti mondiali.
Ci sono personaggi che hanno segnato la storia del giornalismo italiano e che spesso non vengono ricordate abbastanza, senza dubbio fra questi c’è Irene Brin.
Irene Brin, il cui vero nome all’anagrafe era Maria Vittoria Rossi, nasce a Roma nel 1911, cresce e si forma in un ambiente familiare istruito e progressista. Grazie alla sua famiglia si sposta e viaggia molto, questo le permette di sviluppare un ‘indole cosmopolita.
Inizia la sua carriera come cronista nel 1934 per il quotidiano genovese “Il lavoro”, utilizzando lo pseudonimo di Mariù. Tuttavia nel 1937, l’incontro con il giornalista Leo Longanesi segna quella che è la nascita di Irene Brin. Infatti, fu proprio il Loganesi, ad attribuirle questo pseudonimo, che utilizzerà per collaborare alle cronache mondane della rivista “Omnibus”. Successivamente, alternando la passione ed il lavoro di gallerista d’arte, inizia una duratura collaborazione con il rotocalco “La settimana Incom”. Per il celebre rotocalco dispensa consigli di moda, vita sociale, portamento. Pillole di eleganza che si contraddistinguono per lo stile vivace e raffinato accompagnati da un tocco di sottile ironia. Proprio questo stile ironico è una delle peculiarità che ancora si apprezzano della scrittura di Irene Brin. Nei suoi scritti vi è una vera e propria contaminazione fra moda, arte, letteratura, che fanno sì che i suoi pezzi divenissero dei veri e propri trattati di eleganza dall’alto valore culturale. Senza dubbio questo legame fra moda e letteratura si palesa in altre opere di Irene Brin come Dizionario del successo e dell’insuccesso e Galateo. Per quest’ultima pubblicazione si firma con il nome di Contessa Clara. Maria Vittoria Rossi aveva anche questa capacità di esser una e cento donne, infatti, risulta difficile ancora oggi poter raggruppare tutti suoi scritti per gli innumerevoli pseudonimi utilizzati.

Alla scrittrice dalle cento identità si deve anche il merito di aver fatto letteralmente viaggiare e conoscere la moda made in Italy oltre oceano. Grazie anche ad un incontro che è divenuto leggenda. Ebbene sì, Irene Brin passeggiava a Park Avenue con il marito ed una signora rimase affascinata dal suo outfit, un tailleur di Alberto Fabiani. Si trattava di Diane Vreeland, caporedattrice di Harper’sBazaar. Diane Vreeland, famosa per la sua verve, è una donna difficile da conquistare, ma l’eleganza e la classe della Brin hanno fatto colpo a prima vista. Questo incontro, segna un nuovo sodalizio professionale. Irene Brin infatti, diventa corrispondente per Harper’s Bazaa, la prima italiana a collaborare con la nota rivista. Grazie ai suoi articoli, il valore aggiunto del made in Italy comincia a farsi conoscere anche in America. Così i grandi compratori americani conoscono la moda italiana.
Queste importanti collaborazioni rendono sempre più Irene Brin una visionaria del mondo della moda, tanto è vero che nel 1951 è invitata a collaborare alla prima sfilata di moda italiana, organizzata dal marchese Giovanni Battista Giorgini presso la sua residenza, Villa Torrigiani, a Firenze. L’evento è un successo, e da quel momento alla scrittrice è riservato un posto in prima fila ad ogni sfilata.
Le gratificazioni per Irene Brin non finiscono qui, il 2 giugno 1955 le viene attribuita l’onorificenza di “Cavaliere Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana”, per l’affermazione e lo sviluppo della moda italiana nel mondo.

Il contributo che ha lasciato al mondo della moda e del giornalismo è vastissimo e di alto livello, tuttavia per la varietà di pseudonimi utilizzati ancora oggi risulta difficile censire e raggruppare tutti i suoi numerosi e preziosi scritti.
Dopo una vita intensa ed un’esistenza cosmopolita, Irene continuò a viaggiare per il suo lavoro e per visitare mostre. L’ultima mostra infatti, che la giornalista visitò risale al 1969 a Strasburgo. Proprio nel 1969, Maria Vittoria Rossi si spegne a causa di una malattia, presso la casa di famiglia a Sasso di Bordighera. Con lei ci lasciano anche le sue innumerevoli identità.
Proprio dall’anno della sua scomparsa, il 1969, l’Accademia costume e moda celebra la giornalista con premio a lei dedicato. Si tratta di un merito attribuito al miglior designer emergente studente della prestigiosa accademia romana. Questo premio sottolinea l’importanza della figura di Irene Brin nel mondo della moda ma non solo. La giornalista aveva un forte legame anche con l’Accademia costume e moda, a tal punto di donare una parte della sua collezione di riviste. Alcuni numeri di Harper’s Bazaar sono custoditi proprio presso la Biblioteca dell’Accademia. Nel 2019, il premio Irene Brin ha compiuto 50 anni e per celebrarlo, l’Accademia ha organizzato una mostra dedicata alla scrittrice.
Un’artista dalle svariate identità, una donna colta ed elegante, una Signora del giornalismo, Irene Brin merita di esser ricordata e ringraziata per il suo talento e per aver fatto conoscere la moda italiana nel mondo nel secondo dopo guerra.