Lavinia Fisher, la serial killer in abito da sposa

Lavinia Fisher è ritenuta la prima serial killer statunitense. Insieme al marito derubò e uccise diversi avventori della loro locanda a Charleston.

Un messaggio per il diavolo

“Se qualcuno di voi ha un messaggio per il diavolo me lo dia ora, perché lo vedrò tra poco”. Si dice siano state queste le ultime parole di Lavina Fisher prima di penzolare dalla forca, in una gelida e grigia mattina del febbraio 1820. Era giunta al patibolo con indosso il suo abito da sposa e con quel vestito rosso e bianco aveva chiesto di essere sepolta. Lavinia non credeva davvero di morire, convinta che la grazia sarebbe presto giunta, nessuna donna era stata mai impiccata in South Carolina. Si, sbagliava, lei sarebbe stata la prima.

Molti misteri circondano la vita, la morte e la tumulazione di questa donna bellissima, tanto che nelle notizie che ci sono giunte travolta la leggenda si insinua nei fatti storici. Fu giustiziata insieme al complice e marito, John, e il luogo dove furono sepolti rimane sconosciuto. L’ipotesi più probabile è quella del potter’s field (un cimitero per morti non reclamati dalle famiglie) della prigione, ma il mito vuole che riposino nel cimitero della Chiesa Congregazionalista e che accanto a loro, pochi anni dopo, sia stato inumato il giudice che li condannò.

Cosa ha portato al capestro Lavinia, il cui fantasma in abito bianco e cremisi si dice infesti ancora la prigione di Charleston?

The Six Mile Wayfarer House

Lavinia era nata nel 1793 e insieme al marito gestiva una locanda chiamata Six Mile Wayfarer House. L’albergo era in una posizione favorevole, a sole sei miglia da Charleston, e la clientela non mancava, ma ai coniugi Fisher gli introiti legali non bastavano. Col tempo la loro locanda era diventata in rifugio di una banda responsabile di una serie di brutali rapine e omicidi.

Nel tentativo di mettere fine alle scorribande un gruppo di vigilanti aveva cominciato a indagare e arrivati nei dintorni della Six Mile Wayfarer House l’avevano collegata con i crimini accaduti. Quegli uomini tornarono a Charleston per riferire quanto scoperto e lasciarono di guardia un ragazzo, David Ross. Il giovane fu catturato dalla banda e quando vide tra i membri una donna la implorò di aiutarlo. Lei, per tutta risposta, cercò prima di soffocarlo, poi di fracassargli la testa. Lavinia Fisher però fallì nel suo intento omicida e David riuscì a fuggire e a chiamare aiuto. Nessuno però era pronto a ciò che sarebbe stato trovato alla locanda.

Il tè della morte

La perquisizione della Six Mile Wayfarer House disvelò un modo di furti e omicidi ancora più inquietante di quanto si ritenesse. Lo sceriffo incaricato dichiarò aver trovato gli effetti personali di centinaia di viaggiatori, i cui corpi smembrati giacevano nel terreno circostante. Non possiamo sapere quale sia stato in realtà il numero vittime, ma quel che è certo è che Lavinia Fisher e il marito si sporcarono abbondantemente le mani di sangue.

Lavina era bella e sapeva come affascinare un uomo. Quando un cliente arrivava alla locanda lo spingeva rivelare quanto denaro avesse con sé e se l’avventore era danaroso scattava la trappola. Una calda, rinfrancante tazza di tè veniva offerta al malcapitato, che non si svegliava mai più. Non è chiaro se la bevanda fosse avvelenata o contenesse un potente narcotico che permetteva a John di finire indisturbato il lavoro a colpi di coltello.

Una leggenda decisamente fantasiosa narra che a Lavinia bastasse tirare una leva per uccidere le sue vittime: mentre i clienti dormivano profondamente a causa della droga il loro letto si rovesciava facendoli cadere in una fossa. Sul fondo li attendevano degli spuntoni.

Al processo John e Lavina Fisher furono riconosciuti colpevoli, ma la sentenza di morte fu inizialmente sospesa. Reclusi nella medesima cella, cercarono in tutti i modi di fuggire. Arrivarono a creare una corda di lenzuola che però si ruppe prima che Lavinia potesse arrivare a terra. John, che era già riuscito a scendere, si rifiutò di scappare senza di lei.

Il 4 febbraio 1820 la corte costituzionale respinse i loro ricorsi e la coppia fu definitivamente condannata alla pena capitale. Davanti alla morte John si affidò al conforto spirituale del Reverendo Richard Furman, invece Lavinia si rifiutò categoricamente di avere a che fare col religioso.

John e Lavina Fisher furono impiccati insieme, come insieme erano vissuti. La definita scelta delle vittime e la presenza di un modus operandi li hanno inseriti a pieno titolo tra quelli che più di un secolo dopo sarebbero stati chiamati serial killer.

Articolo pubblicato originariamente su annamariapierdomenico.it e concesso ad Auralcrave per la ripubblicazione.

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