Giorgio Canali: il soffio anarchico dietro il rock indipendente italiano

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E quando si predicava nessun futuro ti ho visto incrociare le dita dietro la schiena
E il risultato è qua davanti ai tuoi occhi meravigliati, spalancati su questo presente inesistente
Nessun presente.

Giorgio Canali, romanticamente maledetto e maledettamente anarchico, uno di quei cantanti della scena rock italiana che ha il lusso di non dover essere buono e che non corre nemmeno il rischio di sembrarlo; Canali è diretto, graffiante, strafottente ma nel disturbo più totale capace di essere un coltello poetico tra cuore, cervello e fegato.

Protagonista di una musica sotterranea, non solo da cantante, un passato da tecnico del suono fino ad arrivare a produrre numerosi artisti del panorama rock indipendente italiano e straniero. La sua penna, la sua chitarra e il suo mixer hanno manipolato i testi e i suoni dei Verdena, Le Luci Della Centrale Elettrica, Marlene Kuntz, Tre Allegri Ragazzi Morti, The Zen Circus. In passato ha collaborato ai tour dei Noir Désir. Canali inizia come tecnico del suono, collabora per la PFM fino a far parte dei CCCP e poi i CSI per poi sfornare otto album da solista spesso accompagnato dai “Rossofuoco”.

GIOGIO CANALI -NESSUN PRESENTE -

Per capire il Canali produttore lo si potrebbe fare con un aneddoto curioso che riguarda la produzione dell’album Verdena, omonimo esordio della Band del 1999. In un’intervista Canali racconta:

“Ho delle immagini precise dei Verdena in registrazione nello studio B di Sonica a Calenzano, in trio, tutto dal vivo tranne le voci, senza cuffie e senza metronomo, come del resto sono solito fare da trent’anni a questa parte. Francesca ed io a piazzare microfoni in giro e a sperimentare qualche soluzione tecnica che lei aveva imparato a Seattle nello studio di Stone Gossard.”

“Mi chiamano dalla casa discografica e mi dicono: ‘Devi venire a fare due chiacchiere, abbiamo un gruppo che ci piacerebbe producessi tu, visto che con il rock ci sai fare, ma non possiamo dirti nulla per telefono perché blahblahblah (solite menate di segretezza che non capirò mai)”. Io fermo subito il mio interlocutore e gli dico “Guarda, ti dico subito che se non sono i Verdena o gli Ulla ‘la bambola che ti trastulla’ (chissà che fine hanno fatto?) è inutile che venga a Milano perché non produco cose che non mi piacciono’. Piccolo silenzio dall’altra parte del filo… E poi mi rispondono che sì, si tratta dei Verdena, stupiti che io li conoscessi e di mantenere la segretezza.

Prima di registrare l’album, per conoscerci meglio e capire come funzionavano, ho fatto aprire ai Verdena qualche mio concerto. Fra questi ce n’era uno al Fuori Orario vicino a Parma. Qualche anno dopo mentre ero in tour in quel club con Le Luci Della Centrale Elettrica, uno dei proprietari mi chiese che fine aveva fatto quel gruppo fighissimo con una bambina che suonava la batteria e una ragazza al basso che aveva aperto la serata prima di me… non voleva credere che fossero i Verdena… Pensava lo stessi prendendo in giro”.

Da questo racconto si può evincere qualcosa di Giorgio Canali, scegliere di tracciare il proprio solco liberamente e spesso senza una vera e propria logica. Una fuga costante dalle rotte prestabilite, che come dice Laborit possono permetterti di scoprire rive sconosciute. Così nasce anche Canzoni da spiaggia deturpata, il primo album de Le Luci Della Centrale Elettrica prodotto in collaborazione con Canali e pubblicato da La Tempesta. La lista potrebbe continuare per esempio con l’album La testata indipendente dei Tre Allegri Ragazzi Morti o gli album dei The Zen Circus, che nella canzone La democrazia semplicemente non funziona omaggiano Canali dicendo: “Giorgio lo dice sempre: fatti fottere.”

Messaggi a nessuno

Per parlare di Canali come solista vi consigliamo di ascoltare il suo ultimo album intitolato Undici canzoni di merda con la pioggia dentro, album molto differente dallo strepitoso Rossofuoco ormai uscito nel 2002, un disco maturo, un disco realmente con la pioggia dentro, un disco politico e riflessivo, perché come dice lui stesso l’amore è politica. Riprende il pezzo di chiusura di Rojo, Orfani dei cieli, pezzo in cui cantava “… come se avessimo bisogno di un’altra canzone di merda con la pioggia dentro” per scrivere undici brani essenziali.

Tornando allo scritto di Laborit citato in precedenza, Canali è un artista che per mezzo della sua libertà, nonostante i 65 anni, ha la possibilità di scoprire rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei cargo e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama desiderio.

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