Memorie di un artigiano: un salto verso un tempo passato

Da poco è stato pubblicato un reportage girato ad Albidona, paese dell’entroterra calabrese che proietta lo spettatore in un passato che per i più anziani sta scomparendo mentre per i più giovani non è mai esistito, se non attraverso i racconti degli stessi nonni.

Il lavoro di cui stiamo parlando, pensato e girato da Pasquale “Paco” Valicenti, VideoMaker, e Rocco Leonetti, autore della maggior parte delle parti strumentali all’interno del contenuto audio-visivo si chiama Memorie di un artigiano.

Il protagonista è Luigi Rago, oppure semplicemente “il Baffo”, soprannome che richiama i folti baffi che in gioventù portava, o meglio, protagonisti sono i suoi ricordi, l’attività da campanaro che svolge, e la sua arte di intagliare il legno.

Ma procediamo per gradi; Luigi, classe 1939, è uno degli ultimi superstiti a suonare le campane manualmente, proprio come molti di noi hanno visto fare a Quasimodo in Notre Dame de Paris. Ogni volta che ce ne sia bisogno, il Baffo, con lentezza, sale le scale che arrivano al campanile, e poi con entrambe le mani afferra i batacchi che fanno risuonare quei rintocchi in tutti i vicoli del paese che ancora non è stato intaccato da quel progresso che rende ogni territorio un’enorme colata di cemento.

MEMORIE DI UN ARTIGIANO - Zio Luigi "Baffo"

Oltre ad essere uno degli ultimi superstiti a svolgere questa attività, Luigi, è anche uno degli ultimi artigiani a lavorare il legno senza l’ausilio di nuove macchine ma con gli stessi utensili di un tempo, confessa di aver iniziato a lavorare il legno nel lontano 1957.

E fa ciò nella sua piccola bottega, entrandovi si ha l’impressione di entrare in un mondo a parte; aratri, battipanni, fusi per filare la lana, secchielli per il latte fresco delle mucche e setacci. Tutti modellati dalle sapienti mani di Luigi.

Oltre a raccontare aneddoti riguardo usi e consuetudini ormai lontani, il Baffo, sfocia una sapienza e una conoscenza acquisita dopo anni e anni di contatto diretto con la natura e gli animali. Per ogni malanno di questi ultimi descrive un rimedio (che non riportiamo per questioni di Spoiler), e lo fa attraverso il suo dialetto.

Considerando il momento storico che stiamo attraversando e le distanze che siamo costretti a prendere dagli altri esseri umani a causa del COVID-19, il reportage girato in una domenica mattina di novembre da Pasquale Valicenti e Rocco Leonetti non può che farci bene, ci proietta in uno scenario in cui l’uomo e la natura sono ancora vicini, uno scenario in cui il calore umano è ancora alla base di tutto.

“Io brucio, tu bruci, quell’altro pure brucia. Non c’è più ossigeno, i giovani devono piantare!”

Luigi Rago

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