Erzsébet Báthory: la storia della Contessa Sanguinaria

Erzsébet Báthory (1560-1614), soprannominata la Contessa Dracula o la Contessa Sanguinaria, è stata una delle più note e prolifiche donne serial killer.

La giovinezza

Erzsébet nacque nel 1560 a Nyírbátor, nell’attuale Ungheria, ma crebbe in Transilvania. Nella sua famiglia, a causa dei ripetuti matrimoni tra consanguinei, non mancavano casi di disturbi mentali e anche Erzsébet diede presto segni di squilibrio. In aggiunta, già nell’infanzia assistette a scena di brutale di violenza, che presumibilmente peggiorarono il suo già precario equilibrio mentale.

All’età di 11 anni i suoi genitori la promisero in sposa al conte Ferenc Nádasdy, di sette anni più grande di lei, e i due si sposarono quattro anni dopo. La tradizione narra che il marito di  Erzsébet amasse torturare i servi e che una delle sue torture preferite consistesse nel cospargere di miele una ragazza nuda e lasciarla legata vicino alle arnie di sua proprietà.

Essendo Nádasdy quasi sempre lontano da casa per combattere i turchi, la responsabilità del castello di Csejthe era affidata ad Erzsébet, che ben presto cominciò a tradire il marito e a interessarsi di occultismo.

Le torture e gli omicidi

Erzsébet Báthory

Già prima di arrivare agli omicidi, Erzsébet mostrò tutto il suo sadismo nei confronti della sua servitù. Si racconta che  una sera, una domestica di dodici anni riuscì a fuggire dal castello, ma venne presa poco dopo e condotta dalla contessa, che la costrinse ad entrare in una gabbia, poi spinta contro dei paletti appuntiti. In un’altra occasione, in pieno inverno, fece condurre sotto la sua finestra delle ragazze denudate. Ordinò quindi di versare acqua su di loro e le fanciulle morirono per assideramento. Un’altra volta, insieme al marito, fece infilare tra le dita di una serva, che si era dichiarata malata, dei pezzi di carta impregnati d’olio ai quali fu poi dato fuoco.

Un giorno alcune gocce di sangue le caddero sulla mano dopo aver picchiato una domestica. Erzsébet Báthory si convinse che in quel punto specifico la sua pelle fosse ringiovanita e che lavarsi col sangue di giovani vergini oppure berlo le avrebbe garantito la giovinezza eterna.

Dopo la morte del marito, nel 1604, cominciò ad uccidere, prima giovani contadine, poi figlie della piccola nobiltà. Nel 1609 Erzsébet Báthory, per attirare nel suo castello giovani provenienti da famiglie agiate, istituì un’accademia per l’educazione delle ragazze. Le fanciulle che cadevano nella sua trappola erano appese a testa in giù sopra una vasca e sgozzate, oppure rinchiuse in minuscole gabbie con punte di ferro nelle quali finivano impalate.

Le denunce e la morte

Quando Erzsébet Báthory iniziò ad assassinare giovani aristocratiche, la sua fine iniziò ad avvicinarsi. Diverse denunce di scomparsa arrivarono alla chiesa cattolica e l’imperatore Mattia II ordinò un’indagine approfondita.

Gli uomini incaricati di esplorare il castello di Csejthe in cerca di prove, una volta giunti si trovarono davanti uno spettacolo orrendo. Colsero Erzsébet Báthory nell’atto di torturare delle ragazze, rinvennero diverse altre fanciulle vive ma orrendamente ferite e altre ancora morte.

Erzsébet Báthory non si presentò mai al suo processo, perché appartenente a una famiglia nobile. Venne condannata ad essere murata viva, con una feritoia per ricevere cibo come unico contatto con il mondo. La nobildonna morì dopo 4 anni di prigionia.

Non è mai stato chiarito il numero esatto delle sue presunte vittime, ma dai suoi diari (presumibilmente apocrifi) e dai suoi appunti emergono 650 nomi. Gli storici, tuttavia, hanno ridotto le vittime entro un numero compreso tra le 100 e le 300 circa.

Articolo pubblicato originariamente su annamariapierdomenico.it e concesso ad Auralcrave per la ripubblicazione.

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