Perché ci piace il gioco d’azzardo?

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Il signor Costa, durante il suo soggiorno lavorativo nella ridente cittadina di Montecarlo, in una pausa tra un appuntamento e l’altro, decide di visitare il celebre Casinò. La struttura è magnifica ed imponente. All’ingresso, date le circostanze, nonostante non avesse mai giocato d’azzardo, in quell’occasione prova a tentare la sorte.

“Buongiorno, vorrei cambiare 15 euro in fiche. Così…giusto per provare. Era da tempo che desideravo fare una visita al vostro Casinò! E’ meraviglioso!”.

“Ci lusinga signore! Ecco a lei le sue fiche”.

Dopo aver cambiato il suo denaro in fiche, il sig. Costa si dirige con disinvoltura nella sala giochi.

“5 euro sul 18! Punto 5 euro sul 18!”

L’addetto aziona la roulette, ma la sfera al suo interno si ferma sul 9. Poi sul 23. Presto il sig. Costa si accorge che 15 euro sono troppo pochi per consentire alla fortuna di girare nel modo giusto.

“D’altronde 15 euro, se non si vince subito, finiscono presto.” Pensa. Si dirige alla cassa e questa volta cambia 50 euro.

“Ecco a lei i suoi 50 euro in fiche. Buona fortuna signore!”

E il sig. Costa torna in sala giochi con la faccia compiaciuta. Torna alla roulette e a un certo punto si accorge che la fortuna è girata: punta sul 13 e vince. Una bella sommetta, a dire il vero. Non è riuscito a recuperare completamente le puntate precedenti, ma è davvero importante? D’altronde, quel tempo speso al tavolo della roulette se l’è goduto. Gli è piaciuto. Che male c’è se alla fine ha perso qualche euro?

Questo suo atteggiamento rientra tra i casi studiati dal prof. Bergler. Il professore è uno psicanalista che nel 1957 analizzò i comportamenti legati al gioco d’azzardo. Secondo Bergler, il giocatore d’azzardo conosce inconsapevolmente la natura per certi versi avversa dello sfidare la fortuna, eppure la cosa gli da un brivido piacevole che lo spinge a continuare a giocare. Il suo atteggiamento può ricordare la tensione provata dal bambino mentre attende la punizione del genitore successiva al misfatto.

Piacevolmente soddisfatto di aver visitato il famoso Casinò di Montecarlo, il sig. Costa torna nel suo alloggio presso un noto hotel della zona. Entra nella sua stanza, la 163 per la precisione. Si corica e dopo aver acceso la sigaretta, si distende sul letto ed inizia a pensare

“Stanza numero 163… credo proprio che domani, appena varcato il confine italiano, andrò dal primo tabaccaio che incontrerò sul tragitto e giocherò questi numeri al lotto!”

Inspirò voracemente la sua sigaretta e mentre il fumo usciva dalle sue narici continuò a riflettere

“16 e 3… 16 e 3… mi sembra una buona combinazione! Credo proprio che li giocherò sulla ruota di Genova visto che sarà la prima città italiana che incontrerò.”

Allunga il braccio verso il comodino per spegnere la sigaretta nel posacenere, osserva per l’ultima volta il display del suo smartphone notando che già si erano fatte le 2 e 34 del mattino.

“34! Giocherò anche il 34! 16, 3 e 34 saranno i miei numeri fortunati!”

L’indomani il sig. Costa, una volta oltrepassato il confine, agisce come si era prefissato la sera prima. Apre con sicurezza la porta della tabaccheria e convinto di aver scelto i numeri vincenti, si precipita dal commesso per giocarli.

“Amico! Segna questi numeri e prepara la somma della vincita! 16, 3 e 34 sulla ruota di Genova.”

L’ottimismo del sig. Costa può essere riconducibile agli studi effettuati nel 1975 da Lenger e Roth. Secondo i due psicologi, il giocatore ha la sensazione di poter controllare il destino. La costanza con cui si verificano sia i successi che gli insuccessi, come nel caso del nostro protagonista, innestano nella mente umana un meccanismo che induce a credere che il risultato sia controllabile. La riuscita della giocata o l’insuccesso, secondo il giocatore, è determinata dalle sue abilità. È la sorte a comandare, è vero, ma non sarà forse possibile prevederla, quantomeno in termini di probabilità?

Nella ruota di Genova non esce neanche un numero di quelli giocati dal sig. Costa. Ma ovviamente ci può stare. Infatti il sig. Costa esce dalla tabaccheria comunque soddisfatto, scorrendo una guida ai casino terrestri d’Italia:

“Sono davvero fantastici. Spero di poterli vedere tutti! Il clima che si respira all’interno di un Casinò è davvero unico! Sei da solo, lì, tu contro il destino. È un testa a testa feroce, ma sai che puoi governarlo. Prima o poi ti batterò, canaglia!”

Salta in macchina con rapidità e sfreccia verso il capoluogo ligure.

“Non mi farò certo impressionare da qualche sconfitta. Anche perché non ho perso poi così tanto. Cosa vuoi che sia!”

Non prendere troppo sul serio la sconfitta può essere un atteggiamento frequente nel giocatore d’azzardo ed è il motivo per cui si insiste a giocare. D’altronde, su un terreno differente ma preso molto sul serio come quello degli investimenti finanziarii, non sono gli esperti a consigliare di non disperarsi quando le azioni scendono, perché statisticamente è certo che, in un lasso di tempo ragionevole, risaliranno? E quella non è la follia illusoria di un opinionista, è la tecnica che ha permesso ai migliri investitori di diventare ricchi negli anni.

Secondo Zuckerman un’altra causa per cui alcuni individui si avvicinano al gioco d’azzardo è data dalla ricerca di sensazioni di eccitazione e rischio. Questa però probabilmente non è riconducibile al sig. Costa, una persona mite e spensierata. Sì agita solo quando gioca d’azzardo, altrimenti nessuno riuscirebbe a farlo adirare. Il sig. Costa, sfidando il destino, vorrebbe semplicemente evadere dalla sua vita abituale a volte sin troppo monotona. Tutto qui. Però, ora, riflettendoci meglio, forse anche lo studio effettuato da Zuckerman corrisponde ad alcuni tratti del nostro protagonista. Infatti egli afferma che il gioco d’azzardo produce eccitazione e molte sue ricerche, misurando il battito cardiaco, hanno provato l’innalzamento delle pulsazioni durante l’attività di gioco. Inoltre più il rischio di perdere somme elevate di denaro aumenta, più il ritmo cardiaco diventa elevato, provocando una profonda eccitazione nel giocatore. Esattamente la stessa esaltazione presente nel sig. Costa mentre gioca.

Il sig. Costa si rimette in viaggio verso casa. Alla fine il bilancio della sua avventura è negativo. Eppure è sicuro di poter riguadagnare i suoi soldi, almeno in parte, partecipando a qualche altro gioco nel prossimo futuro.

“D’altronde nel gioco, a volte si vince e a volte si perde. Presto la fortuna girerà dalla mia parte!”

Alla fine si tratta di includere nel bilancio non solo le finanze ma anche le sensazioni. Se il tutto resta un’esperienza positiva, se il controllo delle proprie azioni resta confermato e se le piccole delusioni sono compensate dal piacere complessivo, il sig. Costa può stare in pace con la propria coscienza.

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