Il secolo d’oro: l’Olanda del Seicento e il miracolo economico

Un brulicare di mercanti, navi, spezie e porcellane. Un crocevia di artisti, filosofi e scienziati. E ovviamente, commercianti, sempre alle prese con fiumi di denaro e merci provenienti da ogni parte del globo.

L’Olanda del Seicento era questa. Uno Stato che per cent’anni conobbe il suo secolo d’oro, caratterizzato da una sintesi di tolleranza religiosa e opportunità economica che fece sì che il Paese raggiungesse un successo internazionale inaudito.

Il “miracolo” durò un secolo, in un momento particolare della storia europea: negli stessi anni l’ Italia era colpita dalla peste, francesi, inglesi e spagnoli erano governati da monarchi assoluti, tra tensioni politiche, e sopratutto religiose, fortissime.

Quel successo dipese innanzitutto da un elemento politico. Nel 1581 si era conclusa la ribellione delle Province Unite, guidata dal principe Guglielmo I d’Orange, contro il dominio spagnolo. Ne nacque uno Stato federale composto da sette province dei Paesi Bassi settentrionali, governati da una ristretta aristocrazia di mercanti.

La nuova nazione era il capitolo finale di un conflitto più ampio tra Paesi Bassi e Spagna, che per ottant’anni (1568-1648) si combatterono in una guerra economica-religiosa. A confrontarsi erano due visioni del mondo: quella spagnola, cattolica, nobiliare, centralistica e assolutista, e quella dell’Europa del Nord, protestante, moderna e dinamica.

A vincere fu la seconda, come sancì la pace di Vestfalia. La neonata confederazione dei Paesi Bassi ne fu l’esempio più emblematico.

A guidarla era un ceto di nobili mercanti arricchito da una immigrazione di qualità: dopo la guerra, giunsero molti profughi calvinisti del Sud dei Paesi Bassi, originari di città all’avanguardia come Anversa.

I commerci per mare furono il “carburante” del secolo d’oro olandese. Le navi portavano in patria spezie,tessuti, sete, cotone, tè, rame e caffè. Partivano avventurieri, esploratori e mercanti, molti dei quali, dal 1619, quando gli olandesi inaugurarono la rotta atlantica, commerciando con Sud America e Africa, fondarono colonie: le più famose sono Nieu Amsterdam ( l’attuale New York, 1625), Recife in Brasile (1630) e Città del Capo in Sudafrica (1652).

La nuova borghesia mercantile muoveva i primi passi sul terreno di un iniziale “capitalismo globale”. Anche le industrie nazionali infatti si espandevano. Cantieri navali e raffinerie di zucchero erano i settori più produttivi, ma crebbe anche la produzione di grano, insieme a fattorie e caseifici.

Ad iniziare il declino furono le rivalità commerciali ed economiche con l’Inghilterra e Francia nei possedimenti d’ oltremare: si trasformarono in conflitti armati che segnarono la fine della potenza olandese sui mari. E quindi anche in terra.

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