Genesis, Supper’s Ready: la storia vera e il significato del testo

Posted by

Supper’s Ready, il brano dei Genesis tratto dall’album Foxtrot del 1972, è più di un brano musicale. Racchiude al suo interno un messaggio simbolico molto spirituale.

Il titolo (“la cena è pronta”) ha già un marcato collegamento con la religione e in particolare con l’Apocalisse di S. Giovanni: “Beati coloro che sono chiamati al banchetto nuziale dell’Agnello”. La cena è servita ed è questo l’esatto significato che introduce il tema principale della composizione: l’atavica lotta tra bene e male con il banchetto a celebrare la vittoria del primo sul secondo. Sarebbe, tuttavia, oltremodo riduttivo limitarsi a questo, perché Supper’s Ready è anche la storia del destino di due amanti e, in senso lato, dell’umanità intera.

Due innamorati che si ritrovano completamente trasformati in corpi differenti. Una reincarnazione? Un salto nel tempo? O un viaggio astrale notturno, di uno dei due? D’altronde nel finale il testo espressamente richiama il senso di un distacco:

I’ve been so far from here
Far from your warm arms
It’s good to feel you again
It’s been a long long time
Hasn’t it?

Sono stato così lontano da qui
Lontano dalle tue calde braccia
È bello sentirti di nuovo
È passato così tanto tempo
Non è vero?

Supper's Ready Illustrated

La scena iniziale si svolge all’interno di un’abitazione ed è molto pacata e armoniosa.

Walking across the sitting-room, I turn the television off
Sitting beside you, I look into your eyes
As the sound of motorcars fades in the night time

Camminando attraverso il salotto, spengo la televisione
Mi siedo accanto a te, e guardo nei tuoi occhi
Mentre il rumore del traffico si perde nella notte

I due innamorati si sono nuovamente incontrati e ora sembrano finalmente felici, ma accade qualcosa di misterioso e i loro corpi iniziano a trasformarsi, mentre sette uomini ammantati camminano nel giardino.

Six saintly shrouded men move across the lawn slowly
The seventh walks in front with a cross held high in hand

Sei uomini incappucciati come santi camminano lentamente sul prato
il settimo cammina avanti, tenendo alta una croce

L’intera prima parte è stata ispirata da episodio realmente accaduto a Peter Gabriel, sua moglie Jill ed il produttore John Anthony mentre si trovavano a casa dei genitori della donna. Il cantante rimase sconvolto da quest’esperienza; queste sono le sue riflessioni più significative in merito:

Accadde una notte nella casa dei genitori di Jill a Kensington, quando tutti erano andati a letto… avevamo appena parlato con John… c’era questa strana stanza nella casa di Kensington. Lì non riuscivo mai a dormire. Era decorata in turchese e viola, che sono entrambi colori abbastanza alti nella gamma delle frequenze, e penso che fosse come una cassa di risonanza per quello che stava accadendo. Era notte inoltrata, eravamo stanchi, ecc… così era abbastanza facile per noi avere allucinazioni o qualcosa di simile. Non avevamo bevuto e non avevamo assunto droghe, ma c’era questa ragazza che era una vecchia fidanzata di John e che stava cercando di vendicarsi di lui, e si interessava di magia e di quel tipo di cose. Jill e io vedemmo delle altre facce in ciascuno di noi; in realtà io ero molto spaventato. Era quasi come se qualcos’altro fosse venuto dentro di noi e ci stesse usando come un punto d’incontro.

La tenda sventolò del tutto, sebbene non ci fosse vento, e la stanza divenne fredda come il ghiaccio. Ebbi l’impressione di aver visto delle figure all’esterno, figure in bianchi mantelli, e il prato su cui li vidi non era il prato che c’era lì fuori. Era proprio come in un film horror. Stavo tremando come una foglia, e stavo sudando freddo. Jill all’improvviso divenne una medium, e iniziò a blaterare con una voce diversa. È molto strano quando qualcuno con cui vivi all’improvviso comincia a parlare con un’altra voce, e alla fine feci una croce con un candelabro e qualcos’altro e la sollevai verso Jill quando stava parlando con questa voce. E in un certo senso reagì come un animale selvaggio. John e io dovemmo immobilizzarla. Nel seguito della notte alla fine la calmammo, le preparammo una tazza di the, e provammo a discutere con lei. Poi si addormentò nel salotto al piano di sotto, ma né io né John chiudemmo occhio quella notte. Per fortuna da allora non è più successo, perché la cosa l’aveva terrorizzata.

One comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.