Analfabetismo funzionale: cos’è, cosa significa e come riconoscerlo

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Chiunque frequenti i social ha sicuramente sentito parlare di analfabetismo funzionale: un fenomeno in aumento, particolarmente sviluppato in Italia, che non sembra mostrare segni di rallentamento. E gli effetti sono spesso sotto i nostri occhi: tipicamente l’analfabeta funzionale non è in grado di portare avanti un confronto razionale, confonde l’interlocutore con argomenti provenienti dalle fonti più disparate (spesso false) e cede spesso alla rabbia.

Chi è in breve l’analfabeta funzionale? L’A.F. è una persona comune, con una vita apparentemente normale, un lavoro e una famiglia ma, pur sapendo ampiamente leggere, scrivere e far di conto, ha una capacità limitata di comprendere le informazioni essenziali, non è in grado di interpretare quello che legge e dà poco valore all’educazione e alla lettura.

In Italia questo fenomeno è presente più che in altri paesi del mondo: si stima che il 47% della popolazione italiana, secondo lo Human Development Report 2009, sia analfabeta funzionale. Quasi uno su due. “Se non sono io, sei tu”, verrebbe da dire.

C’è da fare una distinzione netta tra l’analfabetismo strutturale e l’analfabetismo funzionale. Questi due fenomeni non sono assolutamente la stessa cosa: il primo riguarda l’incapacità di leggere e di scrivere mentre il secondo riguarda l’incapacità di adoperare le proprie abilità, di decifrare la società e l’ambiente in cui si vive con giudizio critico. La definizione che diede l’Unesco nel 1978 fu:

“Una persona è funzionalmente alfabetizzata se può essere coinvolta in tutte quelle attività nelle quali l’alfabetizzazione è richiesta per il buon funzionamento del suo gruppo e della sua comunità e per permetterle di continuare a usare la lettura, la scrittura e la computazione per lo sviluppo proprio e della sua comunità”.

L’analfabeta funzionale, o low skilled, non è un individuo che si è formato negli ultimi decenni. La sua figura è sempre stata presente, ma con l’avvento del mondo digitale, del web e dei social network oggi hanno semplicemente più voce, più attenzione. Il web ha reso gli analfabeti funzionali visibili al mondo e ha permesso loro di mettersi in contatto, aumentandone la platea e, di conseguenza, l’influenza negativa.

I risultati dello studio OECD Skills Outlook 2013 sull’analfabetismo funzionale nei paesi industrializzati

L’analfabeta funzionale ha un comportamento tipico e inequivocabile che ci aiuta ad individuarlo, un modus vivendi inconfondibile che lo distingue dagli altri:

L’A.F. ha enormi difficoltà nell’interpretare la realtà che lo circonda e nel far confluire le informazioni a cui è esposto in un ragionamento razionale. Se legge un articolo o un post, non controlla le fonti. Tende a credere a tutto, anche se è inventato di sana pianta e realizzato con grafiche rozze, perché si limita ad accettare le cose così come arrivano, senza metterle in discussione. L’A.F. tende a banalizzare i temi complessi, a minimizzare e impoverire il dibattito: l’interlocuzione è spesso inesistente, poiché rispetto a un argomento egli ragiona per preconcetti o riconducendo le informazioni alla propria esperienza diretta. È solitamente convinto che chiunque potrebbe avere ragione su ogni argomento. Secondo lui, chiunque può smentire un laureato o uno scienziato, e l’autorevolezza è qualcosa che va ignorata e se possibile sminuita. Non capisce il mezzo che sta utilizzando, ovvero i social. Non è bravo ad ascoltare e non è capace di ammettere i propri errori e le proprie incompetenze: odiare è molto più facile che capire. Eleva le fake news a verità assolute e la decontestualizzazione e l’insulto ad armi per denigrare il proprio interlocutore. Il suo credo è categorizzare.

L’analfabeta funzionale mostra i propri effetti peggiori sul web. Trovare in rete esempi di questo fenomeno è facilissimo. L’analfabeta funzionale è, per esempio, colui che commenta i fatti di cronaca o politici con leggerezza, spesso adoperando un italiano sgrammaticato. Facebook è purtroppo pieno di pagine e gruppi stracolmi di contenuti falsi, creati solo per fare clickbait. L’analfabeta funzionale sguazza in questa sorta di circoli virtuali, fomentando il proprio odio e il proprio sdegno e contribuendo alla diffusione di qualsiasi fandonia creata da analfabeti per analfabeti.

L’analfabeta funzionale non ha strumenti per individuare un filo logico nel processo di acquisizione delle informazioni, non sa padroneggiare quel processo che porta un uomo a produrre un giudizio critico, che possa riguardare il lavoro o un interesse personale. Non possiede di conseguenza quell’elasticità mentale necessaria a pensare davvero con la propria testa, senza sovrastrutture. Il suo tessuto mentale è serrato da uno strano fenomeno psichico che lo porta a credere di essere nel giusto e nella ragione più assoluta. Un pregiudizio cognitivo simile all’effetto Dunning-Kruger, che induce chi ne soffre a essere incapace di realizzare quanto i propri ragionamenti e le proprie conclusioni siano semplicemente sbagliate, sovrastimando di gran lunga le proprie capacità e le proprie abilità.

Ma l’analfabetismo funzionale sta anche diventando un problema sociale che mostrerà presto i suoi effetti, nel medio termine. Le conseguenze dell’analfabetismo sono molte e dannose sotto molti aspetti. L’analfabeta funzionale, oltre a colpire e a danneggiare se stesso nella sua vita quotidiana, spesso compromettendo il proprio futuro, ha purtroppo un effetto significativo sulla società, sia socialmente che economicamente: avere difficoltà nel comprendere i problemi della comunità a cui si appartiene riduce infatti ogni coinvolgimento nella società stessa e compromette una sana partecipazione sociale e politica. Di conseguenza, chi non partecipa attivamente alla res publica non si sente parte di una comunità, e spesso prova anche una disaffezione per tutto ciò che sostiene uno stato sociale, ovvero la cultura, la sanità, l’istruzione e la stessa politica.

Da un’inchiesta Piaac, organizzazione che valuta le competenze della popolazione adulta tra i 16 ed i 65 anni di età, è risultato che l’analfabetismo funzionale sta aumentando nella fascia di età tra i 14 e i 29 anni, specificatamente tra coloro che non fanno nulla, cioè non lavorano, non studiano e non cercano lavoro. Le cause dell’analfabetismo funzionale si possono trovare proprio in questi dati: la povertà culturale e il precoce abbandono scolastico sono probabilmente fra i fattori scatenanti.

Il rischio che corre un popolo, soprattutto giovane, che vive un impoverimento culturale sempre maggiore è quello di essere facilmente manipolabile. L’utilizzo del web senza adeguate conoscenze o un pensiero critico diventa così pericoloso, dando un vantaggio decisivo a chi usa le fake news e le trappole ideologiche/dialettiche per i propri sina elettorale.

Si può sperare di debellare questo fenomeno? Ciò che resta da fare quando ci si trova ad avere a che fare con un analfabeta funzionale è fare resistenza pacifica, provare a sensibilizzarlo verso un punto di vista da lui non considerato, cercando una forma di dialogo costruttivo, anche quando si tratta di concetti ovvi. Ma non sempre ciò è praticabile. C’è chi propone come unico modo per poter risolvere il problema il blocco, il cosiddetto ban, con l’effetto di isolare gli analfabeti funzionali e privar loro di una voce. Un’extrema ratio forse un po’ forte e sicuramente poco praticabile.

Maggie Jackson, scrittrice e autrice di Distracted (The Erosion of Attention and the Coming Dark Age), nel suo libro ha raccontato come l’abuso del web e delle tecnologie stia portando l’umanità ad una involuzione. Una condizione in cui l’uomo non è più capace di capire le cose importanti: online non si deve più fare i conti con la propria ignoranza, quindi il cervello non viene più stimolato, non cresce e non impara nulla, anzi regredisce. Stiamo diventando incapaci di ragionare, di porci domande riflessive e di pensare in profondità. Stiamo diventando ciò che usiamo, un link, e il nostro cervello di conseguenza salta da un concetto ad un altro senza elaborare, senza una memoria, vivendo un deleterio decadimento cognitivo. Questo è il fondamento del pensiero veloce, questo è il pericolo che il web e l’analfabetismo funzionale creano nella nostra modernità.

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