Gli artisti che hanno vietato l’uso delle loro canzoni a Donald Trump

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Quando essere Presidente degli Stati Uniti non garantisce la simpatia delle rockstar: l’attuale Presidente Usa non riscuote particolari favori da parte di gran parte dell’opinione pubblica internazionale. I suoi atteggiamenti e modi, la sua chiacchierata vita privata e le sue idee politiche non lo hanno mai aiutato a primeggiare nella classifica dei più amati, cosa che, diciamocelo, non sembra proprio importargli.

Ma nonostante la sua posizione privilegiata c’è qualcosa che Trump non ha potuto ignorare: il rifiuto di tante rockstar di lasciargli usare le loro canzoni nei suoi comizi.


Steven Tyler

Una delle rockstar più infastidite (per non dire di peggio) dall’impiego dei propri brani da parte di Trump è il front-man degli Aerosmith.

Steven Tyler si è ribellato più volte all’utilizzo delle sue canzoni, spezzando probabilmente il cuore a Trump, da sempre appassionato fan degli Aerosmith.

Dream On ha fatto da apertura nel 2015 a molti comizi dell’allora Candidato alle Presidenziali, fino a che Tyler non ha dato fiato ai suoi social mostrandosi più che contrariato.

Il Candidato Trump tirò dritto fino a che la polemica non divenne fastidiosa e alla fine accettò la richiesta del cantante. Ma evidentemente gli Aerosmith sono entrati proprio nella pelle del tycoon, che ultimamente si è fatto accompagnare da Livin’ On The Edge nei suoi comizi.

Stavolta però Tyler è passato ai fatti e ha messo in moto i suoi legali, che hanno intimato alla Casa Bianca il divieto di ogni utilizzo di brani degli Aerosmith senza permesso.

E gli altri membri della band?

Steve Perry e Joe Kramer sono dichiaratamente repubblicani e quest’ultimo pare sia un fervente sostenitore di Trump: forse se Donald avesse chiesto il permesso a loro…


Neil Young

Anche Neil Young ha dovuto fare i conti con Donald Trump durante la campagna elettorale. Rockin’ In The Free World è stata utilizzata addirittura come colonna sonora per l’annuncio della “discesa in campo” del futuro Presidente, grande fan del cantautore canadese, e poi ampiamente impiegata nei suoi viaggi per gli USA.

Inizialmente Neil Young sembrò ignorare la faccenda, almeno fino a che Trump non divenne un serio candidato per la corsa alla Casa Bianca.

Dapprima, come nel caso di Tyler, furono i suoi post sui social media a mettere in chiaro quanto poco gradisse Trump, ma il tycoon continuò a servirsi del brano ignorando la polemica. Young arrivò persino a dichiarare che avrebbe preferito l’impiego di Rockin’ In The Free World da parte di Bernie Sanders, avversario di Trump, di cui condivideva gli ideali politici.

Quando i toni da parte di Young iniziarono a salire Trump rispose pubblicando una foto in cui i due posavano assieme, sottolinenando quanto fosse ipocrita la posizione del cantante.

Il futuro Presidente sostenne anche di aver pagato profumatamente per avere i diritti di uso della canzone, mettendo ancora maggiormente in imbarazzo Young, che fu anche attaccato (sempre via social) da David Crosby.

Rockin’ In The Free World accompagna ancora oggi il Presidente nei suoi viaggi e Neil Young continua a dolersi dell’uso del suo classico. E anche del fatto di avergli ceduto i diritti per farlo.


R.E.M.

Donald Trump ha voluto farsi una bella playlist per la sua campagna elettorale e anche ai R.E.M. è toccato aprire i suoi comizi.

L’impiego di It’s The End Of The World As We Know It (And I Feel Fine) durante un viaggio a Washington nel 2015 ha scatenato Michale Stipe e soci, che hanno pesantemente attaccato il politico per l’uso improprio della canzone, minacciando azioni legali.

Stavolta la faccenda si è risolta quasi subito e i R.E.M. sono spariti dai comizi di Trump, forse perché, a differenza di Neil Young e degli Aerosmith, poco apprezzati dal magnate.


Twisted Sister

Un’altra delle canzoni vietate a Donald Trump è We’re Not Gonna Take It, brano dei Twisted Sister.

In questo caso non c’è stato esattamente uno scontro, ma un’incomprensione, almeno a quanto riferito dal front-man del gruppo. Dee Snider ha infatti concesso l’uso della canzone per chiudere la campagna elettorale di Trump, amico di lungo corso con cui aveva anche girato il programma televisivo Celebrity Apprentice.

Il cantante ha dichiarato che non era a conoscenza delle idee politiche di Trump quando gli ha concesso l’uso della canzone: solo dopo essersi reso conto dell’enorme distanza ideologica tra lui e il Presidente ha deciso di non dare seguito alla cosa.

Sembra siano rimasti amici, anche se Snider ha più volte detto di non condividere quasi nulla delle opinioni politiche di Trump.


Elton John

Un altro “amico” che ha dovuto riprendersi indietro le proprie canzoni è Elton John: le canzoni vietate a Donald Trump sono Tiny Dancer e Rocket Man, spesso usate dal Presidente nei suoi viaggi.

Nonostante i due abbiano un rapporto di lungo corso, la popstar inglese si è detta contraria alla visione politica di Trump, invitandolo a usare i brani di Ted Nugent, noto supporter repubblicano.

Comunque il magnate non sembra essersela presa più di tanto con Elton John per lo sgarbo subito e per stemperare la tensione con la Corea del Nord ha regalato a Kim Jong-Un una copia di Rocket Man autografata. Chissà come l’ha presa Elton…


Adele

Tra le canzoni vietate a Donald Trump ci sono anche Rolling With The Deep e Skyfall  di Adele. I due brani hanno aperto e chiuso gli interventi pubblici di Trump per alcuni comizi prima che la cantante mettesse fine alla cosa, ponendo il veto.

Inoltre, dopo l’accaduto, la cantante ha invitato i suoi fan a votare per Hillary Clinton, sostenendone pubblicamente la candidatura a Presidente. Sappiamo però come è andata…


Queen

Poteva mancare We Are The Champion in un comizio di Trump?

No, e infatti si è dovuto far sentire Brian May, che però si è visto ignorare dal futuro Presidente. We Are The Champions era evidentemente troppo famosa e popolare per essere mollata e Trump ha continuato a usarla nonostante le continue minacce di azioni legali dei Queen.

Donald Trump We Are The Champions

Rolling Stones

Tra le canzoni vietate a Donald Trump non potevano mancare i classici dei Rolling Stones: in questo caso Start Me Up e You Can’t Always Get What You Want.

Anche nel caso della band di Mick Jagger la diatriba si è sviluppata sulla mancata richiesta di autorizzazione all’uso nei comizi.


Pharrell Williams

Uno degli ultimi artisti che hanno dovuto minacciare una causa contro il Presidente è Pharrell Williams. Nell’ottobre del 2018 Trump ha deciso di ravvivare il proprio comizio con Happy, la hit più celebre di Williams, che ha gradito ben poco.

Oltre allo scippo senza autorizzazione, a far infuriare il cantante è stata la gaffe di utilizzare il brano in concomitanza con la strage di undici persone in una sinagoga di Pittsburgh, compiuta poche ore prima da uno squilibrato nazionalista.

Pharrell Wants President Trump To Cease And Desist Playing 'Happy'

L’assenza di “felicità” doveva essere evidente per tutti. O forse no.


George Harrison

Anche gli eredi di George Harrison hanno avuto il loro bel da fare con il magnate americano, che ha usato senza permesso Here Comes The Sun.

Rispettando a pieno lo spirito ironico del chitarrista dei Beatles, sul profilo Twitter ufficiale di Harrison è apparso un commento che è tutto un programma: se il presidente si fosse fatto introdurre da Beware The Darkness, allora forse gli eredi avrebbero potuto dare l’autorizzazione.


Luciano Pavarotti

Qui si esce e non di poco dal contesto rock, ma Luciano Pavarotti amava frequentare e cantare con musicisti lontani dalla lirica.

Durante alcuni dei suoi discorsi il Presidente si è fatto accompagnare dalla Nessun dorma cantata dal grande tenore, scatenando come nel caso di Harrison le ire degli eredi, che hanno aggiunto la celebre aria alle canzoni vietate a Donald Trump.


Prince

Una volta che ti presenti a un comizio con Nessun Dorma, tanto vale che lo fai anche con Purple Rain. Così avranno pensato i tipi che gestiscono la playlist dei comizi di Trump, ormai pronti a far risuonare qualsiasi brano.

L’utilizzo del brano più celebre di Prince nell’autunno 2018 ha fatto insorgere gli eredi del Genio di Minneapolis, che, come da prassi, hanno dichiarato di non aver mai concesso nessuna autorizzazione all’uso.

Come se servisse a fermare l’uomo che siede alla Casa Bianca.

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