Fabrizio De André ai tempi dei social network

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Sono passati vent’anni esatti dalla morte di Fabrizio De André, che ancora oggi coi suoi testi e i suoi eccessi è fonte d’ispirazione per tutti – sia per chi lo ascolta da sempre, sia per chi lo approccia per la prima volta. Dobbiamo però porci una domanda che può avere riscontri interessanti per analizzare dei fenomeni recenti che hanno visto protagonista il suo nome, in particolar modo la pagina Facebook De André racconta la Serie A e la nemesi di Fabrizio: The Andrécome – e perché – si modifica l’immaginario pop italiano dietro la figura di Faber con contaminazioni frequenti tra quelle che possiamo definire “cultura alta” e “cultura bassa”?

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Didascalia che cita Disamistade in riferimento alla finale di Copa Libertadores tra le due squadre rivali di Buenos Aires, il River Plate e il Boca Juniors

Il primo fenomeno da analizzare è la già citata pagina Facebook, De André racconta la Serie A. Fabrizio De André – in vita grande tifoso del Genoa – incontra il calcio anche nel XXI secolo, la poesia incontra lo sport popolare. Siamo davanti ad una forma di commistione fra cultura alta e cultura bassa che mescolandosi crea delle vere e proprie frasi d’autore in relazione al contesto.

Il pregio della pagina è quello di individuare il fenomeno calcistico (o sportivo in generale) del momento e ribaltarne il significato social – in puro stile De Andreiano – a dispetto delle ben più rinomate pagine calcistiche satiriche italiane, con una tecnica semplice quanto efficace: associare all’immagine una frase delle canzoni di Faber, così che uno scudetto perso a maggio non sia motivo di polemica ma un ben più poetico: “Ninetta mia, crepare di maggio, ci vuole tanto troppo coraggio.” Non è sbagliato dunque affermare che questa operazione social rappresenti un qualcosa di pedagogico con doppia valenza: da un lato, sotto i commenti raramente troveremo insulti dettati dal tifare squadre diverse, al massimo gente che “aveva la faccia dello stesso identico umore ma la divisa di un altro colore”, dall’altro invece opera una promulgazione del “verbo” consentendo anche a migliaia di persone – magari raramente interessate al cantautore genovese – di avvicinarcisi e di approfondirlo.

Il motivo per la quale abbia riscosso tanto successo è da rintracciare nell’immaginario che riesce ad evocare in maniera tale da sovvertirlo: i mondi di De André sono composti da cattive strade dove sui marciapiedi vivono prostitute e delinquenti: gli ultimi. De André racconta la Serie A riesce a capovolgere quell’immaginario riuscendo a far diventare ultimi quella categoria di persone che possiamo considerare privilegiate, ricche e famose, avvicinandole alla nostra sfera di convenzione dell’umano: le spoglia dalle vesti di personaggi pubblici per vestirle con quelle di reietti ed emarginati, così che anche noi – così distanti da loro – riusciamo ad immedesimarci nella dimensione poetica che si crea.

Rino Gattuso, allenatore del Milan

Dopo aver analizzato De André e il suo incontro con il mondo del pallone, bisogna passare al setaccio un altro fenomeno – questa volta di rilevanza ancora più grande e significativa – ovvero l’incontro tra Faber e la musica contemporanea: The André.

Gab Loter, prima che cambiasse il suo nome d’arte in The André, è un utente di YouTube che ha una tonalità di voce spaventosamente uguale a quella di Fabrizio De André ed ha pensato bene – anziché coverizzare Bocca di Rosa o Il pescatore –  di rielaborare il fenomeno del momento: la musica trap e, successivamente, anche quella indie. Qualcosa nato per gioco è diventato un fenomeno virale che ha coinvolto tanto i social quanto molti siti di musica specializzata come Rolling Stone, tanto da aver fatto salire alle cronache il misterioso The André (la sua identità infatti è avvolta dal mistero), fino a portarlo a collaborare con la ben più nota Dolcenera per una stupenda cover di Cupido, brano di Sferaebbasta.

Dolcenera & The André - Cupido (Sfera Ebbasta Cover)

L’importanza del fenomeno The André – a discapito di quello precedentemente analizzato – non ha un vero e proprio valore pedagogico, ha però un risalto artistico notevole perché il genio, in fondo, si vede anche da questo: poter passare una vita in locali di provincia con una cover band di Faber oppure fare un tour di oltre tredici date dove portare in giro per l’Italia cover di Gué Pequeno, della Dark Polo Gang o di Coez cantate con la stessa voce di De André? Non solo, il successo non si è limitato al tour, ma ha portato anche alla pubblicazione nei prossimi giorni di un disco intitolato TheMagogia che presenta – oltre a cover inedite – anche pezzi originali. Insomma, una vera e propria operazione – per quanto “poetica” – di marketing social, che unisce due poli opposti della musica. Nel cantautorato classico (e sacro) in questo caso, anziché esserci una profanazione come accusato da molti, avviene un’elevazione dell’importanza di De André e del suo impatto ancor più maggiore: dopotutto, quanti restii ad ascoltare Sferaebbasta hanno apprezzato le cover di Cupido o di Tran Tran?

Ancora oggi Fabrizio De André è parte integrante dell’immaginario italiano e non comprende solo quelle sfere culturali alte come si pensa: oggi la fruizione dell’immagine del cantautore – indelebile della memoria –  si è trasformata, ha condizionato un immaginario che vent’anni fa, dopo la sua morte, sembrava impossibile da conciliare coi suoi pensieri. Anche questa in fondo è direzione ostinata e contraria.

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