The Art Of Asking: il libro di Amanda Palmer su arte e modernità

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Sull’aggiornatissimo sito di Amanda Palmer, inarrestabile ex Dresden Dolls, sono state pubblicate nell’ultimo mese un paio di notizie che renderanno molto felici i suoi fans: a Marzo uscirà There Will Be No Intermission, un nuovo disco solista dopo quasi sette anni di collaborazioni e releases singole, ed un secondo libro è ufficialmente in cantiere.

Sì, perché Amanda Palmer ha già all’attivo un long-lenght-book che per qualche oscuro motivo, nonostante il successo riscosso nel 2015, non è ancora stato pubblicato nel nostro paese.

Come molte altre eroine del rock’n’roll Amanda Palmer è una di quelle che “o la si ama incondizionatamente o la si odia”, tuttavia, a prescindere dal partito a cui si appartenga, che si ascolti o meno la sua musica, la lettura di The Art of Asking (in alcuni passaggi bizzarramente simile ad un manuale di self help, in altri commuovente memoir di formazione) appassiona ed illumina: se tra i buoni propositi per il nuovo anno segnati sulla prima pagina della nuova agenda che sicuramente vi siete comprati c’è quello di intraprendere una nuova strada lavorativa e abbandonare il vostro dalle-9-alle-17 saltando nel vuoto, formare una band e magari andarci in tour, imparare a suonare uno strumento, trasferirvi, scrivere un libro, diventare genitori, sposarvi, raccogliere via crowdfunding un milione di dollari per concretizzare un eccentrico progetto artistico o semplicemente liberavi anche solo un po’ del vostro fardello nichilista e recuperare fiducia nell’umanità… beh, il libro di Amanda Palmer potrebbe fare al caso vostro. E merita di essere (ri)letto per un mucchio di motivi. A partire da quelli che vi elenchiamo qui.


È una profonda riflessione, lucida ed al contempo emotiva, sul significato dell’arte e dell’essere artisti

The art of asking | Amanda Palmer

Come racconta con trasporto nella Ted Talk che rappresenta la fase geminale di The Art of Asking, Amanda Palmer ha iniziato la propria carriera di performer come statua vivente, restando immobile per ore vestita da sposa goth in mezzo ad una piazza e porgendo fiori ai passanti. La romantica parabola della bride ritorna più e più volte nel corso del libro, sia in quanto battesimo del fuoco e banco di prova per l’intera filosofia che caratterizza il percorso artistico della Palmer, ma anche come vero e proprio simbolo di una serie di quesiti scomodi: come possiamo arrivare a considerarci artisti liberandoci dal senso di colpa e dall’inadeguatezza? Come si può sconfiggere il perennemente perpetrato stereotipo dell’artista-che-non-combina-niente-di-socialmente-utile? Perché l’arte è ancora vista come un “non-lavoro” spesso non degno di essere ricompensato con uno stipendio?

Realizzo solo ora che mi sentivo cronicamente colpevole per aver scelto di essere un’artista. Quando ti deciderai a crescere e trovare un vero lavoro? Perché credi di meritare di guadagnare denaro suonando le tue canzoncine alla gente?

Considerai la mia situazione:
Sapevo di voler essere una musicista.
Sapevo di non volere un vero lavoro.
Sapevo di dovermi pagare il cibo e un posto dove vivere.
Mi feci assumere come barista, affittai una stanza in una cadente casa condivisa a Somerville Massachusetts e decisi che sarei stata una statua.


Ci apre ad una nuova prospettiva verso l’etica DIY e l’industria musicale ai tempi di internet

Amanda Palmer ha fatto di tutto e di più per scindere il contratto con la Roadrunner (dopo che la major le avrebbe richiesto di tagliare alcune parti del videoclip di Leeds United in cui l’artista “appariva grassa”) e ha raccolto tramite crowdfunding più di un milione di dollari per produrre in totale autonomia creativa il disco solista Theatre is Evil, evento epocale nella storia dell’industria musicale che ha suscitato polemiche non solo tra gli addetti ai lavori.

Anche se trovate scandaloso il fatto che la moglie di Neil Gaiman abbia candidamente ammesso di aver usato una parte dei ricavati per pagare debiti e bollette, la sua vicenda personale e l’intera teoria che se ne può ricavare offre infiniti spunti di riflessione, dibattito ed ispirazione se mai voleste organizzare un concerto a casa di qualcuno via Twitter.

Il mio indirizzo email personale era nel centro della nostra pagina web. Gestire la band non significava mantenere contatti con etichette, agenti o editori. Significava fare amicizia con altri freaks in altre città, trovare performers con cui dividere il palco, sistemare divani su cui dormire

DIY è un termine ingannevole. Sono molto più interessata a fare in modo che chiunque mi aiuti. Esiste un DIY “massimizzato”, che ha a che fare con l’espandere e il chiedere. L’enfasi è sul collettivismo. Il problema viene posto alla propria cerchia per vedere quale soluzione emerge


È sostanzialmente un grido d’amore nei confronti dell’umanità

(e se questo grido d’amore proviene da un’artista capace di cantare completamente nuda o di fare crowd surfing al Coachella con la Cavalcata delle Valchirie in sottofondo forse merita di essere ascoltato)

Amanda Palmer sings 'Dear Daily Mail' song 12/07/2013 London Roundhouse

Mi piaceva permettere alle persone di guardare il mio viso, non tanto perché volevo dirgli GUARDATEMI, GUARDATEMI, GUARDATEMI, ma perché volevo che si sentissero invitate ad incontrare il mio sguardo e condividere un momento. Allora sì che potevamo vederci l’un l’altro. Ed è lì che risiede la magia

Esiste una muta ed intrinseca fiducia che si crea quando varchi la soglia di casa di chi ti ospita. Mi chiedono spesso come faccia a fidarmi tanto della gente, ed io rispondo che è l’unico modo per far funzionare le cose. Quando credi apertamente e radicalmente nelle persone esse diventano i tuoi alleati, la tua famiglia.

A volte le persone si dimostreranno indegne di fiducia. La reazione corretta non è: cazzo! Lo sapevo di non potermi fidare di nessuno! La reazione corretta è: semplicemente alcune persone fanno schifo.

Amanda Palmer @ Coachella 2009 - Crowd Surfing

Insomma, The Art of Asking non è l’ennesima autobiografia musicale, non è un didascalico “dalle stalle alle stelle”, ma un autoritratto intimo, contraddittorio, comico, a tratti lirico e a tratti solamente fastidioso che tra le righe può dirci molto sull’arte e sulla vita.

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