Revolution Blues, Neil Young e l’ombra di Charles Manson

Con On The Beach, la Trilogia del dolore di Neil Young è al capitolo conclusivo, un epilogo che lascia intravedere un po’ di luce dopo una vagonata di depressione.

Il sound qualche volta può apparire scanzonato e rilassato, ma le tematiche affrontate lo portano ad essere considerato uno degli album più disagiati degli anni ’70 (perché il pubblico ancora non aveva avuto modo di ascoltare Tonight’s The Night, commercializzato successivamente ma registrato prima).

On The Beach è un pugno nello stomaco degli americani, un disco sincero (come sempre avviene per il buon Neil), una cronaca che racconta le storture di un paese ricco di contraddizioni e capace di lasciarsi affabulare da loschi individui guidati da dubbia morale. Giusto segnalare che al disco hanno collaborato enormi musicisti, tra i quali Rick Danko e Levon Helm (da The Band), Graham Nash e David Crosby.

Sarebbe bello poter scrivere approfonditamente di ogni brano che va a comporre questo capolavoro, ma l’aneddoto che incuriosisce di più è legato al primo dei tre blues presenti in On The Beach: Revolution Blues. Un brano che racconta l’ascesa di Charles Manson e della sua Family nell’area di Laurel Canyon.

Neil Young Revolution Blues

Dovete sapere che all’epoca la zona di Laurel Canyon poteva essere paragonata ad una Silicon Valley della musica: tutto ciò che è fuoriuscito da Laurel Canyon a cavallo tra anni ‘60-’70 è veramente oro.

Charles Manson era un discreto cantautore che – nonostante avesse prodotto anche delle interessanti canzoni – non è mai riuscito a sfondare. Era il classico stracciamaroni che non la finisce di bussare alle porte dei musicisti e produttori per cercare lo sgancio e ottenere il successo. Tra gli artisti molestati da Manson c’è stato anche Neil Young, che ne aveva anche scorto il potenziale, giudicandolo però troppo squilibrato (difficile pensare che gliel’abbia detto in faccia).

Per farla breve, l’Helter Skelter e tutta la faccenda del caso Tate deriva in gran parte dalla frustrazione di Manson, che non è riuscito a sfondare e ha reputato che buttar su una setta per scatenare l’apocalisse fosse il giusto modo per ripagare lo star-system con la moneta con la quale avevano pagato lui.

Pertanto dopo la strage di Cielo Drive, molte delle personalità entrate in contatto con Manson in passato, hanno tenuto a prendere le distanze o si sono sentite in colpa per aver innescato la miccia.

Con l’intento di esorcizzare e condannare la follia ispiratoria di Manson, Neil Young traduce in canzone tutto quello che la Family ha rappresentato, in un blues che trasuda violenza – con l’incedere reiterato in La minore – e trasmette un senso di angoscia crescente nell’ascoltatore.

C’era una strofa in particolare, dal testo forte e vivido:

I see bloody fountains
And ten million dune buggies
Comin’ down the mountains
Well I hear that Laurel Canyon is full of famous stars
But I hate them worse than lepers
And I’ll kill them in their cars

Leggenda vuole che Crosby, coinvolto nella registrazione della sezione ritmica di Revolution Blues con la sua dodici corde, una volta ascoltata la strofa sia letteralmente sbiancato ed abbia cercato di dissuadere con insistenza Young dal cantare il pezzo incriminato: “Non cantarla Neil, non è divertente…”

Ora, Young non è un tipo semplice damaneggiare, a maggior ragione quando qualcuno cerca di imporgli delle modifiche su delle sue canzoni, intervenendo su ciò che la Musa gli ha confidato. Quindi la richiesta è stata respinta ed in risposta il povero Crosby è impaurito a tal punto da sentirsi costretto a girare armato per poter fronteggiare eventuali squilibrati capaci di prendere in parola il testo della canzone.

“Quando è stato pubblicato On The Beach non ero in tour, quindi non ho avuto alcun riscontro tangibile riguardo l’accoglienza dell’album. Perciò quando sono andato in tournée con CSNY, David Crosby era particolarmente a disagio, perché reputava la canzone troppo oscura. Tutti loro [Crosby, Stills e Nash] volevano trasmettere luce, far sentire la gente felice, mentre Revolution Blues era una sorta di bestia perfetta”.

Fortunatamente al povero Crosby non è accaduto nulla di tutto ciò (anche perché con tutta la summa delle sfighe che si sono abbattute su di lui, ci mancava anche l’aggressione da parte di qualche adepto della Family), e Neil Young è riuscito a salvare ogni secondo della sua meravigliosa Revolution Blues, dimostrando a tutti ancora una volta quanto la sua musica sia più importante di qualsiasi altra cosa.

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