Una donna minuta osserva una folla che la fissa mentre è seduta su un divano. Il divano è al centro di un palco. Imbraccia una chitarrina, piccola come lei che quasi sembra scomparire in quello studio buio ed enorme.
Nel giro di qualche minuto ha conquistato non solo il pubblico presente, ma ancora oggi chi vede quel video.
Lei è pazzesca.
Pazzesca la grinta che scorre da quell’unione di voce e chitarra, e che accompagna un testo altrettanto deciso. Voce che trema, dolcezza del grido sopra il grido. Che se il primo è suo, il secondo è degli strumenti che la rincorrono, a fatica.
Mi colpisce sempre, ogni volta che la riascolto, come Laura riesce a trasformare la voce in uno strumento: a tratti canto di donna, a tratti quasi un flauto.
E questo conferisce alla canzone intera un’efficacia potentissima, tanto da catturare la nostra attenzione prima ancora di distinguere le parole.
Forse ora occorre fare un brevissimo passo indietro.
Lost on you è la lettera postuma a una rottura non voluta e lei è Lp, Laura Pergolizzi, cantante americana di origini italiane, figlia di una cantante lirica.
Laura un giorno, un anno circa dopo una separazione che per lei era stata importante, ha imbracciato la chitarra e ha iniziato a comporre il suo successo più grande. E forse resterà tale: perché è scritto con la freschezza e l’innocenza di chi sta cantando per sé. Le parole vibrano, come vibra la voce, carica di tanti discorsi non detti.
Quando sarai più vecchia, più semplice, più equilibrata
Ripenserai ai pericoli da cui arriviamo
Bruciandoci come braci, perdendoci, intendendoci
Desiderando di tornare a quei giorni in cui non ci saremmo arrese
Anni fa?
Sai
Sceglie aggettivi ripetitivi, quasi noiosi. Come a dire: quando ci saremo calmate e non avremo più voglia di lasciarci sconvolgere dalla vita, ci piacerà indugiare sui nostri giorni ruggenti, e ripenseremo allo stesso periodo.
Apprezza quello che hai finché puoi, perché sfugge
Tutto quello che volevo eri tu
Brindiamo con un calice o due, a tutto ciò che ho perso per te
Dimmi
L’ho perso per te?
Dopo tutto ciò che ho perso per te, (dimmi), l’ho perso per te?
Perciò se in un primo momento sembra dire che bisogna cogliere quello che la vita offre e accontentarsi, subito dopo si contraddice: ciò che è passato ci appartiene ancora?
Interessante scelta di vocaboli, in quanto “Be lost on someone” significa anche non essere apprezzato da qualcuno.
Dietro quel ho perso per te?, una domanda anima la canzone intera: io ti ho cambiato?
Così conclude amara:
Ero certa che tu mi potessi lasciar andare
Dopo tutto quello che ho perso per te
Lost on you non è una lettera nostalgica. Non per averti visto andar via, ma per come ti allontanavi -come se non ti curasse andartene- sono rimasta ferita: oggi capisco di non aver detto tutto.
Come una rincorsa, la voce inizia piano, quasi con un parlato, nave decisa sulla chitarra ondulata. E poi apre il cuore del testo col grido del ritornello, arrivando a sovrastare la musica. Proprio come quella domanda che riecheggia in ogni ricordo.
E il testo anima la musica con una richiesta universale, che tutti capiamo, di unicità. Ti ho lasciato qualcosa, mi hai lasciato qualcosa? O abbiamo perso tempo?
LP in una collaborazione con Mylène Farmer cantava N’oublie pas, non dimenticare. Forse la canzone migliore l’ha scritta proseguendo questo tema perché le sta così a cuore.
Pensavo a Fuga di Volpe di Alda Merini (A chi mi chiede/ quanti amori ho avuto / io rispondo di guardare/ nei boschi per vedere /in quante tagliole è rimasto/ il mio pelo). Eppure suona come una conclusione approssimativa: possiamo veramente incolpare qualcuno di averci privato di qualcosa e basta?
È vero, la richiesta di LP è forte, la capiamo tutti, ma scritta in un momento di rabbia.
Siamo tutti il risultato delle esperienze che facciamo, di quello in cui crediamo e anche delle relazioni che incontriamo. Abbiamo l’esigenza e il diritto di sentire che siamo stati unici e insostituibili: la verità è che il tempo e le attenzioni che dedichiamo agli altri li cambia, e ognuno ci lascia qualcosa.
Ognuno di noi cresce grazie alle persone con cui cammina e man mano le sceglie. Qualcuno resta, tanti seguono direzioni diverse, molti stanno per essere incontrati. E ognuno di loro ci lascia qualcosa, regalandoci un tassello del nostro mosaico.
Un consiglio, un ricordo, una serie di esperienze, a volte solo un riflesso o una frase. Ma siamo fatti anche di questo, di chi ha condiviso con noi un breve tratto di strada.
Resta chi è legato alla nostra vita da qualcosa di più che un tratto di percorso comune, ma con gli altri, specie se in quel momento li abbiamo scelti, non abbiamo perso tempo.
Non abbiamo perso neanche noi.