Redemption Song: il significato dell’inno alla libertà di Bob Marley

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Old pirates, yes, they rob I
Sold I to the merchant ships
Minutes after they took I
From the bottomless pit
But my hand was made strong
By the hand of the Almighty
We forward in this generation
Triumphantly

Vecchi pirati, sì, mi rapinano
Mi vendono alle navi dei mercanti
Nemmeno un minuto dopo avermi preso
Dal pozzo senza fondo
Ma la mia mano è resa forte
Dalla mano dell’Onnipotente
Procediamo in questa generazione
Trionfalmente

Con queste parole, nel 1980, Bob Marley compose una delle sue migliori creazioni di sempre, una canzone sarebbe diventata emblematica e immortale, non solo per la sua forma, differente dai precedenti brani dell’artista, ma anche e soprattutto per il suo intenso significato.

Infatti, Redemption Song è una ballata folk in chiave di G major (Sol maggiore), suonata interamente con la sola chitarra acustica e in essa non è possibile riscontare nessun accenno al ritmo reggae. Quello che conta in questa composizione sono le parole: Marley compose un testo struggente, riflessivo, rivolto a tutti i suoi ascoltatori e non privo di derivazioni storiche. In particolare, i primissimi versi del ritornello, che abbiamo riportato sopra, sono tratti da un discorso, intitolato The Work that Has Been Done, tenuto da Marcus Garvey nella chiesa africana ortodossa di St. Phillip a Sydney, in Nuova Scozia, nell’ottobre del 1937 -testo che successivamente fu pubblicato sulla sua rivista, Black Man. Da quel discorso proviene la parte più robusta del testo della canzone di Bob Marley:

Emancipate yourselves from mental slavery
None but ourselves can free our minds
Have no fear for atomic energy
‘Cause none of them can stop the time
How long shall they kill our prophets
While we stand aside and look? Ooh
Some say it’s just a part of it
We’ve got to fulfill the Book

Emancipatevi dalla schiavitù mentale
Nessuno oltre noi può liberare la nostra mente
Non abbiate paura dell’energia atomica
Perché nessuno di loro può fermare il tempo
Per quanto ancora devono uccidere i nostri profeti
Mentre noi restiamo in disparte a guardare?
Qualcuno dice che è parte del gioco
Dobbiamo compiere ciò che è scritto

Bob Marley - redemption song

Nel 1979, anno in cui Marley iniziò la scrittura del pezzo, la presenza del cancro che lo avrebbe portato alla morte era ormai già una realtà accertata: il dolore procuratogli dalla situazione e dalla malattia è un elemento essenziale, che trova espressione in tutto l’album e che in Redemption Song è particolarmente sentito.

È evidente come l’artista giamaicano abbia trovato ispirazione da questo testo per la composizione di una ballata che tratta di libertà, ma non una semplice libertà fisica, piuttosto di una libertà astratta, mentale, da raggiungere con consapevolezza e da far raggiungere anche a chi si ha intorno. Le parole si riferiscono a una condizione di schiavitù mentale dell’intera umanità: una condizione inaccettabile e da cui fuggire. Solo l’uomo stesso è in grado di liberarsi dalle sue paure per andare incontro al futuro. «Compiere ciò che è scritto». Si tratta di una condizione opprimente dello spirito da cui è necessario evadere

Questo brano, proveniente dal nono album di Bob Marley and The Wailers, intitolato Uprising, oltre a essere stato collocato al 66 esimo posto nella classifica The 500 Greatest Songs of All Time nel 2004 da parte della rivista “Rolling Stone” e poi nel 2010 anche tra le Top 20 Canzoni Politiche da parte della rivista “Statesman”, ha ispirato i grandi della musica venuti dopo, come Bono dei U2, che afferma:

“Ho portato Redemption Song di Bob Marley a ogni incontro io abbia avuto con un politico, primo ministro o presidente. Era per me una parola profetica o come direbbe Bob “la piccola ascia che potrebbe abbattere il grande albero”. La canzone mi ricordava che la libertà viene sempre con un costo, ma per coloro che saranno disposti a pagarlo, forse “l’emancipazione dalla schiavitù mentale” sarà la ricompensa”.

Ovviamente nel corso degli anni questa canzone è stata eseguita da altri artisti che hanno deciso di portare avanti il messaggio lasciato da Marley: tra le cover più famose vale la pena ricordare quella del 2002 ad opera del figlio dello stesso artista, Ziggy Marley, accompagnato dalla band irlandese The Chieftains.

Won’t you help to sing
These songs of freedom?
‘Cause all I ever have
Redemption songs
Redemption songs

Mi aiuterai a cantare
Queste canzoni di libertà?
Perché avrò sempre
Canti di redenzione
Canti di redenzione

 

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