Il “massacro di Taliesin” che sconvolse la vita di Frank Lloyd Wright

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È una notte calda quella del 15 agosto del 1914. Le colline del Wisconsin assumono forme strane al chiarore della Luna. La corsa è affannosa, il cuore è in gola, l’ansia, la paura pervadono tutte le membra. Il corpo stanco e scosso di un uomo che spera di ritrovare la ragione della sua esistenza ancora in vita. Il suo nome era Frank Lloyd Wright e quella verso cui sta correndo è casa sua. Quella dove vive la sua famiglia. O forse non più.

Sono passate cinque ore da quella telefonata vaga che lo avvertiva che qualcosa di terribile era avvenuto a casa, alla sua famiglia. Cinque ore di treno che lo separano da Chicago, dove si trovava, a Taliesin. I pompieri cominciano a scendere per quelle strade sterrate; il fumo si inizia ad intravedere e l’odore di bruciato si fa sempre più forte. La speranza muore davanti ai ruderi fumanti e alle parole di un assistente: “Mamah è morta subito, non ha sofferto”.

Mente il giovane al suo maestro. Mamah aveva cercato di fuggire alla furia folle di Julian… quel cuoco non l’aveva mai convinta, doveva essere licenziato il prima possibile. Julian era ossessionato dalle prediche della domenica contro i suoi padroni “peccatori” soprattutto contro di lei, la donna ritenuta una “Jezabel”, puttana. Così Julian inchiodò tutte le finestre e le porte della casa, le cosparse di benzina per poi darle fuoco. Lo definirono “il massacro di Taliesin”.

Mamah ed i suoi figli non ebbero scampo. Fu la donna la prima a morire, con un colpo di accetta in testa, poi la piccola di 9 anni, il maschio di 12 ed altre quattro persone. L’uomo della collina ha raggiunto quel corpo senza vita. Le mani sporche di sangue dopo aver accarezzato la testa di Martha “Mamah” Borthwick, che lui amerà anche oltre la morte.

MamahCheney1910
Martha “Mamah” Borthwick

Si conobbero quando Frank aveva 42 anni e stava nel pieno della sua carriera da architetto. “Genio e sregolatezza” aveva rivoluzionato il concetto di architettura con le Praire Houses, case della prateria. Con i suoi progetti si ribellò al gusto estetico dell’epoca proponendo un’architettura organica, in armonia con la natura circostante. Aveva conosciuto Martha, moglie dell’ingegnere Edwin Cheney, in cantiere. Si innamorarono con quella passione pura e senza via di scampo. Entrambi sposati e con figli, si scontrarono contro il giudizio puritano dell’opinione pubblica dell’epoca. Con dubbi e paure non nascosero il loro amore rendendolo pubblico. Lei affermò che amava Wright perché “le aveva fatto ricordare finalmente chi lei veramente fosse, risvegliandone la più intima natura, dimenticata dopo essersi sposata”. Mentre Frank le scrive: “Trovare te mi ha dato la libertà, mi ha fatto credere che potesse esistere qualcosa di più vasto. Mi fai desiderare di essere migliore, come uomo e come artista. Sarei una persona così triste se non ti avessi incontrata.”

Martha e Frank lasciano le rispettive famiglie e partono per l’Europa, prima a Berlino poi a Fiesole. Un esilio amoroso che dura poco perché Wright decide di costruire il loro nido d’amore nelle colline del Wisconsin. Taliesin è la loro casa, è il sunto di una carriera, è la ribellione del genio. Sarà la tomba di Martha, ma non del loro amore, perché dopo la tragedia Wright decide di ricostruirla integralmente, “affinché lo spirito dei mortali che l’hanno amata continui a vivere nello stesso luogo. La mia casa è ancora lì”.

Oggi Taliesin è un museo meta di migliaia di visitatori. Wright ci ha vissuto fino al giorno della sua morte nel 1959, a 92 anni, nelle stanze che forse ancora odoravano di bruciato. Lui e Mamah sono sepolti insieme. Le tombe tra le colline illuminate dal chiarore della Luna.

Taliesin, Saturday August 17, 2013. /  © Mark Hertzberg
La casa di Frank Lloyd Wright a Taliesin

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