Who’s Next: storia del monolite creativo degli Who

Posted by

All’inizio degli anni ’70 gli Who venivano dal grande successo di Tommy, la loro prima Opera Rock. Il doppio album pubblicato nel 1969 impose definitivamente all’attenzione internazionale la band, che entrava così nel gotha del rock. Who’s Next arriva nel 1971 e nasce dalle difficoltà del progetto abortito Lifehouse: un processo intricato che porterà al maggior successo della band londinese.

Prima di Who’s Next: il progetto Lifehouse

Il vulcanico Pete Townshend, che desiderava dare un seguito adeguato al disco, ideò nel 1970 un concept album intitolato Lifehouse. La nuova opera si sarebbe ispirata agli insegnamenti del guru Meher Baba, guida spirituale del chitarrista e l’idea alla base di Lifehouse metteva al centro la musica come fondamento della vita e fonte di appagamento spirituale.

Townshend passò mesi a scrivere i brani dell’opera, che immaginava come un progetto multimediale composto da un album, un film e un live interattivo. A differenza di Tommy, la storia di Lifehouse non sarebbe stata raccontata attraverso le canzoni, ma narrata sulle note incluse nel disco. Eppure, l’assenza di un filo conduttore e la tiepida accoglienza ricevuta dagli altri membri dei Who fecero presto arenare il progetto (che sarebbe stato ripreso dopo decenni), costringendo un mortificato Townshend a ricominciare da capo.

Who’s Next

Il chitarrista salvò i pezzi migliori di Lifehouse e li staccò da ogni pretesa concettuale, inserendoli in un disco di eccitante hard rock. Who’s Next si apre con Baba O’Reily, straordinario inno rock, salvato proprio dal fallimentare concept album.

The Who - Baba O'Riley

Lo spericolato andamento del brano (che fonde nel titolo una dedica al guru Meher Baba e al compositore Terry Riley) mostra una band tirata a lucido, che si permette anche di aggiungere alla tracklist la deliziosa Behind Blue Eyes e la prepotente Won’t Get Fooled Again. Gli Who si sentono una band hard rock ed esprimono tutto la loro vigorosa energia in Going Mobile, Bargain e My Wife, non disdegnando comunque episodi acustici e più dolci, come Getting In Tune Love Ain’t For Keeping.

Who’s Next è il disco perfetto degli Who, mai così potenti, maturi e desiderosi di entrare nella storia del rock. La loro ambizione è riscontrabile fin dalla beffarda copertina di Who’s Next, in cui i quattro musicisti “lasciano un segno” più  che evidente su un monolite di cemento e si prendono gioco del ben più celebre monolite di 2001: Odissea nello spazio.

rs-144886-fb7610d7ea2975eef93d03216a84736ad4c7da67

D’altra parte, tra la possente batteria di Keith Moon, il sapiente basso di John Entwistle, il carisma vocale di Roger Daltrey e la tagliente chitarra di Pete Townshend, non potevamo aspettarci di meno che il monolite creativo degli Who. Nato quasi per caso e disperazione, ma forse per questo maggiormente imponente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.