Siren Festival 2018: mare e musica nell’evento più cool dell’estate Adriatica

Il Vasto Siren Festival è uno dei festival italiani più attraenti del panorama degli ultimi anni. Cinque palchi, oltre trenta tra live e dj-set, degustazioni, arte, relax, con la location fa da padrona: nel gioiello della città di Vasto. L’edizione 2018 si è tenuta dal 26 al 29 Luglio ed è stata un pullulare di buona musica e tempo eccezionale, come è giusto che ci si aspetti da un festival esticvo sulla spiaggia.

Quest’anno il clima è stato dei migliori e si è potuta notare una migliore attenzione al piccolo stage sulla spiaggia. Un’altra location notevole era quella dei giardini d’Avalos, vero fiore all’occhiello di questo festival. È lì che si è tenuto per esempio il reading di My Own Private Graphic Novel.

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Il beach stage

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Ed è lì che subito dopo è apparsa una vecchia conoscenza: Neil Halstead, cantautore inglese e fondatore nei primi anni ’90 degli slowdive.

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Neil Halstead

Contenuti culturali e musicali si alternano bene, e in quel contesto assistere al concerto degli Slowdive (sul main stage di Piazza del Popolo) è una bella emozione. La band dopo la reunion sembra aver trovato quel vecchio sound pieno ed energico che li contraddistingueva negli anni ’90, con le loro melodie sospese tra shoegaze e pop. A differenza di quanto succede con altre reunion, nel loro pubblico non ci sono solo nostalgici ma un sacco di giovani, giovanissimi, esattamente come succedeva negli anni ’90.

La scenografia è molto coinvolgente (nelle prime tre canzoni troviamo difficoltà nel riconoscerli sul palco visto l’intenso fumo sparato su di loro). Il suono è potente, enorme. Giusto per rendere più melanconica l’atmosfera ci si mette anche l’eclissi di Luna. Forse finalmente è stato restituito a questa band il seguito e l’amore che ingiustamente è stato tolto a loro nei primi ’90, con l’esplosione quasi in simultanea del Britpop

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Slowdive
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Slowdive

Piazza del Popolo era anche il luogo dove il primo giorno si è esibito Cosmo, forse l’artista più atteso in questa edizione. Il pubblico è gremito e si respira una forte attesa per il cantautore e producer di Ivrea. Il live parte subito con un’esplosione infinita di coriandoli, elemento molto presente nei suoi concerti. Il pubblico conosce a memoria ogni suo brano, anche i non più giovanissimi e questo forse è il vero successo di Cosmo. La sua danza sul palco coinvolge anche i più tranquilli e il pubblico del Siren si scatena per tutta la Piazza. Nella seconda metà del live si concentra più sulla sua consolle e regala un set da vero producer

Il giorno dopo è stato quello degli headliner dEUS, band indie rock di Anversa. Tom Barman, vecchia conoscenza del Siren Festival (l’anno scorso con Taxiwars), è un vero fenomeno da palco. Dai movimenti non proprio leggiadri ,ma capaci di infondere energia al pubblico. Aprono i loro live con If you don’t get what you want e succesivamente con The Architect.

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dEUS

Nel cortile d’Avalos invece si esibiscono i Bud Spencer Blues Explosion. Il duo romano è in ottima forma e si percepisce già dalle prime battute. Adriano Viterbini è una vera forza della natura, capace di mescolare nello stesso pezzo linee di basso à la Rage Against The Machine insieme al blues più primordiale, dove attinge sempre moltissimo dai suoi brani. Cesare alla batteria è posizionato sulla stessa linea ed è lui a guidare con il suo ritmo impeccabile. Nella nuova formazione troviamo anche basso e tastiera, per dare maggiore vigore e pienezza ad un sound che era già eccellente con i suoi due componenti.

Nella seconda metà dell’esibizione troviamo anche il frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti a condividere con i Bud due brani. Viterbini si destreggia per quasi un’ora senza mai fermarsi, vagando come fosse indemoniato sul palco del Cortile d’Avalos. Tra le più grandi band live italiane. Una dolce conferma

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Bud Spencer Blues Explosion

Poi è la volta di Johnny Rotten, indiscusso Principe del Punk inglese. È lui la star di questo Siren Festival e per calarsi subito nella parte sputa a più non posso sul palco. L’uscita sul palcoscenico è senza clamori o effetti speciali. C’è solo l’enorme logo P.I.L. (Public Image Limited) che campeggia dietro la formazione. Rotten fa smorfie, sputa, fa avanti e indietro sul palco. Poi si avvicina al leggio posizionato al centro del palco. Sì un leggio. Il punk ed un leggio. È impazzito? No, Rotten è un sempre un duro con le giacche larghe e i capelli rossi alla Biscardi. Parte sornione poi arriva This is not a love song, lì cala il magone nostalgico che peggiora solo con Rise. Rotten e vivo e lotta insieme a noi, ancora.

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P.I.L.
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P.I.L.

La musica è stato l’elemento principale, ovviamente, ma l’atmosfera del festival è quella che ti permette a tratti di distenderti in un angolo e goderti la scena. D’altronde non si è solo ascoltatori e fan accaniti: siamo sempre umani che amano divertirsi, e il Siren Festival, col suo contesto e la confidenzialità che crea intorno al pubblico, è uno dei modi migliori per arricchire l’estate.

Siren Festival 2018- La fotogallery

 

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Siren Festival – Il Sito Ufficiale

Testo e foto: Francesco Marini

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