La Casa di Carta: la storia di Davide e Golia nel Terzo millennio

A molti di noi almeno una volta nella vita sarà venuta la pazza di idea di architettare un piano cervellotico per poter arricchirsi in fretta e scappare per sempre in un paradiso a chissà quali latitudini ed oceani. Maggiormente dopo la crisi spaventosa di questi anni, che ha colpito molto di più i Paesi del Sud Europa, il senso di ingiustizia si è acuito nelle menti di molti, soprattutto nei giovani. Questo scenario ha dato vita ad una delle serie tv rivelazione di quest’anno: La Casa di Carta (Casa de Papel, nel titolo originale).

Attenzione, la serie non è fatta dai soliti Yankee (anche se c’è da dire che grazie a Netflix ha ricevuto una pubblicità adeguata), ma dai nostri “cugini” spagnoli. Le idee migliori come spesso succede partono da constatazioni semplici, ed il regista della serie Álex Pina ha saputo ben calibrare il senso di ingiustizia che aleggia da dieci anni a questa parte ad una buona dose di suspense, ma anche di valori sacrosanti dell’esistenza umana. Perché dovrei spaccarmi la schiena ed essere molto spesso sfruttato quando potrei rischiare una volta sola ed in seguito trascorrere senza affani il resto della mia esistenza?

A questa domanda i protagonisti della serie risponderanno con qualcosa di epico e, nonostante siano dei rapinatori, porteranno lo spettatore completamente dalla loro parte. La storia nasce da un uomo distinto e dotato di un’intelligenza fuori dal comune detto “il Professore” che da quasi una vita intera progetta il colpo. Recluterà sette elementi, (tutti abilissimi nei propri campi), li porterà in una villa a pochi chilometri da Madrid per un vero e proprio corso d’addestramento, molto più psicologico che d’azione, e cercherà di fare capire la sua causa ad allievi all’inizio forse un po’ svogliati, ma che avrà con Berlino e Nairobi (la banda si identificherà con nomi di capitali per non tradirsi) i migliori risultati.

La casa di carta | Trailer | Netflix Italia

Il piano potrà sembrare qualcosa di già visto, attaccare la Zecca di Stato e sottrarre tutto il denaro, ma in realtà saranno altri i loro piani. Infatti, da novelli John Dillinger, non vorranno sottrarre nulla ai cittadini ma stampare da loro la propria moneta. Questo per l’appunto il campo di Nairobi, una falsaria con un sogno molto nobile e che sarà spesso il pilastro per tutti gli altri componenti della banda, sotto la direzione di uno dei personaggi più pragmatici in assoluto, Berlino, un uomo dotato di un grande senso dell’onore e capace di atti eroici, ma a volte anche di una spietatezza senza limiti. I problemi certamente non mancheranno, soprattutto per la polizia guidata da l’ispettore Raquel Murillo: una donna che è riuscita ad emergere in un mondo di uomini, facendo sì che si sviluppasse in lei un carattere molto duro e sospettoso, che darà filo da torcere soprattutto al Professore.

La voce narrante che ci parla per tutta la serie è della ragazza che, nonostante le buone intenzioni, rappresenterà la vera incognita del gruppo: Tokyo, una persona con un passato rocambolesco, salvata dal Professore quando era ricercata in tutta la Spagna per rapina a mano armata, costituirà l’ago della bilancia per le sorti del gruppo, oltre che per la sua sensualità estrema.

Una serie che in questa stagione ha rappresentato una vera e propria novità in un panorama dove la fanno da padrone i fantasy. La Casa di Carta nasconde un significato profondo (come la ribellione a molti fattori impostici dall’alto) e anche scene molto toccanti, come quando il Professore intonerà con Berlino Bella ciao, una canzone nata in Italia che oggi risulta attuale anche in altri Paesi..

La serie è certamente piena di colpi di scena e potrebbe ricordare il primo Tarantino, ma ha anche molte affinità con Point Break di Kathryn Bigelow ed ha creato un vero e proprio fenomeno di massa anche in Italia, dove ha già plasmato degli emulatori: come alcuni studenti di studi umanistici dell’Università Federico II di Napoli, che per protesta si sono presentati in Facoltà vestiti in tuta rossa e maschera di Dalì, proprio come i rapinatori della Fábrica Nacional de Moneda y Timbre.

Tutto questo porterà ad un vero e proprio dilemma morale che forse solo i cosiddetti popoli Mediterranei (i “PIIGS”) capiranno appieno. Perciò il consiglio è di affrontare questa serie con l’impegno che si dedicherebbe ad un libro che ci appassiona notevolmente, perché lo merita pienamente.

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