John le Carré, pseudonimo di David John Moore Cornwell, uno tra i romanzieri di spionaggio più influenti (La spia che viene dal freddo, La talpa), nella sua vita travolgente e intensa sicuramente ha vissuto tante esperienze. Una in particolare ha dell’incredibile e ha avuto come protagonista il nostro defunto Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Siamo nel 1986, l’illustre scrittore fu chiamato dall’attaché culturale dell’ambasciata italiana di Londra per informarlo che il Presidente Cossiga era un suo grande ammiratore e che intendeva invitarlo a pranzo al Quirinale. Le Carré, lusingato, volle sapere in principio quale fosse il romanzo preferito dal politico in questione, cosicchè fece relegare una copia de La Talpa dalla più trendy rilegatoria londinese Sangorski & Sutcliffe, facendo utilizzare in via premurosa la migliore pelle di vitello, tingendo la copertina di un blu reale con tanto di dedica dorata al suo illustre ammiratore italiano.

Arrivato a Roma, mentre aspettava in hotel, rimase sorpreso nel vedere una gloriosa limousine dai finestrini oscurati pronta a riceverlo, più la carovana di poliziotti innanzi al Quirinale, rigorosamente vestiti di bianco. Si sentì inadeguato mentre saliva gli scaloni, poichè vi era una schiera di uomini in brache medievali che si misero sull’attenti al suo passaggio; dimostranze più inerenti a un sovrano o a un’autorità altamente importante.
Anche durante il pranzo era quasi intimorito dalla presenza di trenta commensali e di un esercito di uomini vestiti di grigio. Ma la sorpresa non era ancora finita qui: lui si aspettava che gli argomenti di discussione vertessero intorno a temi legati alla letteratura, all’arte o alla politica, in quanto scrittore. Invece scoprì che fu invitato come esperto di spionaggio, infatti tale confronto aveva come oggetto improvvisi e imprevedibili attacchi verbali, che avevano come oggetto per esempio quesiti circa la sua opinione sui servizi segreti italiani o come poteva una democrazia moderna controllare la sua intelligence.
Lui non ebbe risposte significative, era un romanziere. È pur vero che da giovane per circa quattro anni lavorò per i Servizi Segreti inglesi, dapprima per l’MI5 e successivamente per l’MI6, ma le sue mansioni non riguardavano alcunchè di particolarmente pericoloso nè drammatico o decisivo, infatti venne assoldato in qualità di traduttore di documenti segreti per cinque ministri britannici, oppure per esempio quando si trovava nell’ambasciata inglese nella cittadina tedesca di Bonn aveva il compito di accompagnare in Inghilterra delle delegazioni di promettenti giovani tedeschi perchè studiassero il loro sistema democratico.
Non era per niente compentente riguardo le domande che gli furono poste. Egli strumentalizzò tali passate esperienze per trarre ispirazione e per avere una comprensione profonda dei meccanismi e dei giochi di potere, ma non ha mai svolto il compito di spia vera e propria.
Cossiga deluso, improvvisamente si alzò di scatto, gli strinse la mano e sparì. Successivamente lo scrittore venne accompagnato in una stanza adiacente dove nessuno dei presenti gli rivolse più la parola; in seguito egli scoprì che questi erano i vertici delle varie agenzie di intelligence italiana.
Qualche tempo più tardi, lo stesso Le Carré raccontò l’aneddoto nella sua autobiografia, con queste parole:
“Immagino che se uno fosse interessato a conoscere i risultati più segreti delle corse di Formula Uno, non andrebbe a chiederli a un giovane meccanico dotato di una fervida immaginazione, ma privo di qualsiasi esperienza sul campo”