Odilon Redon, il precursore del simbolismo

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Nel 1884 esce in Francia À Rebours (Controcorrente) di Huysmans. La pubblicazione di questo romanzo è forse l’avvenimento che meglio di ogni altro, sta ad attestare il compiersi di un vasto mutamento di gusto. Tramontano, o per lo meno danno segni di stanchezza, l’Impressionismo in pittura e il Naturalismo in letteratura; subentrano al loro posto gusti orientati differentemente.

Il protagonista di À Rebours, Des Esseintes, non è più l’uomo estratto dalla folla degli umili, o comunque non è inserito in una precisa entità sociale. Egli vuole unicamente sfuggire alle regole, a ogni forma consueta di vita. Una cospicua condizione di fortuna gli permetterà di astenersi dal lavoro come da ogni interesse pratico. Deciderà addirittura di evitare il consorzio umano, ritirandosi in una profonda solitudine; vivendo di notte e dormendo di giorno; le sue finestre saranno sbarrate per evitare l’ingresso dei raggi solari. Reputerà legittima e valida solo l’attività spesa nella ricerca del bello: un bello raro, esotico, difficile da raggiungere.

A questo modo À Rebours viene ad offrire una sorta di modello canonico, perfetto ed esauriente di tutto l’estetismo di fine secolo, cui non mancheranno personaggi come D’annunzio e Wilde.

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J.K. Huysmans

Huysmans l’aveva dichiarato nella prefazione, che esso intendeva essere un manifesto di rivolta contro l’idolo seguito fino al giorno prima, il Naturalismo: non più un romanzo carico di documenti umani e scientifici, ma un romanzo che fosse un pretesto per “inquadrare lavori più seri”; e questi lavori più seri consistevano in uno sfrenato collezionismo. Ora tra questi certamente non potevano mancare le opere d’arte. Quale però il criterio con cui sceglierle? Non certo quello che aveva sorretto il padre ripudiato, Zola. Dunque non più un omaggio a Manet e agli impressionisti, ma appunto la consapevolezza del capovolgimento radicale dell’arte nel tardo ‘800. Sotto questo punto di vista la scelta di Huysmans era perfetta: cadeva infatti su Redon, Moreau e Bresdin. Fra di essi uno necessita di una segnalazione particolare, Odilon Redon:

“Quei disegni erano al di fuori di tutto; per la maggior parte saltavano oltre i limiti della pittura, inauguravano una specialissima fantastica, una fantastica di malattia e di delirio. In realtà quei visi divorati da occhi immensi, da occhi di folle, quei corpi ingranditi oltre misura o deformi come se gurdati attraverso una caraffa, evocano in Des Esseintes ricordi di febbre tifoidea, ricordi rimasti tuttavia nelle notti ardenti, dalle paurose visioni della sua infanzia.”

Huysmans nella prefazione di Controcorrente

Non si può dire che nel 1884 Redon fosse ancora giovanissimo, poiché anzi, nato nel ’40, appariva già inoltrato nella maturità, ma poteva vantare al suo attivo, soltanto una personale tenuta anni prima e passata quasi inosservata. Era questa dunque per lui, l’occasione giusta del lancio: un lancio che oltretutto pareva accadere nella migliore delle condizioni, poiché preceduto da Bresdin e Moreau, che differentemente da Redon, rappresentano quasi una sorte di reazione rispetto al clima agitato del Romanticismo. Una reazione che si esplica rilanciando forme classiche e accademiche, evitando tuttavia l’accademismo e caratterizzandosi in modo originale, per la ricerca inconfondibile di una definizione. Moreau e Bresdin nei loro dipinti, sembrano darsi ad un’immensa ricerca di pietre preziose e orificeria, insomma trionfano un “finito” e un reale, in atmosfere comunque suggestive e evocative.

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Odilon Redon, Reflection, 1910

Per intendere in che cosa Redon si stacchi da questa linea basterà citare il suo motto: “Mettere sempre accanto ad una certezza una incertezza”, accanto al “finito” fa il suo ingresso il “non finito”, il vago. I simbolisti predicano l’intrusione del mistero, dell’infinito, dell’indistinto, fanno appello all’evocazione.

C’è un’altra differenza sostanziale che emerge tra Moreau e Redon. Il primo ignora totalmente le influenze naturaliste e impressioniste, mentre il secondo le studia e le approfondisce nella loro seppur inflessibilità.

Un pittore impressionista presta ai dati di natura un’attenzione sempre accesa e viva, li raccoglie tutti nella sua tela, provengano dalla terra, dall’aria, dalla vegetazione. In Redon e nel simbolismo in genere, il dato di natura, l’elemento “finito” viene offerto come frammento, come particella isolata, circondata spesso dal vuoto, o per lo meno da uno sfondo che le conferisce lo stesso alone di mistero.

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Odilon Redon, Germinazione, 1879

Varcato il periodo degli anni ’80 Redon finisce il suo periodo di apprendistato e si dedica ad una serie di opere litografiche in bianco e nero, il cui primo frutto è Dans le Rêve (nel sogno). L’apparizione di questo complesso di tavole segna certamente l’entrata in scena della prima vera opera simbolista, ove estremamente tipica è la seconda litografia del ciclo Germinazione: un pullulare di embrioni, come sferette, bolle d’aria, alcune delle quali si ingrossano, si dilatano maturando al loro interno, fini tratti distinti; o lo Gnomo dove una testa umana si svincola dal suo abituale corpo, aleggiando su di uno sfondo che pare essere il mare.

Successivamente si dedica a sei litografie per Edgar A. Poe, inaugurando così la sua adesione ad estrapolare dalla letteratura il filo artistico-pittorico di cui è gravida (Una Maschera Suona a Morto).

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Odilon Redon, Una Maschera Suona a Morto, 1882

Gli riuscì anche congeniale illustrare la Tentation de Saint Antoine di Flaubert.

Ancor più significativo il ciclo di qualche anno dopo, Les origines, dove come rivela pienamente il titolo, siamo in un clima celebrativo verso Darwin (Redon a differenza di Moreau e i parnassiani in generale, accetta la scienza nella sua integrità, ponendola addirittura al pari merito delle sue opere). Estremamente esplicative le didascalie sottoposte dall’autore ad ogni singola tavola: (Quando si destava la vita al fondo della materia scura ci fu forse una visione prima sperimentata nel fiore.

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Odilon Redon, Les Origines, 1883

Conseguentemente a questo periodo, Redon inizia a conoscere vari poeti e letterati tra cui Huysmans appunto, Mallarmè ed Hennequin. Da un lato quello di rappresentare immagine descritte in letteratura fu un passo rischioso da parte di Redon, poiché pregiudicava il fatto che lui non avesse in realtà idee, dovesse cioè sempre affidarsi a testi poetici per poter essere ispirato.

Redon mirava però a rendere l’opera simbolista totale nella sua integrità, nella sua moltitudine di colori mistici, creare un filtro tra realtà e sogno, essere maestro dell’indistinto, dell’allegro macabro, della sottigliezza e acuità della natura umana.

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