Il lato jazz di Bach: la modernità dell’Aria sulla Quarta Corda

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Nelle nostre vite caotiche e sconclusionate, ci rimane solo l’arte, e la musica in particolare, come esempio di ordine per salvarci, almeno temporaneamente, dal caos in agguato dietro l’angolo. La nostra esistenza che si estrinseca nel lavoro dalla mattina alla sera, in impegni e azioni senza senso, lontani anni luce da quello che veramente vorremmo fare ed essere.

All’interno della musica rinunciare a climax emotivi di una Sinfonia di Beethoven o di un assolo di rock di Jimmy Page non è mai stato facile. Ma forse, nell’attuale caos che governa la nostra società, questa scelta sta diventando sempre più possibile, sempre più una necessità. Rinunciare a Bach o al jazz rimane invece, oggi come ieri, scelta ardua se non impossibile. Di più: una scelta autolesionista.

Perché? Perché la musica, nel profondo, prima di tutto, parla al nostro inconscio suggerendo ordine ed esaltando la stima per l’ordine in noi ascoltatori.

Bach, Air ("on the G string", string orchestra)

L’amore per Bach di solito va a braccetto con l’amore per il jazz perché entrambi hanno radici nell’ordine (beat fisso, motore affidabile). Uno più seducente, l’altro più moralista ma entrambi ci aiutano a immergerci in uno stato meditativo che ci ricorda le leggi che governano la vita e l’Universo. Entrambi ci carezzano l’anima calmando il disordine interno generato dal caos esterno. È difficile rinunciare a Bach, al jazz, all’ordine, perché se lo facciamo, cosa ci rimane?

Vi proponiamo due ascolti, entrambi riguardano una delle sigle più conosciute e riconoscibili di un programma televisivo: quella che apriva la trasmissione Quark di Piero Angela. Stiamo parlando di un’opera di Johann Sebastian Bach: la Suite Orchestrale n. 3 in Re maggiore BWV 1068.

Il nome non vi dice niente? Probabilmente vi suonerà meglio il campanello se diciamo “Aria sulla quarta corda”. Pochi sanno, però, che tale titolo è impropriamente attribuito al Secondo movimento della Suite.

Cos’è un movimento? Diciamo che le grandi opere orchestrali sono suddivise in tempi. Come quando andiamo al cinema e c’è l’intervallo tra primo e secondo tempo. Ecco, immaginate che questa Suite sia un film di 4 tempi. Al secondo tempo c’è la nostra Aria.

Tale movimento trascritto dal musicista tedesco semplicemente come Aria è divenuto celebre con il nome di “Aria sulla quarta corda” a seguito di una trasposizione del violinista tedesco August Wilhelmj, il quale portò la composizione da re maggiore a Do maggiore (cambiò tonalità per intenderci) e la abbassò di un’ottava, in modo da poterla suonare tutta su un’unica corda, la quarta corda del violino (quella di Sol).

Jacques Loussier Trio - Air On The G String (J.-S.Bach, arr. A.Wilhelmj) / Ария на струне соль

Questo assaggio musicale del grande jazzista francese Jacques Loussier e del suo Play Bach Trio ci fa capire come Bach sia stato davvero il primo jazzista.

Qui sotto invece, potete ascoltarne un’altra versione, moderna e tradizionale al tempo stesso, di David Garrett.

David Garrett - AIR (Johann Sebastian Bach).

 

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