In Rainbows, la rivoluzione digitale dei Radiohead

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Dopo aver terminato il loro rapporto con la Emi nel 2004, i Radiohead avevano davanti a sé delle scelte da compiere e non erano del tutto semplici: l’essere privi di obblighi contrattuali (e quindi sostanzialmente liberi di decidere come proseguire il proprio percorso artistico) li poneva in una posizione decisamente privilegiata, ma anche scomoda, poiché la decisione di abbandonare il caldo abbraccio della loro storica casa discografica non era senza incognite.

La band di Thom Yorke, dopo un lungo periodo di riposo e riflessione in seguito alle fatiche di Hail To The Thief e del tour che seguì, decise di tornare in studio nei primi mesi del 2005, con la chiara intenzione di registrare un album che fosse distribuito solo online e quindi al di fuori del tradizionale circuito dei negozi, da loro reputato un modello di business ormai giunto in un vicolo cieco: i fan avrebbero potuto compiere il download del disco senza nessuna imposizione sul prezzo, lasciando loro la scelta se pagarlo con una donazione o meno (e in moltissimi preferirono scaricarlo gratis).

Gli abbozzi dei brani scritti dai Radiohead vennero portati in giro nella serie di concerti  organizzati, suonandoli e testando le reazioni del pubblico, per poi portare il materiale in studio a inizio 2007, dove Nigel Godrich mise mano alla produzione di In Rainbows.

Rispetto a Hail To the Thief, considerato da molti come un (bellissimo) disco di passaggio, In Rainbows metteva in chiaro che i Radiohead avevano ancora voglia di suonare e di non scalare nessuna marcia del proprio processo creativo, scegliendo di raccogliere tutte le influenze seminate nei precedenti OK Computer, Amnesiac e Kid A.

Le canzoni, sviluppate principalmente attorno alla chitarra di Johnny Greenwood (Bodysnatchers, Jigsaw Falling Into Place, Faust Arp), vennero per gran parte mantenute con questa impostazione, rendendo così In Rainbows molto più accessibile e fruibile rispetto agli ultimi album della band, senza rinunciare però alla consueta infusione elettronica e ai testi criptici ed emotivi.

La costruzione del disco avvenne su suoni molto morbidi e soffici e con brani delicati e struggenti in primo piano (Nude, House Of Cards, All I Need), destinati a far risaltare non solo la bravura dei musicisti, ma anche le capacità vocali e interpretative di Yorke, mai così misurato e allo stesso tempo al centro della scena.

In Rainbows è un album che abbraccia più stili, riuscendo ad amalgamarli senza doversi sovraccaricare di arrangiamenti eccessivi e barocchi: i Radiohead per l’ennesima volta dimostrarono di essere una band capace di far sembrare semplici cose che non lo sono affatto e nel loro primo album senza la Emi espressero tutto il proprio potenziale anche commercialmente, vendendo oltre tre milioni di copie (grazie anche alla pubblicazione “fisica” del disco qualche mese dopo quella online).

Con In Rainbows i Radiohead giunsero alla definitiva maturità artistica, assemblando un disco colmo di canzoni stupende, capaci di emozionare e coinvolgere, che risultarono impagabili: forse per questo in molti decisero di scaricare l’album gratis.

In Rainbows dei Radiohead è su Amazon

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Luca Divelti scrive storie di musica, cinema e tv su Rock’n’Blog e Auralcrave. Seguilo su Facebook e Twitter.

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