One Republic, Stop and Stare: se è un brutto momento, fermati

Posted by

Gli OneRepublic sono come la storia dell’uomo/donna della tua vita che ti prende per la gola: prima rimani colpito/a da come cucina e poi ti innamori. Allo stesso modo loro ti incuriosiscono con melodie che ammiccano al pop e poi ti innamorano con testi che parlano di te, di loro, di tutti. Sono come il melograno di Proserpina, li scopri e non li dimentichi più.

Il gruppo nasce in Colorado nel lontano 2002 per decisione di Ryan Tedder e Zach Filkins. In realtà Tedder era pronto a diventare una pop star da prima: nel 2000 aveva ottenuto un contratto discografico grazie a un talent show di MTV tenuta da Lance Bass, cantante degli ‘N Sync’s e produttore televisivo. Ma la verità dietro al reality venne fuori velocemente. Come ricordò in un’intervista alla BBC“Non lo rifarei mai. Due settimane dopo l’esperienza con MT facevo il cameriere e raccoglievo patatine dal pavimento. Non si risolse in nulla. Era tutto sulla carta – nulla di reale. Solo un mucchio di promozione che non diventò nulla”.

Per un po’ di tempo lavora sotto lo pseudonimo “Alias“, scrivendo di canzoni per vari artisti (riceverà una candidatura ai Grammy per il suo contributo su A Lively Mind di Paul Oakenfold). Poi a Los Angeles ritrova l’ex compagno di scuola Zach Filkins: Zach, che ha trascorso l’infanzia a Barcellona dove ha studiato chitarra classica, già prima del college aveva messo su un gruppo con Tedder.

I due amici ritrovati ci riprovano: iniziano a farsi conoscere su MySpace, ma il primo grande successo arriva con Apologize, estratto da Dreaming Out Loud, l’album di debutto realizzato con Interscope Records e pubblicato su MySpace il 30 aprile 2006. Diventerà una hit mondiale col remix di Timbaland nel 2007.

Stop and Stare è il secondo estratto e non è da meno.

Ricordo ancora precisamente il momento in cui ho sentito questa canzone ascoltando il testo. Era come se stessero cadendo gocce di colore su una tela, componendo un ritratto. Parole apparentemente a caso, in realtà perfette.

Questa città è più fredda ora, penso si stia stufando di noi
È ora di muoversi, mi sto levando la ruggine
Il mio cuore è ovunque, ma non qui
Me ne rimango qui da solo, contando gli anni
Mani pronte, afferrate il volante
Ogni sguardo mi sta uccidendo
È ora di fare il mio ultimo appello per la vita che conduco

Ryan Tedder spiegò a Digital Spy che la canzone fu scritta in un momento di disperazione profonda: “Ero veramente a pezzi, continuavo a ricevere avvisi di sfratto, mi sembrava proprio di rimanere a guardare la mia vita che scorreva”.

Stanno cercando di tornare, lo avverto in ogni parte di me
Pareggiare i conti, non avrei mai creduto di poterlo fare
Piedi fermi, non lasciatemi ora- correrò finché non riuscirete più a camminare
Ma qualcosa mi rende inquieto
e io perdo l’equilibrio

Fermati e guarda
Penso di muovermi ma non vado da nessuna parte
Sì, so che tutti si spaventano, ma sono diventato quello che non posso essere
Fermati e guarda
Inizi a chiederti perché sei qui e non lì
e daresti tutto per prendere ciò che è giusto
ma il giusto non è quello che ti serve davvero

Riesci a vedere quel che vedo io?

L’ultima domanda come una richiesta insoddisfatta: mi capisci, vero? Vedi anche tu che qualcosa non va?

Non sempre è evidente, non sempre abbiamo voglia di guardare. La verità è che lo sappiamo se siamo soddisfatti o no di quello che stiamo facendo, delle nostre occupazioni e delle nostre relazioni. Ma facciamo fatica a chiederci se ci basta.

Sulla loro pagina MySpace, i OneRepublic scrissero che Stop and Stare descrive “La frustrazione di arrivare a un punto nella vita dove ci si chiede: ‘come diavolo sono finito qui, non era dove avrei voluto essere, mi trovo a guardare ciò che avrei voluto passarmi accanto'”.

Ryan-Tedder-OneRepublic
In foto, Ryan Tedder, frontman dei OneRepublic

Credo che spesso rischiamo di trovarci mille cose da seguire, molti modi per riempire le giornate, ma rischiamo di farci trascinare dalla corrente.

Accontentiamo la nostra fame di tenerci occupati, ma perdiamo di vista la direzione in cui stiamo andando. Oppure lasciamo scegliere a chi abbiamo vicino. Facciamo come quelli che camminano a fianco ma non sanno bene dove vanno, perché ognuno pensa di star seguendo l’altro. Il senso di questo testo è invece: fermati.

Fermati non per restare fermo, ma per capire dove stai andando. Fermati e guarda, anzi guardati. Senza sconti, senza bugie, non aver paura di chiederti cosa vuoi davvero, anche se fa male. Non aver paura di seguire quell’intuizione che è la verità del tuo essere. Sei più importante di qualsiasi scrupolo. Sei più forte di molte difficoltà.

Non affidare i tuoi desideri alla corrente dell’abitudine. Sei ancora in tempo per cambiare direzione. Alzati e cammina.

Quando siamo bloccati in una fase stagnante tendiamo a cercare qualcuno a cui dare la colpa, ma la responsabilità è sempre nostra: questo significa che siamo che noi che possiamo tirarcene fuori cambiando ciò che non ci piace.

Muoviti, perché non verrà qualcuno a salvarti, a prenderti in braccio, a portarti altrove: lo puoi fare solo tu. Quella persona che stai aspettando, cantava McCartney molti anni prima, sei tu: quindi alzati, tirati letteralmente su, varca quella soglia, fai finalmente ciò che avevi paura di fare. Chiudi quella relazione che ti fa star male, esci da quella situazione che ti avvelena, accetta quella proposta che un po’ ti fa paura.

Nessuno può decidere che non può essere meglio di così, solo tu.
Datti una chance. Riesci a vedere quel che vedo io?

.

(Articolo pubblicato originariamente su Parte Del Discorso e gentilmente concesso ad Auralcrave per la ripubblicazione)

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.