Il Monty Python’s Flying Circus: l’anarchica irriverenza di uno show storico

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Tutto iniziò dal The Goon Show, programma radiofonico dai toni surreali e satirici andato in onda in Gran Bretagna dal 1951 al 1960 e condotto dal suo creatore Spike Milligan assieme a Harry Secombe e Peter Sellers. Le invenzioni bizzarre, i tormentoni a base di suoni e rumori e i nonsense che parodiavano lo stile di vita dell’inglese medio degli anni ’50, divennero un punto di riferimento per i giovani dell’epoca.

Tra questi c’erano i futuri Monty Python, che trassero più di un motivo d’ispirazione dalla fortunata formula di Milligan e su cui poi impostarono il loro successo.

Nel 1969 i comici Graham Chapman, John Cleese, Eric Idle, Terry Jones, Michael Palin e l’illustratore Terry Gilliam furono reclutati dalla BBC per la realizzazione di quella che sarebbe diventata in poco tempo la più innovativa, stralunata e influente trasmissione comica inglese: il Monty Python’s Flying Circus.

Monty_Python_Flying_Circus

Il debutto dello show avvenne il 5 ottobre del 1969: in origine i capi dell’emittente inglese volevano che si chiamasse Baron von Took’s Flying Circus (il nomignolo affibbiato dai sudditi della Corona Britannica alle squadriglie aeree tedesche della Prima Guerra Mondiale), ma Cleese e gli altri scartarono l’idea.

Il neonato gruppo di lavoro si coalizzò nel proporre i nomi più surreali e strani (Ow! It’s Colin Plint; A Horse, a Spoon, and a Bucket; The Toad Elevating Moment; Owl Stretching Time; The Algy Banging Hour; Bunn, Wackett, Buzzard, Stubble and Boot; Whither Canada?) e la produzione iniziò ad agitarsi e a chiedersi quanto fosse stato saggio reclutare personaggi simili: alla fine le parti si accordarono su Monty Python’s Flying Circus, scegliendo d’inserire quel Monty Python nel titolo (il soprannome affibbiato agli agenti dello spettacolo spregiudicati), che poi divenne il nome della nuova formazione comica.

L’idea iniziale dello spettacolo secondo i sei artisti (coadiuvati da Ian MacNaughton, già collaboratore di Spike Milligan) era di rifarsi ampiamente alla geniale inventiva del The Goon Show, andando anche se possibile a prendersi maggiori rischi nella demolizione dei luoghi comuni e sociali inglesi: per questo concordò una paga abbastanza bassa per i propri sketch, proprio per poter ottenere la più ampia libertà di manovra possibile.

La chiara volontà di legare anarchia a innovazione portò i Monty Python a creare un flusso di coscienza che portava i vari episodi all’interno dello show a confluire quasi l’uno nell’altro, sfruttando le animazioni di Terry Gilliam. La struttura narrativa veniva seguita da Terry Jones e Michael Palin, mentre John Cleese, Eric Idle e Graham Chapman si occupavano maggiormente della stesura dei testi.

L’approccio al lavoro di gruppo era fortemente democratico, con votazioni a maggioranza per la scelta degli sketch o delle idee su cui lavorare e predominava la volontà di non fare emergere una personalità dominante: per questo i nomi dei comici apparivano sempre in ordine alfabetico.

Non c’erano argomenti tabù, anzi il proposito del gruppo era di affrontare ogni possibile tema, anche i più sconvenienti, che venivano sfruttati senza alcuna paura delle eventuali reazioni avverse del pubblico. Inoltre, l’alta istruzione dei Monty Python (tutti laureati) permetteva loro di includere riferimenti storici, politici e filosofici nei loro show senza apparenti forzature nel loro linguaggio comico, accompagnando lo spettatore anche attraverso alcuni temi non proprio comuni in ambito televisivo.

Dopo aver a lungo considerato l’idea di concludere l’esperienza del Monty Python’s Flying Circus con la seconda stagione, John Cleese abbandonò definitivamente lo show al termine della terza edizione. Tra le cause vi era anche la compromessa intesa lavorativa con Graham Chapman, spesso messa a dura prova dall’alcolismo dell’attore, che non sempre era in grado di ricordare le battute e fornire un apporto adeguato al gruppo: il rigido Cleese, che aveva trovato proprio nel disordinato e geniale Chapman il suo partner di lavoro ideale, sbottò per le sempre maggiori difficoltà e semplicemente se ne andò.

Per gli altri Python, che si trovarono senza le loro principali bocche di fuoco in termini di scrittura, non restò altro che improvvisare un’ultima e quasi tronca stagione, che segnò la fine della trasmissione.

Il rapporto tra loro non rimase compromesso e la fine del Monty Python’s Flying Circus fu l’inizio della loro carriera cinematografica (che aveva già avuto un preludio con E ora Qualcosa di Completamente Diverso, lungometraggio del 1971 montato con alcuni dei migliori sketch), che culminò in Brian di Nazareth e Il Senso della Vita, con quest’ultimo che si aggiudicò nel 1983 il Gran Premio della Giuria di Cannes.

L’innovazione portata avanti negli anni dai Monty Python ha avuto un’enorme influenza non solo sui comici della generazione successiva (quasi chiunque sia passato al Saturday Night Live) o nello spettacolo in genere: lo spam, così poco amato da chiunque abbia un’indirizzo di posta elettronica, deve il suo nome a un loro geniale sketch basato sulla nota marca di carne in scatola.

L’improvvisa morte di Chapman nel 1989 pose fine a eventuali nuovi lavori del gruppo, anche se spesso le carriere dei cinque superstiti s’incrociarono negli anni successivi. La cerimonia funebre di Chapman resta il testamento spirituale di questo eccezionale gruppo di artisti, che hanno saputo ridere persino della morte.

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