Quando Pier Paolo Pasolini era autore di canzoni

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Intellettuale. Scrittore. Sceneggiatore. Regista. Drammaturgo. Poeta. Giornalista. E anche autore di canzoni.
In una parola?
Pier Paolo Pasolini.
Sì, va bene, sono tre.
Ma il concetto non cambia.

Se c’è un uomo che ha cambiato la visione dell’arte in Italia negli anni Sessanta e Settante, discostandosi da tutto ciò che poteva essere popolare, questo è il nome da ricordare.

Non vi annoierò con i cenni biografici, per quelli esiste Wikipedia. Oggi vi racconterò del Pasolini poeta, o meglio autore di brani musicali.

Certo, questa binomio potrebbe anche sconvolgervi, ma non c’è niente di male. Molti dei più grandi autori della letteratura si sono cimentati con la musica. Da Calvino a Stephen King, per intenderci.

Le prime canzoni del Pier Paolo autore furono scritte e pubblicate nel biennio 1961/1962, cantate da Laura Betti, e verranno poi riprese negli anni ’70 e negli anni ’90 da Grazia De Marchi e soprattutto dalla splendida voce di Gabriella Ferri.

Macrì Teresa detta Pazzia, Il Valzer della Toppa, Cocco di Mamma e Cristo al Mandrione. I titoli sono voce di un incontro tra poesia e brano musicale, una commistione di ciò che verrà poi chiamata negli anni successivi la canzone popolare.

In particolare Il Valzer della Toppa è uno di quegli stornelli che, oltre a raccontare un mondo delle borgate romane (che richiama l’opera di Una Vita Violenta e Ragazzi di Vita), avvicina il futuro genere che verrà ripreso dai cantautori della scuola romana dialettale (Stefano Rosso e Mannarino, per citare due nomi importanti).

Dalla sua raccolta La Meglio Gioventù estrapolò Il Soldato di Napoleone per Sergio Endrigo, una marcetta militare che comincia con i famosi versi:

“Addio, addio Casarsa vado via per il mondo
Lascio il padre e la madre vado via con Napoleone
Addio vecchio paese, addio giovani amici
Napoleone chiama la meglio gioventù.”

Anche se il brano che lo rende più celebre nel campo musicale è Che Cosa Sono le Nuvole, scritto per Domenico Modugno (con cui aveva già collaborato per la colonna sonora di Uccellacci e Uccellini). Su un arpeggio di chitarra scuro e ansiogeno, Pasolini scrisse un testo unendo diverse parti prese dall’Otello di Shakespeare. Modugno stesso la interpretò magistralmente, con quella voce delicata e cupa che era uno dei suoi tratti distintivi.

Sorprendente invece è il suo ingresso nel rock progressivo. Una vecchia poesia intitolata Notturno viene trasformata nel brano Danze della Sera, pubblicata dal gruppo Chetro & Co. nel 1968, appena prima del grande boom del rock progressivo con la nascita dei grandi complessi italiani, su tutti la Premiata Forneria Marconi (che, tra l’altro, curiosità nella curiosità, nella prima formazione aveva come cantante Teo Teocoli, l’attore comico).

Pasolini, quindi, ha contribuito a uno dei periodi d’oro della musica leggera italiana con una manciata di brani, che traevano spunto dalla sua poetica, sorprendendo il pubblico.
E sorprendendo anche i futuri cantautori che dalle sue canzoni e, soprattutto, dalla sua poetica di strada prenderanno ispirazione. E alla sua morte cominceranno a porgergli i dovuti onori.
Con tributi, letture, citazioni.
E canzoni…

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