Rock Survivors: otto artisti sopravvissuti agli eccessi delle droghe

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Non è facile essere un artista di successo e vedere girare droghe di ogni tipo in ogni momento della giornata: le tentazioni sono troppo forti e pochi riescono a dire di no. Le droghe sono state sempre viste come un momento di “ricreazione” o come un additivo per aumentare il processo di creatività e molti degli eroi del rock hanno incontrato una fine prematura proprio a causa dell’abuso di sostanze. Per fortuna non tutti sono stati risucchiati dal gorgo della dipendenza e proprio di alcuni di loro parleremo oggi: di coloro che sono andati molto vicine a una fine tragica, ma sono sopravvissuti. Spesso cambiando abitudini immediatamente dopo.


Dave Gahan

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L’incubo tossico di Dave Gahan culminò nel 1996, quando il cantante dei Depeche Mode finì in overdose di speedball, eroina + cocaina (non voleva farsi mancare nulla, evidentemente) e il suo cuore si fermo’ per circa due minuti. Ripresosi, decise di cambiare vita e raccontò in seguito che, mentre si sentiva scivolare verso l’oscurità, sentì un’altra forza che lo riprese e lo sottrasse alla morte: questo episodio era il culmine di anni di abusi di droghe, a cui si doveva aggiungere un matrimonio fallito e un tentativo di suicidio l’anno precedente.


John Frusciante

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John Frusciante arrivò veramente vicino a un punto di non ritorno: l’ex chitarrista dei Red Hot Chili Peppers entrò nella formazione nel 1988 per sostituire Hillel Slovak (morto per overdose di eroina lo stesso anno), ma per sopportare lo stress dello strepitoso successo della band nei primi anni ’90 si avvicinò sempre più alle droghe, fino a venirne risucchiato quando abbandonò il gruppo. La depressione e le otto overdose a cui andò incontro in quel periodo gli fecero capire che doveva fare qualcosa per evitare una fine prematura, convincendolo a entrare in rehab, per poi riprendere in mano la sua carriera ancora assieme a Kiedis e soci.


Stevie Nicks

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Pochi reggono il confronto con ciò che fece una come Stevie Nicks: la cantante dei Fleetwood Mac si dedicò a lungo alle droghe, diventando dipendente da cocaina, psicofarmaci e alcol. Soprattutto la cocaina divenne la sua più intima e assidua confidente per nove anni (una delle leggende più sussurrate nel rock narra che Stevie fosse arrivata ad assumere la cocaina persino da orifizi tutt’altro che nobili), per cui arrivò a spendere in tutto circa un milione di dollari prima di capire che era arrivato il momento di fermarsi. Fu un medico a convincerla, mettendola di fronte ai danni irreversibili a cui andava incontro e terrorizzandola sulla probabile caduta del naso, che già presentava segni di cedimento strutturale. Per battere la sua dipendenza, Stevie Nicks assunse per anni il Klonopin, un medicinale che la rese a sua volta dipendente e che la costrinse a una nuova lotta per affrancarsene.


Joe Walsh

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Tra i tanti amori di Stevie Nicks, quello che condivise maggiormente con lei l’abuso di droghe fu Joe Walsh, chitarrista degli Eagles, famoso per la sua vita dissoluta. Il fascino che alcol e droghe aveva su Walsh era celeberrimo fin dagli anni ’70: la sua relazione con le droghe (esplosa in seguito alla morte di sua figlia Emma, di soli tre anni, in seguito a un incidente stradale) degenerò nel tempo e lo portò negli anni ’80 a diventare un relitto sempre sul punto di autodistruggersi. Il suo rapporto con la Nicks fu interrotto proprio in uno dei rari momenti di lucidità, quando Joe si rese conto che vivere accanto a lei lo avrebbe portato alla morte. La sua rinascita avvenne negli anni ’90, dopo la reunion degli Eagles: Glenn Frey e Don Henley (che già avevano abortito un primo tentativo di rimettere insieme il gruppo per le problematiche condizioni del chitarrista) pretesero massima sobrietà da parte di tutti i componenti, costringendo Walsh a entrare finalmente in un centro che lo aiutò a disintossicarsi.


Eric Clapton

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Un altro che è stato pesantemente compromesso dall’uso delle droghe è Eric Clapton, che negli anni ’80 era nel pieno della sua stagione più viziosa e sembra spendesse fino a 15.000 dollari a settimana in alcol e droghe varie. La nascita di Conor (il figlio nato dalla relazione con Lory Del Santo) nel 1987 lo portò a cambiare vita e a decidere di voler essere sobrio per il nuovo venuto. La prematura e sconvolgente morte del bambino (precipitato nel vuoto dal grattacielo dove risiedeva con la madre) rischiò di riportarlo agli antichi vizi, ma, a differenza di Walsh, Slow-hand trovò nella tragedia la forza di allontanarsi definitivamente dalle droghe, decidendo di non deludere la memoria di Conor.


Nikki Sixx

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Nikki Sixx dei Motley Crue è uno di quelli a cui si associa spesso e volentieri l’immagine dell’artista sregolato e dedito a svaghi di ogni tipo: il bassista ha vissuto un festino infinito per gran parte del periodo d’oro della band, tra gli anni ’80 e ’90, fino al momento in cui ha capito di doversi ripulire. L’episodio più famoso è l’overdose del 1987, quando venne ripreso all’ultimo momento dai medici, che lo stavano per dichiarare morto.


Ozzy Osbourne

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Ozzy Osbourne si è dedicato per decenni a qualunque tipo di droga ed è passato dalle anfetamine al valium, dai tranquillanti ai barbiturici, dagli acidi alla marijuana, dalla cocaina all’eroina, spendendo un patrimonio e finendo spesso in centri di riabilitazione. Il suo Genoma è stato sequenziato nel 2015 ed è emerso che i suoi geni hanno una tolleranza estrema alle droghe, cosa che gli ha permesso di sopravvivere alle sue estenuanti attività ricreative. Da qualche tempo sembra abbia eliminato ogni tipo di sostanza dal suo organismo. Sua moglie Sharon ha dichiarato che “se dovesse arrivare la fine del mondo sopravviverebbero solo gli scarafaggi, Ozzy e Keith Richards”.


Keith Richards

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E chiudiamo proprio con lui. Keith Richards ha vissuto una vita di eccessi leggendari e infiniti, soprattutto negli anni ’60 e ’70, arrivando anche a sperimentare su sé stesso combinazioni diverse di sostanze. Una volta dichiarò di essere riuscito a non dormire per 9 giorni di fila, arrivando a cedere poi di schianto e a sbattere la testa su un mobile, per poi risvegliarsi in una pozzanghera di sangue. La sua unione con Anita Pallenberg non lo aiutò a restare sobrio e solo la fine della storia con la ex modella (oltre ai problemi legali che si erano accumulati nel tempo) gli diede modo di rallentare l’uso di droghe. Alla fine quale è stata la cosa più strana che ha sniffato il buon Keef? Suo padre, le cui ceneri passarono per il naso del chitarrista dopo essere cadute all’apertura dell’urna che le conteneva: magari è una leggenda, ma del tutto credibile, se associata al personaggio. E poi, sì, probabilmente ha più probabilità di sopravvivere alla fine del mondo rispetto a molti scarafaggi che ho incontrato.

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Luca Divelti scrive storie di musica, cinema e tv su Rock’n’Blog e Auralcrave. Seguilo su Facebook e Twitter.

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