Peace, Love and Music: l’irripetibile Summer Of Love del 1967

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Sono passati esattamente 50 anni da quando il movimento generazionale dei “figli dei fiori” contribuì a rendere San Francisco il luogo perfetto in cui coltivare il sogno di una nuova società non violenta in cui regnasse l’amore e la musica, rock soprattutto, risuonasse libera.

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Stiamo parlando della cosiddetta Summer Of Love, una stagione che è stata scandita tanto dai numerosi tumulti giovanili contro la guerra in Vietnam, a favore dei diritti civili -contemporaneamente Martin Luther King teneva i suoi discorsi alla popolazione- e perfino contro il bando dell’LSD stabilito da parte del governo californiano (ricordiamo lo Human Be-In che si tenne al Golden Gate Park già prima della vera estate, ovvero il 14 gennaio), tanto dallo sviluppo del rock psichedelico. Furono infatti anni in cui la droga era vista come una strumento per ampliare la mente e le conoscenze, in cui le canzoni di protesta (Bob Dylan) o le esortazioni alla scoperta della psichedelia (Byrds o Jefferson Airplane) spopolarono e in cui spesso le proteste diventarono tanto animose da trasformasi in veri e propri cortei pacifisti sia a New York sia a San Francisco.

In quest’ultima venne identificata un’area specifica, quella di Haight-Ashbury, come punto di raduno e incontro tra gruppi di hippy sempre più numerosi, che diedero inizio a sperimentazioni di vita comunitaria e celebrazioni di psicoticismo e disinibizione sessuale. Il giornalista Hunter Stockton Thompson arrivò a dichiarare, sulle pagine del New York Times Magazine, che “Ashbury è la capitale degli hippie”.

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Insomma, lo sgretolamento dei valori americani e il malcontento sociale condussero i giovani a reagire dando origine a una vera controcultura basata su nuovi ideali d’amore e spiritualità. Tra i primi a portare avanti le attività d’autogestione contro il governo vi furono il gruppo dei Diggers (di Peter Coyote), associazioni come The Family Dog e ancora un giornale underground chiamato Oracle. Gli stessi formarono il consiglio per la Summer Of Love in vista dell’ondata di giovani che avrebbero poi invaso la città di San Francisco nel periodo estivo: «Questa estate, la gioventù di tutto il mondo si reca in sacro pellegrinaggio nella nostra città, per affermare e celebrare una nuova alba spirituale. Il ruolo della gioventù della nazione che ha dato vita ad Haight-Ashbury è una piccola parte del risveglio spirituale mondiale. Le ragioni di questo non contano. È un dono di Dio che dovremmo accogliere, nutrire e di cui dovremmo fare tesoro» aveva annunciato il consiglio stesso.

L’evento principale di quel periodo però si concentrò tra il 16 e il 18 giugno in occasione del primo vero festival musicale tenutosi a Monterey: vi parteciparono oltre 200.000 persone e gli artisti, tra cui citiamo The Animals, Simon & Garfunkel, Canned Heat, Janis Joplin, i già citati Jefferson Airplane e Byrds, Ravi Shankar, Greatful Dead, The Mamas & The Papas, Who, Buffalo Springfield, Jimi Hendrix (presentato sul palco da Brian Jones dei Rolling Stones) e altri ancora. Tre giorni che segnarono la storia degli Stati Uniti e della musica, tanto che l’International Pop Festival di Monterey fu considerato il precursore di Woodstock.

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Tuttavia, l’utopia hippy, sintetizzabile nella triade “pace, amore, musica” durò poco: il radunarsi di così tanti giovani aveva portato con sé anche il radunarsi dei giornalisti e la copertura mediatica divenne troppo pressante (furono istituiti anche tour in bus per vedere le comunità hippy) trasformando il tutto in uno spettacolo dal gusto folcloristico. I  nobili ideali dei figli dei fiori furono asserviti al nuovo consumismo che si sarebbe affermato nel decennio successivo tanto che in un atto di disperazione i Diggers chiusero la stagione del ’67 con la messa in scena di un corteo funebre chiamato The Death Of Hippie. Come se non bastasse appena due anni dopo, al termine del festival di Woodstock, le notizie dello scioglimento dei Beatles, delle tragiche e premature morti di Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison resero evidente che quello era l’inizio della fine per quanto era stato creato dagli hippie, la fine della controcultura. Dalle utopie pacifiste, l’amore condiviso e lo spontaneismo comunitario si passò presto a una distopia nichilista e commerciale tesa a trasformare tutto in denaro. L’edonismo individualistico determinò un cambiamento radicale in ogni campo, sociale, della moda, dello stile di vita e della musica, non più colonna sonora d’una generazione ma prodotta con il solo scopo di vendere dischi.

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