La collezione musicale di Murakami in una playlist Spotify

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Dopo l’articolo che gli dedicammo l’anno scorso, Haruki Murakami non ha più bisogno di presentazioni su Aural Crave: è lui lo scrittore di cui si parla ogni anno al momento dell’assegnazione del premio Nobel per la letteratura, ed è lui il personaggio celebre per offrire sempre nei suoi romanzi uno spazio massiccio alla musica. La novità che è girata molto in tempi recenti, e per cui vale la pena ritornare in profondità sulla sensibilità musicale dello scrittore giapponese, è che da adesso abbiamo la possibilità di entrare virtualmente nella sua personalissima discoteca: esiste su Spotify una playlist di 3350 brani (220 ore di ascolto) tratti dalla collezione privata di Murakami Haruki, ascoltabile qui sotto:

A partire da quando, giovanissimo, inizia a familiarizzare col jazz, quello con la musica diventa, per Murakami, un rapporto intimo e insostituibile, nonché il suo primo lavoro: appena finita l’università, infatti, fonda un Jazz club che col tempo raccoglierà un discreto successo. Almeno fino a quel fatidico 1 Aprile 1978 in cui, durante una partita di baseball, avrà l’epifania a cui i suoi devoti lettori devono tutto:

Il suono secco della palla contro la mazza risuonò nello stadio – poi a velocità pazzesca girò la prima base e si fermò sulla seconda. Ecco, fu in quel momento che mi colpì il pensiero: voglio scrivere un romanzo.

Sembra che il jazz sia saltato fuori dal debole argine circolare dei suoi preziosi dischi per investire la sua stessa vita, imponendone un brusco cambio di rotta, proprio come se si trattasse dello strambo giro armonico di un pezzo bop. E’ questa improvvisa illuminazione a mutare il corso della sua vita e a tramutare il gestore di un jazz club in Haruki Murakami.

Lungo tutta la sua prolifica produzione letteraria, Murakami ha disseminato tracce, più o meno palesi, del suo profondo amore per la musica: da Norwegian Wood, il cui titolo è un omaggio ai Beatles, a Ritratti in jazz, vero e proprio affresco dell’universo jazzistico e delle egomaniache creature che lo abitano, fino a romanzi come Dance, Dance, Dance e 1Q84, ogni storia nasconde un tema musicale, una melodia, nascosta o palese, sulla quale silenziosamente i suoi personaggi danzano. E’ nelle pagine de L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi Anni di Pellegrinaggio che, tuttavia, lo stesso Murakami spiega il senso profondo di corrispondenza tra musica e vita che da sempre avverte:

La vita è come uno spartito complesso. Piena di semicrome e biscrome, di segni strani, di annotazioni dal significato oscuro. Decifrarla è un’impresa ardua, e anche a saperla leggere correttamente, anche a saperla trasformare nella musica più bella, non è detto che poi la gente la capisca e l’apprezzi nel suo giusto valore.

La musica è dunque un elemento chiave nelle sue storie. E’ frequente il ricorso a una “colonna sonora” che possa sottolineare uno stato d’animo, che ne sia cassa di risonanza. Per coprire l’enorme varietà delle emozioni umane, Murakami può, per fortuna, fare affidamento sulla vastità e profondità delle sue conoscenze musicali. Non c’è soltanto il Jazz nella sua ormai leggendaria collezione di dischi: dai compositori classici al rock, senza disdegnare la migliore vena pop (soprattutto il pop americano, come gli amati Lovin’ Spoonful citati in L’arte di correre), è enorme il bagaglio musicale dal quale estrarre mood e citazioni per i suoi romanzi.

Come è possibile scoprire ascoltando la monumentale playlist sopra, tra i suoi ascolti preferiti, accanto agli amati jazzisti (Herbie Hancock, Django Reinhardt, Gene Krupa, solo per citarne alcuni) figurano compositori come Sergei Prokofiev o Frederic Chopin, fino ad arrivare addirittura al rock. È un viaggio che i suoi lettori affezionati conoscono già, almeno in parte. Da adesso è accessibile a tutti, in maniera completa.

murakami

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