Emotività, coerenza e buone intenzioni: un omaggio a Robert Miles

Quando si crea della musica, come del resto accade in qualsiasi ambito artistico, le ispirazioni possono rivelarsi molteplici e disparate. A volte, a dare l’input creativo può essere un semplice tramonto; altre volte, un periodo particolare della propria esistenza o un ricordo più o meno felice. Ce ne sarebbero da elencare davvero a bizzeffe. Anche le fotografie possono svolgere un ruolo determinante, specie se ritraggono i volti innocenti di bambini a cui è stato negato il diritto alla vita e la possibilità di crescere. Scatti del genere sono quelli che, nel 1995, hanno commosso e toccato le corde più fragili del cuore di un DJ italiano, nato in Svizzera ma vissuto per anni nella cittadina friulana di Fagagna. Lui si chiamava Roberto Concina, si è spento a Ibiza lo scorso martedì 9 maggio, dopo una battaglia impari contro il brutto male dei nostri tempi, ma tutti lo conoscono (e lo ricorderanno) come Robert Miles.

La canzone che lo ha consacrato padrino della trance music a livello planetario s’intitola Children, un brano composto in memoria delle piccole vittime della guerra civile scoppiata quando, nel 1992, lo stato della Bosnia ed Erzegovina aveva proclamato l’indipendenza dall’ex Jugoslavia. La visione di quelle immagini di cui parlavamo poc’anzi, mostrategli da papà Albino di ritorno da una missione umanitaria a Sarajevo, aveva scosso il giovane Robert al punto tale da voler trasformare quell’emozione così intensa in qualcosa di concreto e indelebile. Complice l’amicizia con il celebre produttore discografico Joe T Vannelli, proprietario e fondatore della DBX Records, Miles riesce a pubblicare Children a gennaio del 1995, all’interno di un EP stampato su vinile da 12 pollici e uscito esclusivamente per il mercato italiano. Ma la versione originale suona ben diversa da quella che tutti avrebbero in seguito amato, tant’è che fallisce nel catturare l’interesse del pubblico e non riesce a debuttare nemmeno in classifica.

Qualche mese più tardi, ecco arrivare la svolta: Robert propone un nuovo mix a Vannelli, e in questa nuova versione c’è decisamente qualcosa di magico. Gli arpeggi della chitarra acustica, già presenti nel mix iniziale, sono ora accompagnati dalla soave melodia di un piano e potenziati dal ritmo di un beat incalzante e di una bassline corposa che si tallonano a vicenda e si alternano a distanza di microsecondi, senza mai sovrastarsi l’un l’altro. Questa versione, convenzionalmente nota come Dream Version, renderà Children un successo su scala mondiale, nonché il capolavoro per eccellenza in campo techno/trance. Quando Vannelli comincia a testare la traccia durante alcune serate al Kimbo, famoso club di Miami, è infatti Simon Barry della Platipus Records a decidere di acquistare i diritti sul pezzo di Robert al fin di distribuirlo nel Regno Unito, prima attraverso la divisione britannica della label e poi cedendo a sua volta il copyright a una piccola figlia della BMG, la deConstruction, con cui il DJ firmerà un contratto il 23 dicembre del ’95 per la distribuzione del brano in UK. Children non sarà ulteriormente rielaborata: a detta di ogni discografico, è perfetta così com’è. Ne viene soltanto realizzata una versione più breve, per la radiofonia, la cosiddetta Eat Me Edit da 4 minuti, utilizzata anche per il video di supporto. Nel 1996, la canzone (peraltro singolo apripista dell’album di debutto Dreamland) sarà notata e richiesta in ogni angolo del vecchio e nuovo continente, raggiungendo ottimi posizionamenti in classifica e certificazioni oro e platino.

Esattamente come il motivo per cui nasce, Children viene intesa da Robert per un fine altrettanto lodevole: a inizio degli anni ’90, il circuito dei club di molti paesi europei stava assistendo alla sempre più rapida ascesa della musica rave, distinta da un frenetico delirio synth che, spesso e volentieri, veniva elevato al cubo mediante l’abuso di alcol e droga nelle discoteche. La cronaca dell’epoca registrava quasi ogni weekend centinaia di incidenti mortali dovuti allo stato di ebbrezza e poca lucidità di chi, uscito dai locali notturni, si metteva imprudentemente alla guida. Nel nostro paese era diventata prassi giornalistica denominare queste tristi vicende ”Le stragi del sabato sera”, dal momento che, il più delle volte, venivano coinvolti negli scontri fatali anche più automobilisti. Miles sentiva dunque l’esigenza di chiudere i propri DJ set con qualcosa che mitigasse le alterazioni mentali, piuttosto che coadiuvarle, e spingesse le persone a ballare sulle note dell’ultimo numero della serata provando un sentimento di euforia onirica e al contempo malinconica, diametralmente opposta a quella allucinogena della rave. Così, grazie a Children, il pubblico ebbe ufficialmente modo di conoscere (e apprezzare) l’aspetto più sognante e celestiale della trance, non a caso definito Dream Trance.

Eppure, a dispetto dell’incredibile eco mediatica diffusasi in poco meno di due anni e dei tanti riconoscimenti (compreso un Brit Award come miglior artista emergente a livello internazionale), Robert non si è mai lasciato influenzare dalla notorietà, restando fedele ai propri intenti e visioni ed evitando perfino di compiacere il volere altrui. Quando Children e un paio di singoli successivi (Fable e One And One) permisero al suo nome di farsi strada nell’industria discografica, le proposte di collaborazione fioccarono come neve: oltre a un mancato remix per George Michael, la deConstruction pianificò per lui una sessione in studio con la cantante australiana Kylie Minogue (a quel tempo sotto contratto con la medesima label e alle prese con la registrazione dell’album Impossible Princess), ma il materiale inciso venne scartato dal disco finale poiché troppo rappresentativo dello stile di Robert e meno consono a quello della Venere tascabile di Melbourne. Poi, nei primi mesi del ’97, ecco giungere un fax da parte della Maverick, contenente un invito a recarsi in un lussuoso hotel di Londra per un meeting con Madonna, nel corso del quale la regina del pop (da poco mamma di Lourdes Maria) espresse al musicista il desiderio di esplorare il lato più alternativo e meno commerciale della musica elettronica, chiedendo qualche demo da valutare. Come svelato la settimana scorsa da Joe T Vannelli in persona, la traccia proposta da Robert alla Ciccone fu un pezzo intitolato Everyday Life, ma nel momento in cui la diva italoamericana cominciò a sollecitare il DJ, con una certa insistenza, affinché rimaneggiasse alcuni elementi del brano nel minor tempo possibile e secondo le sue direttive, Miles si vide costretto ad interrompere il potenziale sodalizio per impegni (e punti di vista) contrastanti. Qualche mese dopo, Madonna avrebbe conosciuto William Orbit e affidato a lui buona parte della produzione dell’album Ray Of Light, mentre Everyday Life sarebbe stata inclusa, in tutta la sua gloria da 10:29 minuti, nel secondo LP di Roberto, 23am.

A prescindere dal consenso collettivo, dai progetti mai decollati e dalla fama ottenuta, noi vogliamo ricordare il pioniere della Dream Trance così come appare nel video sottostante, deliziosamente timido e impacciato quando venne premiato dal patron Vittorio Salvetti durante la finale del Festivalbar targato 1996, in una gremitissima Piazza del Plebiscito, a Napoli, per nulla avara nell’effondere tutto l’affetto e orgoglio italiano verso un connazionale che stava allora spopolando in gran parte del mondo.

Ciao Roberto. Grazie per la musica, grazie per le emozioni.

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