Secondary Ticketing: tutte le ombre del “bagarinaggio 2.0”

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È capitato a tutti, almeno una volta, di voler disperatamente andare a un concerto ma non trovare i biglietti, perché sold out in men che non si dica, o magari di trovarli, ma su un sito non ufficiale e al doppio del prezzo di vendita: è esattamente quanto accaduto in occasione del concerto dei Coldplay a San Siro, previsto per il 3 e 4 luglio 2017 e divenuto subito un caso eclatante che ha fatto notizia ovunque. Da quel caso, dopo le mille proteste dei fan delusi e arrabbiati, son partiti diversi approfondimenti ed indagini collaterali, e l’ultimo aggiornamento in tal senso è stato qualche giorno fa, quando due inviati del programma Le Iene (Nicolò De Devitiis e Matteo Viviani) hanno deciso di raccogliere la testimonianza d’una dipendente di un sito di secondary ticketing e far luce sulla questione.

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Le Iene – Come funziona davvero il business dei biglietti (puntata del 9 Novembre – guarda su Mediaset Video

Con tanto di prove alla mano, nello specifico di fatture fornite da un anonimo direttamente alla redazione dello show televisivo, i due giornalisti hanno intervistato sia Roberto De Luca, amministratore delegato di Live Nation Italia – azienda accusata di non aver rispettato il contratto, stipulato negli ultimi 15 anni dalla principale concorrente, TicketOne, con alcuni dei maggiori promotori italiani di concerti, per l’esclusiva di vendita dei  biglietti online – sia Stefano Lionesi, amministratore delegato della stessa TicketOne. Durante il servizio, De Luca ha mostrato non poche difficoltà nel fornire spiegazioni circa la cessione di una notevole quantità di biglietti a siti di secondary ticketing (Seatwave e Viagogo, tanto per citarne due): pare anche che ben il 90% del sovrapprezzo dei ticket venduti con maggiorazione sia stato intascato proprio dalla sua azienda. C’è poi da aggiungere l’intervento davanti alle telecamere di Carlo Trotta, proprietario della Barley Arts, che ha verificato la presenza del materiale necessario per un’azione giudiziaria collettiva contro Live Nation – come esplicitato nella sua lettera ad Assomusica (Associazione Italiana Organizzatori e Produttori Spettacoli di Musica dal Vivo).

Ma non è finita qui, perché il servizio Le Iene ha sollevato un polverone che non era ancora veramente scoppiato su questo tema: recentemente si è tenuta a Milano, al Westin Palace Hotel, un’accesa conferenza tra giornalisti, manager, alcuni cantanti e i vertici di TicketOne. A convocare quest’assemblea estemporanea sono stati Ferdinando Salzano, amministratore delegato di Friends&Partners, e Claudio Maioli, manager di Ligabue, entrambi indigenti dal caso. Le parole pronunciate circa la questione sono “vergogna!”, “truffa” – sì, perché come altro si potrebbe definire? – perfino “cancro che sta colpendo la musica”. Live Nation è proprio stata messa al “banco degli imputati”, tanto da indurre Salzano a prendere la distanze dal sistema usato dall’azienda con le parole: “Noi e i nostri artisti queste cose non le abbiamo mai fatte”. Dichiarazione alla quale si è aggiunta anche quella di Lionesi: “Noi abbiamo operato sempre in modo pulito”.

Eppure, ancora qualcosa non quadra. Per esempio, l’azienda di De Luca, etichettata come “cattiva” in tutta questa storia, che è legata alla Ticketmaster (azienda che ricopre lo stesso ruolo della TicketOne in Italia, ma all’estero) e che porta con sé il sito di secondary ticketing Seatwave, avrebbe avuto rapporti con la Friends&Partners in passato, per esempio nella vendita dei biglietti per il concerto della Pausini. Altra “nota stonata” in tutto ciò: Live Nation è anche uno dei principali clienti di TicketOne, con la quale ha infatti un contratto d’esclusiva nelle vendite… quindi, se davvero TicketOne si è sentita minacciata nei suoi interessi, ci si chiede come mai non abbia ancora preso provvedimenti per via legale, quando avrebbe potuto farlo fin da subito. La faccenda è ancora piuttosto torbida.

Salzano ha poi concluso la conferenza, affermando “Ci sono molti altri organizzatori. A loro dico di autodenunciarsi. Adesso.” e proponendo di “oscurare completamente i siti di secondary ticketing”. E sarebbe anche una buona idea, dato che il malcontento si è diffuso a macchia d’olio anche tra le star italiane più in vista, come Ligabue, Vasco Rossi, Jovanotti e Eros Ramazzotti, tanto da indurli a firmare una petizione contro il mercato secondario. Peccato che non si possa attuare, poiché nel nostro paese il bagarinaggio non è (ancora) reato. L’unica speranza per porre un limite a questo mercato che sta davvero rovinando la reputazione di promoter e artisti, della categoria musicale in generale, è un’intervento da parte dello stesso governo: secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, una legge a tal proposito sarà prevista per la fine dell’anno. Non male come regalo di Natale per i tantissimi fan inferociti, vero?

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