Solstizio deriva dal latino “sol” (sole) e “sistere” (fermarsi) e la nostra stella si ferma proprio allo zenit.
Il solstizio d’estate è il fenomeno astronomico che rappresenta un momento preciso, quello in cui il Sole, nel suo moto apparente, raggiunge il punto più alto rispetto all’orizzonte. L’evento si verifica ogni anno durante il mese di giugno e contraddistingue l’inizio dell’estate astronomica boreale (il nostro emisfero) e dell’inverno australe.
Nel 2023 il solstizio cade alle ore 16.57 del 21 giugno (in Italia avremo un dì lungo 15 ore e 14 minuti, a Stoccolma 22 ore di luce, a Londra 18, a Parigi 17…), a seconda della posizione geografica delle varie località. Ma il fenomeno più particolare è il cosiddetto “sole di mezzanotte”, cioè la luce del sole rimarrà visibile, al circolo polare artico, sopra l’orizzonte per quasi 24 ore. Bisogna precisare che ogni anno il momento del solstizio ritarda di circa sei ore rispetto all’anno precedente, a causa della “precessione degli equinozi”, un interessante schema astronomico che ha interessato la civiltà dell’uomo fin dai suoi albori e di cui ho ampiamente parlato in altre sedi.
Al problema del ritardo delle sei ore, si è cercato di porre rimedio con l’introduzione dell’anno bisestile ogni quattro anni, e, pertanto, il solstizio torna al punto di partenza dopo ogni ciclo di quattro anni. Per questi continui allineamenti, il solstizio non cade sempre il 21 giugno, ma può cadere anche il 20 giugno, come è capitato nel 2020.
Le leggende del solstizio d’estate
Per la particolarità della posizione del sole, il giorno più lungo dell’anno è stato da sempre associato a riti esoterici e ad antiche tradizioni. A tale proposito, si tramandano molteplici miti che legano questa ricorrenza a forze naturali ed a poteri occulti. E’ il giorno in cui la luce trionfa sulle tenebre, ma è anche il giorno dopo il quale la la durata della luce inizia a diminuire, fino alla data opposta, il solstizio d’inverno che cade tra il 21 ed il 22 dicembre, quando il sole ricomincia il suo viaggio.
In linea generale, secondo alcuni interpreti esoterici, più ispirati agli aspetti popolari e folcloristici, durante il solstizio d’estate, sogno e realtà si confondono: il Sole, che rappresenta l’universo conosciuto, e la Luna, che invece sta ad indicare l’inconscio, si metterebbero in comunicazione tra loro, creando dei portali di comunicazione tra diverse dimensioni spazio-temporali. Civiltà importanti ed evolute, come gli Inca, i Maya, gli Aztechi avevano costituito diversi “orologi” solari e svariati punti di osservazione, di cui il solstizio d’estate costituiva uno dei momenti più emblematici dell’anno. Sull’altissimo sito di Machu Picchu, la meraviglia peruviana, annoverata tra le sette del mondo moderno, ancora oggi si può vedere il Torreion, cioè una pietra semicircolare abilmente incisa ad uso specifico per le osservazioni solari, nonché l’intihuatana, una specie di orologio solare ricavato dalla roccia che presenta un’illuminazione particolare proprio il giorno del solstizio d’estate.
Si devono ai Sumeri, ai Babilonesi e agli Egizi le prime compiute osservazioni astronomiche. Questi ultimi, in particolare, crearono un sistema di misurazione molto sofisticato, posizionando piramidi ed obelischi, a seconda della posizione del sole e di altre stelle. In base alle osservazioni astronomiche solari, i sacerdoti del faraone erano in grado di prevedere le piene del Nilo e, di conseguenza, potevano con precisione programmare i lavori agricoli. Per gli antichi Cinesi, il solstizio d’estate era il momento in cui l’energia terrena YIN, quella associata al principio femminile, raggiungeva il suo massimo splendore, mentre quella YANG, legata al principio maschile, era ai suoi minimi termini. In Oriente, come in Occidente, al contrario del solstizio invernale, in cui si celebravano le divinità solari e celesti “maschili”, il solstizio d’estate era considerato come un festa legata soprattutto alla madre Terra ed alle divinità “femminili”. Secondo lo studioso Renè Guenon, approfondendo e comparando le tradizioni greche e quelle induiste, il solstizio d’estate, dal punto di vista esoterico, rappresentava la “Porta degli uomini”, collegata al segno del Cancro, a differenza della “Porta degli dei” che corrispondeva al solstizio d’inverno ed al segno del Capricorno.
Gli antichi Romani festeggiavano Giano Bifronte, che era raffigurato con una chiave in una mano ed un bastone nell’altra, simbolo degli elementi acqua e fuoco. La tradizione romana prevedeva, infatti, di fare il bagno in correnti di acqua naturale e di saltare su fuochi accesi per scopi di purificazione e di rinnovamento interiore. Le civiltà celtiche costruirono importanti strutture megalitiche per catturare il momento in cui l’astro del nostro sistema planetario raggiunge lo zenit . Uno dei luoghi più misteriosi ed in sintonia con il solstizio d’estate è sicuramente Stonehenge, il famoso sito archeologico del Regno Unito. In questo luogo è possibile assistere ad un rarissimo fenomeno: il giorno del solstizio d’estate, un raggio di sole penetra attraverso un trilite, ossia la struttura composta da due monoliti verticali con architrave, colpendo l’altare centrale del sito. Non vi sono dubbi sul fatto che gli antichi costruttori del cosiddetto “cerchio magico” di Stonehenge possedessero conoscenze approfondite di astronomia ed astrologia. Probabilmente si tratta di una sorta di “segno rituale”, che aveva la funzione di calendario per le antiche popolazioni celtiche del luogo. Il complesso monumentale di Stonehenge è pieno di enigmi non ancora del tutto risolti: le pietre sono allineate in corrispondenza dei punti in cui il sole sorge nei solstizi di estate e di inverno, e negli equinozi di primavera e di autunno, per cui si ipotizza che si trattasse di un vero e proprio osservatorio astronomico. Si tramandano, comunque, in tutta l’Europa centrale e settentrionale, antichi rituali celtici, ne quali predomina l’elemento del fuoco, poi confluiti nelle cosiddette “feste di mezza estate” o di “San Giovanni Battista” festeggiate in diversi Paesi in date che più o meno oscillano tra il 21 e il 25 giugno. Ciò conferma la tendenza generale della dottrina cristiana ad adattare alle proprie esigenze diverse consuetudini di culto di origine classica o pagana. Nei rituali del solstizio d’estate era di frequente adoperato il vischio, di cui si parla nei miti norreni per quanto riguarda Balder, il dio nordico della luce. I druidi associavano il vischio all’eternità della folgore celeste e nel corso delle cerimonie i rametti di questo sempreverde dovevano essere avvolti in panni di lino e mai toccati direttamente con le mani.
Mi piace concludere questa breve trattazione, ricordando il santo venerato dalla Chiesa Cattolica il 21 giugno: San Luigi Gonzaga (forse sono un pò di parte!). Egli è ricordato come un ragazzo, nato da famiglia nobile e ricca nel sedicesimo secolo, che rinunciò a tutto per entrare nella Compagnia di Gesù e poi per dedicare la sua breve vita al servizio degli altri… Si dice che fosse talmente ascetico e penitente che l’unico ordine che potessero impartirgli i suoi superiori era quello “di non fare penitenza”….