Animali, numeri e stregoni: Angelo Branduardi si racconta

Molto spesso, dietro le creazioni di artisti che sembrano “semplici” , si nascondono anni di intenso studio. È il caso delle “filastrocche” di Angelo Branduardi, che poi tanto “filastrocche” non sono: le sue canzoni sono dei veri gioiellini di grande valore, degne di un grande Maestro.

A volte le sue canzoni possono suonare come “cantilene” per bambini, ma dietro la loro melodia orecchiabile, si nasconde un mondo pieno di conoscenza. È il mondo fantastico di Branduardi che fin dai tempi della sua giovinezza è stato affascinato dalle melodie del Barocco, dai madrigali medioevale dalle motivi celtici e dei Paesi del Nord Europa che il musicista recupera e rende moderni.

Nell’intervista che trovate qui sotto potrete entrare nel significato e nelle origini dei temi ricorrenti usati da Angelo Branduardi nei suoi testi. Un modo per entrare nella filosofia della sua musica attraverso le sue stesse parole.

Fabiola De Giacomo – Ritratto di Angelo Branduardi

Iniziamo con delle domande un po’ più impegnative per finire con altre di argomento più leggero. La figura della morte compare in molte Sue canzoni come nella Fiera dell’Est, nel Ballo in fa# minore, nelle Confessioni di un malandrino, nella Vanità di vanità, nella Serie dei numeri e in molte altre. Come mai ritorna così spesso questo tema? E lei la teme?

Si è vero, ma io la interpreto anche come sconfitta. Prenda come esempio il ritornello de Il ballo in fa# minore”, dove canto così:

Sei l’ospite d’onore del ballo che per te suoniamo
Posa la falce e danza tondo a tondo
Il giro di una danza e poi un altro ancora
E tu del tempo non sei più signora

Io penso di essere stato influenzato molto dagli studi che ho fatto sul Gotico e sul Medioevo dove i temi riguardanti la morte sono molto presenti: questi evidentemente mi hanno molto toccato, anche perché se uno ne parla spesso vuol dire che è un argomento importante nei pensieri suoi. Non è da dimenticare però che in molte altre mie canzoni c’è molta vita e allegria, non tratto solo di cose lugubri e tristi.

E sì, io temo la morte, come penso tutti gli essere umani.

Nelle sue canzoni Lei fa riferimento spesso agli animali. Mio padre mi cantava Alla fiera dell’Est quando ero bambina e io mi immaginavo tutti quegli animali che passavano in rassegna, ma ne fa riferimento anche ne La pulce d’acqua, I cigni, La volpe, La cagna, Il gufo e il pavone, La favola degli aironi dove compaiono anche i corvi, Piccola canzone dei contrari con la gallina, ne La canzone di Aengus, il vagabondo con le trote e le falene e ancora in altre. Hanno un significato speciale per Lei gli animali?

Ma certo, nelle mie canzoni faccio spesso riferimento non solo a tanti animali, ma a alla natura in generale, a tutte le sue creature, come appunto ne Il cantico delle creature, ne La luna e tutti questi esseri ed elementi hanno un significato simbolico. C’è una lunga tradizione favolistica che risale ai greci dove, per descrivere la realtà, si fanno parlare gli animali, come nelle favole di Esopo.

Una versione de Il sultano di Babilonia l’ha cantata con Battiato: voi due artisti siete molto simili, trasmettete entrambi nelle vostre canzoni testi molto importanti e intellettuali. Battiato in maniera più difficile, i suoi testi infatti sono spesso ostici e di difficile comprensione per chi è digiuno di filosofia, invece le Sue Branduardi sono di più facile approccio. Scrive in modo così “semplice” per avvicinarti di più al popolo? E con chi ha cantato insieme?

Battiato è infatti il mio compositore preferito e l’apprezzo molto. Per quanto riguarda i testi delle mie canzoni, penso che le cose più belle sono le cose più semplici, come nella natura. Ammiro la vita semplice dei Frati Francescani e infatti cerco di seguirla anche io.

Ho cantato anche con tanti altri artisti ma il duetto musicale che ricordo con più piacere è quello che ho fatto con Steven Stils, che è diventato un mio grande amico.

In Per ogni matematico, Nelle 12 lune, La serie dei numeri canta appunto dei numeri.  Che significato hanno per Lei i numeri? E mi incuriosisce sapere se ha studiato la cabala.

Per me i numeri hanno un significato magico. Io assegno ai numeri un significato sia filosofico, come nella logica matematica e nella filosofia numerologica, che numerologico come ne La serie dei numeri dove mi rifaccio alla numerologia celtica, per esempio.  Per quanto riguarda la cabala, si tratta sicuramente di un argomento molto interessante ma anche molto difficile. Io non sono un profondo studioso della cabala ma devo ammettere che mi affascina molto e per questo i numeri ritornano spesso nei miei testi.

Ne La strega Lei canta: “…e l’ oro ora nella sabbia sa trovare, in lucido argento la cenere sa mutare”. E anche ne L’apprendista stregone come dicono i titoli di queste canzoni Fa accenno a streghe e stregoni e anche all’alchimia.

Si, le leggende celtiche ne sono piene di questi personaggi fantastici ma allo stesso tempo molto affascinanti. Nel passato, si sa, streghe e stregoni erano conoscitori delle erbe curative, esperti di medicina e botanica, curavano le persone in modo naturale anche con riti magici ed esoterici e per questo erano mal visti dai dottori della medicina tradizionale e dalla Chiesa che li ritennero dei nemici da eliminare e si sa a che brutta fine atroce molti di loro andarono incontro.

A proposito di stregoni, c’è il detto: “Quella persona ha un diavolo per capello. Lei con quella folta chioma allora ne ha tanti….”

(Ridacchia) Chi lo sa…

In Vanità di vanità Lei canta del Narciso, lo è anche Lei un po’ vanitoso?

Eh si, sono un artista e tutti gli artisti sono vanitosi, chi più,  chi meno…

“È finita la frutta solo cenere negli occhi / Sono finiti gli uccelli, solo polvere per noi”: canta così in Amazzonia, canzone dell’album intitolato Il ladro del 1990 e sentendone il testo, sembra di vedere le immagini che compaiono ogni giorno in televisione e nei giornali della Terra che pian piano sta morendo.

Sì, già allora era in atto la distruzione dell’Amazzonia e io ne ero stato impressionato, è già da anni che gli ambientalisti hanno fatto presente che la Terra stava e sta soffrendo sempre di più… L’Amazzonia è il polmone verde del mondo e la stanno distruggendo. Probabilmente siamo già troppo tardi per salvarlo. Si fanno tante parole e pochi fatti.

Il Suo ultimo album è di grande spiritualità e ha tratto ispirazione da Hildegard von Birgen per le melodie. Che cosa La ha colpito di questo personaggio del passato?

Hildegard von Bingen era una marziana. Una donna dell’anno 1000 che è stata al tempo stesso una teologa, poetessa, musicista e si era occupata anche di medicina e di scienze naturali. Aveva scritto due trattati enciclopedici che racchiudevano tutto il sapere medico e botanico del tempo. Nella sua visione del mondo c’è l’eterno conflitto del bene e del male nell’uomo, tema a cui io avevo già accennato in alcune mie canzoni precedenti come nel Sultano e la prostituta o nella Piccola canzone dei contrari, dove poi alla fine però trionfa il bene.

Hildegard von Bingen è anche stata fatta non solo santa ma anche dottore della Chiesa da Papa Ratzinger e sono solo 4 le donne nella storia della Chiesa che hanno ottenuto questo importante titolo d’onoreficenza.

Fino adesso, come considera che sia stata la Sua vita? Una piccola o grande Tempesta?

(Ridacchia) Grande, sicuramente.

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