Le Pitture Nere: l’orrore negli ultimi dipinti di Francisco Goya

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Goya occupa una posizione unica nella storia dell’arte occidentale, rappresenta il primo artista veramente moderno. La sua arte incarna l’enfasi del romanticismo sulla soggettività, l’immaginazione e l’emozione sono caratteristiche che si riflettono soprattutto nelle sue stampe e in seguito nei dipinti privati.

Goya era un astuto osservatore del mondo che lo circondava, la sua arte rappresenta l’esatto output degli eventi del suo tempo: dalle liberazioni dell’Illuminismo alle soppressioni dell’Inquisizione, agli orrori della guerra che seguivano il conflitto, per terminare poi all’invasione napoleonica. Sia per la sua inventiva che per il suo impegno politico, l’arte di Goya ha avuto un impatto enorme sugli artisti che l’ hanno succeduto.

I tardivi dipinti di Goya sono tra le più oscure e misteriose delle sue creazioni. La serie dei 14 dipinti fu partorita nella sua fattoria alla periferia di Madrid, soprannominata da lui stesso “Quinta del sordo”, un nome non dato a caso ma per marcare e ironizzare sulla sua sordità. Fu proprio qui che iniziò a decorare le pareti del soggiorno e della sala da pranzo con tinte fosche e con soggetti inquietanti e angoscianti che sembrano emersi dai suoi peggiori incubi. Questi lavori, realizzati a olio direttamente sull’intonaco, sono stati ribattezzati pinturas negras o Black Paintings.

Le opere pullulano di  immagini di violenza, disperazione, malvagità e desiderio. Sono le espressioni pessimiste di un artista anziano, sordo, disilluso dalla società e in lotta con se stesso. Il suo lavoro costituisce un ponte tra quegli antichi maestri e i grandi moderni, profetizzando l’espressionismo e il surrealismo.

Nelle Pitture Nere Goya usava le grottesche per illustrare i suoi temi. Streghe, demoni e goblin sono metafore di violenza, ignoranza, superstizione cieca. “Il sonno della ragione produce mostri”, ha scritto sotto una delle immagini più emblematiche.

Tra le 14 opere di questa fase dell’artista spagnolo Saturno che divora i suoi figli resta di sicuro tra i più impressionanti, ma non di meno appare Two Old Men Eating Soup.

Francisco Goya, Two Old Men Eating Soup, 1819-1823

La scena che si apre è paradossale: due vecchi a tavola. Uno degli uomini è praticamente uno scheletro, già morto e in decomposizione, ma che continua a “mangiare come un matto, cercando di ottenere tutto ciò che può”. Goya, da attento osservatore, era abilissimo a riprodurlo nelle sue opere. I personaggi deformati dall’età e dalla malattia sono esseri inquietanti ridotti al minimo, quasi a scheletri, ma oltre alla repellenza iniziale ci trasmettono compassione, malinconia per quello che è stato e che non tornerà mai più: la giovinezza, la forza, la salute, o meglio ancora la vita stessa. Quando li ha dipinti, Goya aveva 74 anni, era malato e sordo ed era tristemente consapevole che la sua Spagna era molto debole.

Forse però il vero testamento di Goya, l’opera che più lo rappresenta in questi ultimi gravosi anni, rimane El Perro.

Francisco Goya, El Perro, 1819-1823

Un piccolo cagnolino, seminascosto, con lo sguardo impaurito, che assiste impotente alle diavolerie messe in atto sulle pareti della Quinta. Una metafora in cui il cane sarebbe il pittore stesso, schiacciato da tutto ciò che lo circonda È un ritratto sovversivo: Goya è stato testimone della corruzione e delle barbarie dell’invasione napoleonica. Carestia, povertà, crudeltà segnano quegli anni.

In molti a definirlo pazzo, malinconico, pessimista ma in realtà era un ottimista con un grande senso dell’umorismo, razionale e con idee chiare. Era consapevole di ciò che voleva sviscerare, un artista che operava nel suo spazio e nel suo tempo, non comunicando nulla a nessuno, esprimendosi solo con se stesso. In una sua  dichiarazione affermò:

“Sono sempre lo stesso, quando si tratta della mia salute, a volte mi sento infuriato, in uno stato d’animo che non riesco a sopportarmi, a volte mi sento più tranquillo”.

Analizzando poi Two Old Men, Goya sembra voler paragonare due entità diverse. I personaggi sono due persone anziane vestite da monaci: quello in primo piano è tranquillo e dignitoso, la sua espressione è un po’ triste ma serena, l’altro contrasta nettamente con il suo vicino: il suo volto è mostruoso. Le figure umane sono dipinte in uno stile espressionistico che raffigura gli umani come pseudo-mostri, come i volti sfuocati e deformi. Goya non aveva intenzione di mostrarli pubblicamente e non offriva spiegazioni sul perché. Erano  sue creazioni, ha semplicemnte  assecondato  il suo estro creativo.

Francisco Goya, Fight With Cudgels, 1820

Altro tema ricorrente è  l’effetto  e le conseguenza della guerra. In Fight with Cudgels il significato sembra chiaro. Mostra due contadini che si combattono a vicenda con le gambe incastrate in un pantano, incapaci di scappare gli uni dagli altri se non picchiando a morte l’avversario. La maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che questo rappresenti la violenta guerra civile della Spagna. Gli abitanti si sentivano prigionieri nel loro stesso paese, l’unica via da seguire per entrambe le parti era la vittoria, l’unica salvezza quindi uno di loro doveva soccombere.

Come tenne a definire il grande Charles Baudelaire: Goya è un incubo pieno di cose sconosciute.

Cover Image: Francisco Goya, Witches’ Sabbath, 1821-1823

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