Groucho Marx, un genio anarchico al servizio della comicità

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Julius Henry Marx nacque a New York nel 1890, terzo di sei figli (di cui il primo morì a pochi mesi dalla nascita), in una famiglia di immigrati tedeschi. Sua madre, Minnie, fu fondamentale per lo sbocco artistico dei ragazzi, che furono letteralmente lanciati sul palcoscenico da questa energica e ingombrante figura, che volle per loro quello che fu negato a lei, ma che era evidentemente nel DNA della famiglia. Infatti, suo fratello Adolph, piuttosto che mantenersi con gli umili lavori che gli venivano proposti a New York, preferì calcare le scene del vaudeville con il nome d’arte di Al Shean, affermandosi in poco tempo come uno degli artisti più ricercati sulla piazza.

Minnie, che assieme al marito Sam tentava di sbarcare il lunario come poteva, rimase colpita dall’eccezionale e veloce carriera intrapresa dal fratello, decidendo di volere lo stesso per i suoi figli. Scelse di spendere tutti i suoi risparmi per lezioni di canto e musica, mettendoli poi sotto la guida illuminata di Al, che in poco tempo portò i giovani Marx a debuttare nel circuito vaudeville. La gavetta non fu semplice e richiese vari aggiustamenti, ma nel giro di qualche anno The Marx Brothers divenne uno dei nomi più acclamati nei teatri.

Ognuno dei Marx costruì un personaggio riconoscibile fin dal nome d’arte: Chico era il bullo immigrato dal forte accento italiano; Harpo era quello silenzioso e un pò ritardato. Con loro si esibirono per brevi periodi anche gli altri fratelli, che si fecero chiamare Gummo e Zeppo. Ma quello che primeggiava sulla scena era Groucho (il nome d’arte adottato da Julius, che derivava dal suo essere considerato un “grouchy”, un brontolone), che stava al centro della scena, riempiendo con le sue battute ironiche e i suoi giochi di parole gli spettacoli.

Il loro repertorio si costruì soprattutto limando le parti comiche man mano che il giro si allargava. Quando la parabola del vaudeville iniziò a declinare a inizio anni 20, Groucho Marx e fratelli si spostarono a Broadway, dove ampliarono ulteriormente il proprio seguito: l’anarchia surreale dei loro spettacoli, la frenesia delle loro gag, l’esagerata e incontenibile comicità dei loro testi, li resero ben presto beniamini assoluti.

Hollywood non potè non accorgersi di loro e l’approdo su celluloide non tardò ad arrivare. Negli anni ’30, il loro decennio di maggior fulgore e presa sul pubblico, realizzarono capolavori, come Animal Crackers, La Guerra Lampo dei Fratelli Marx, Una Notte all’Opera e Un Giorno Alle Corse.

Gli anni ’40 li videro ancora sul Grande Schermo, un po’ più fiacchi pellicola dopo pellicola, arrivando a fine decennio a dire basta a un’avventura irripetibile prima che il pubblico decidesse per loro. La carriera di Groucho Marx non terminò con quella dei fratelli. Negli anni ’50 divenne conduttore radiofonico e poi televisivo di You Bet Your Life, programma con cui mantenne a livelli altissimi la propria popolarità, esercitando il suo umorismo sempre pronto e surreale e continuando a divertire il proprio pubblico.

Si cimentò in seguito nella scrittura, ricevendo anche in quest’ambito un buon successo: forse fu anche quello che gli diede maggiore soddisfazione professionale, poiché aveva sempre sofferto la brusca interruzione degli studi a causa della necessità di lavorare.

La sua grande capacità di annichilire gli interlocutori in scena e la distruzione sistematica e anarcoide di ogni luogo comune (supportata da un’ironia pungente che sbeffeggiava senza riguardo ogni regola costituita) lo resero un comico fuori da ogni schema. La sua influenza è notevole ancora oggi e lo sarà forse per sempre, poiché la sua sfrontatezza attaccava direttamente e senza remore molte delle inutili e vetuste consuetudini sociali, irridendole fin dalle fondamenta.

La sua scomparsa, nel 19 agosto del 1977, non sortì purtroppo la commozione che meritava, soppiantata nei notiziari da quella per Elvis Presley, che soli pochi giorni prima aveva consumato le lacrime di un pianeta. Fu un uomo che partendo dal nulla, munito solo di un talento geniale e grandi sogni in tasca, riuscì a insinuarsi nei meandri della cultura occidentale, occupandola militarmente con i suoi lazzi e finendo per essere un punto di riferimento per la comicità tutta.

Tanti sono stati i suoi ammiratori, così come coloro che lo citano di continuo, a volte anche inconsapevolmente. Woody Allen, uno dei suoi discepoli più devoto, gli dedicò una bellissima scena nel suo Hannah e le Sue Sorelle: il suo personaggio, un uomo dalle turbe ansiogene e ossessivamente ipocondriaco (tanto da non avere più uno scopo di vita dopo l’ennesimo check-up in cui risulta sano come un pesce), ritrova la voglia di vivere dopo aver visto al cinema La Guerra Lampo. La rivelazione che ha vedendo Groucho sulla scena, lo porta a comprendere che uno dei motivi migliori per vivere è affrontare la propria esistenza brandendo una risata. E non c’è nulla di più vero.

“Sono un marxista, tendente Groucho”. Questo graffito, apparso a Parigi nel 1968, è uno dei tanti segnali dell’influenza culturale avuta da Groucho Marx nella cultura occidentale. Anche noi ci sentiamo marxisti. Abbastanza tendenti Groucho.

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Luca Divelti scrive storie di musica, cinema e tv su Rock’n’Blog e Auralcrave. Seguilo su Facebook e Twitter.

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