Il delitto di Laura Bigoni: un brutale omicidio irrisolto

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Estate 1993. Laura Bigoni è una ragazza di 23 anni che vive e lavora a Milano come addetta alle pulizie del Comune. Semplice, riservata e come tutte le giovani ragazze coltiva un sogno nel cassetto: diventare un’estetista e aprire un salone di bellezza. Da due anni porta avanti una relazione con Gianmaria Negri Bevilacqua, detto Jimmy, un ragazzo di 25 anni che lavora come elettricista ma sogna di diventare pompiere.

Jimmy è fidanzato allo stesso tempo anche con un’altra ragazza, Vanna, e da molti mesi tiene il piede in due scarpe all’insaputa di entrambe le ragazze. Il rapporto con Laura comincia a diventare burrascoso nel momento in cui lei scopre dell’esistenza dell’altra donna, con cui nel frattempo il venticinquenne stava programmando di andare a vivere insieme. I due litigano e Jimmy promette a Laura di lasciare Vanna per andare a convivere con lei.

A questo punto intervengono i genitori di Laura che le consigliano di prendersi un periodo di pausa per riflettere, mandandola in vacanza per qualche giorno nel loro appartamento situato a Clusone, un comune della Val Seriana. Tuttavia anche durante questo periodo di riposo Jimmy trova il modo di recarsi da Laura per cercare di passare del tempo insieme a lei.

Sabato 31 Luglio i due sono insieme quando verso le 19:00 Gianmaria riceve una chiamata e riferisce alla ragazza di dover rientrare a Milano. Laura decide comunque di uscire quella sera e andare a divertirsi, nella speranza di dimenticare anche solo per qualche ora i problemi di quella relazione travagliata. Si fa accompagnare dal vicino di casa alla discoteca del posto, dove fa la conoscenza di Marco, un giovane di 23 anni soprannominato “Il Biondino”. I due passano la serata insieme e una volta usciti dal locale decidono di recarsi a casa di Laura, tuttavia appena arrivano all’ingresso la ragazza nota una luce accesa nella finestra del suo appartamento, motivo per cui chiede a Marco di tornare in macchina. All’interno del veicolo i ragazzi hanno un rapporto intimo, dopodiché decidono di ritornare verso la dimora di Laura. La giovane dice a Marco che sarebbe salita per prima verso l’appartamento per accertarsi che fosse libero, dopodiché il ragazzo l’avrebbe seguita e avrebbe bussato alla porta. Se non rispondeva nessuno, significava che la casa non era libera. Laura sale e dopo qualche minuto Marco si dirige alla porta. Bussa più volte ma nessuno risponde, motivo per cui decide a questo punto di andarsene.

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Domenica 1 Agosto

È mattina quando gli zii di Laura si presentano davanti al suo palazzo ad attenderla, in quanto avevano programmato una gita insieme a lei per quella giornata. La ragazza è in ritardo, i minuti trascorrono, così la zia chiede alla vicina di casa se può andare a chiamarla. La vicina arriva davanti alla dimora, nota che la porta è aperta e da essa fuoriesce del fumo. Entra all’interno e arriva alla camera da letto, dove si trova davanti a una scena straziante: Laura giace distesa sul materasso, senza vita. Il letto è avvolto dal fuoco.

La donna esce dalla stanza e corre a chiedere aiuto. Arrivano i pompieri che riescono a spegnere le fiamme. In questo modo sarà possibile avere un quadro più chiaro della situazione per arrivare a capire cosa può essere successo. Il bilancio finale sarà decisamente scioccante.

Laura è stata uccisa da una serie di coltellate, inferte con un coltello da cucina dalla lama di almeno 30 centimetri di lunghezza. Cinque violentissimi colpi alla gola, quattro al petto e un ultimo fendente che le squarcia la zona inguinale. Un delitto di una ferocia disumana. L’assassino ha in seguito spruzzato della lacca sul materasso e ha tentato di appiccare un incendio.

Dagli accertamenti del medico legale risulta che la vittima sia stata colpita di sorpresa, aggredita alle spalle mentre si trovava a letto sdraiata su un fianco.

In questo caso la scena del crimine parla.

Da quello che risulta Laura si era tolta le scarpe e la borsa. Nella cucina è presente una tazza di caffè consumata. Nel bagno sono presenti le mutande della ragazza, accuratamente lavate e stese. Una serie di elementi che fanno supporre che Laura, nel momento in cui era rientrata in casa, fosse pienamente padrona delle sue azioni e si trovasse in una situazione apparentemente tranquilla. Questo fa pensare a due ipotesi: o si trovava in compagnia di qualcuno di cui si fidava oppure credeva di essere sola all’interno dell’appartamento (in questo caso un intruso sarebbe entrato prima o dopo di lei a sua insaputa).

Le indagini

I sospetti degli inquirenti si concentrano fin da subito su Gianmaria Bevilacqua, focalizzandosi su determinate circostanze: Jimmy sapeva come entrare in quella casa, da quello che emerge sembra che fosse piuttosto geloso nei confronti di Laura e infine, visto che aspirava a diventare pompiere, poteva essere a conoscenza del fatto che la lacca può essere utilizzata come comburente.

La teoria sulla sua colpevolezza sostiene che il ragazzo potesse aver saputo che la vittima quella sera si era intrattenuta con un altro uomo e avesse deciso di vendicarsi nella maniera più orribile possibile. Tuttavia Gianmaria ha un alibi per la notte del delitto: dice che si trovava insieme a Vanna e anche quest’ultima conferma la sua versione.

Il Magistrato però ritiene che l’alibi sia debole e chiede e ottiene la carcerazione del giovane. Jimmy resta in prigione per quattro mesi prima di essere scagionato per mancanza di prove.

Negli anni successivi gli inquirenti continuano a lavorare su questo filone d’indagine e alla fine Gianmaria Bevilacqua viene mandato a processo. Nel marzo 1997 la sentenza di Primo Grado condanna l’imputato a 24 anni di reclusione per omicidio volontario mentre Vanna riceve la sentenza di un anno e quattro mesi per favoreggiamento. Si arriva così davanti alla Corte di Appello che il 20 Marzo 1998 assolve Gianmaria per non aver commesso il fatto e di conseguenza cade anche la condanna di Vanna. La Cassazione conferma l’assoluzione e in questo modo si chiude la vicenda processuale.

Gli elementi a carico di Jimmy si erano rivelati piuttosto deboli e privi di spessore, una serie di ipotetici indizi che non reggevano alla prova dei fatti e un alibi che, seppur considerato fragile, non fu possibile dimostrare falso.

Con la fine del processo l’intera inchiesta subì un brusco rallentamento e l’omicidio di Laura Bigoni andò a riempire i faldoni delle miriadi di casi irrisolti che attendono ancora delle risposte.

Se, come la Giustizia aveva appurato, non era stato Gianmaria, chi aveva ucciso Laura? Potevano esserci degli scenari alternativi?

Le altre piste

Quello che sappiamo sulle ultime ore di vita di Laura è dovuto alla testimonianza di Marco, il ragazzo che conobbe in discoteca. Il giovane venne ascoltato dagli inquirenti, i quali ritennero il suo racconto dei fatti veritiero e non abbiamo motivo di dubitare che la sua posizione sia stata valutata attentamente e che sia quindi da escludere dalla lista dei sospettati. Nella sua deposizione c’è un elemento piuttosto interessante che potrebbe essere cruciale.

Quella sera, dopo che non aveva ricevuto risposta davanti al portone della casa di Laura, si incammina per tornare verso la sua auto quando incrocia nel porticato la sagoma di un uomo, sui 45-50 anni, semi-nascosto nell’ombra. Non fece molto caso a questo fatto fino a quando il giorno dopo venne a sapere della tragica fine che aveva fatto la ragazza. Nei giorni successivi giunsero alla Polizia altre due testimonianze che riportavano di aver visto sempre questo strano personaggio la notte del delitto. Chi era quel soggetto? Una presenza che non fu possibile rintracciare e identificare nelle settimane successive. E non si tratta dell’unico profilo avvolto nell’ombra di quelle ore buie.

Una barista racconta di aver visto in Via Mazzini, intorno alle 3:30, una ragazza con i capelli biondi ferma davanti a un bar chiuso. Un’altra testimonianza riferisce la presenza di un taxi giallo nel cortile della casa di Laura, con a bordo due persone.

Figure che non fu possibile identificare e che restano nell’ignoto. Tra una di esse si nascondeva il responsabile dell’omicidio oppure si trattava soltanto di anime passeggere? È una domanda che ad oggi resta senza risposta.

Sono passati ventotto anni ma il tempo per Laura si è fermato a quella notte d’estate in cui è successo l’impensabile. Uno degli omicidi più brutali e scioccanti della cronaca nera italiana, frutto della mente di un assassino deviato la cui identità resta sconosciuta.

Ci auspichiamo che l’attenzione sul caso possa a breve tornare ad essere alta facendolo così emergere da quell’oblio in cui è finito ormai da troppi anni e che magari si possa trovare una soluzione e una giustizia a questa dolorosa vicenda.

Fonti:

araberara – Chi ha ucciso Laura Bigoni Prima condannato e poi assolto l’ex fidanzato
vanityfair.it – Laura, Gimmy e il giallo di Clusone
Mistero in blu – Il caso Laura Bigoni