Bella Ciao: la spiegazione e il significato del testo

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Quando ascoltiamo Bella Ciao pensiamo alla Resistenza, alla lotta dei partigiani o, più in generale, alla lotta contro ogni forma di oppressione. Nel corso dei decenni questo canto è diventato simbolo di numerose forme di lotta per la libertà ed è stato tradotto ed interpretato in tutto il mondo, risultando estremamente popolare ancora oggi.

La storia di Bella Ciao comincia ovviamente durante la Resistenza italiana. Contrariamente a quanto si possa pensare, però, la sua popolarità esplode soltanto nel dopoguerra. Prima della Liberazione infatti era molto più facile sentire tra i partigiani un canto come Fischia il Vento, mentre Bella Ciao non era estremamente popolare, diffusa più che altro tra i reparti combattenti di Reggio Emilia e Modena, la Brigata Maiella abruzzese e alcuni gruppi partigiani delle Langhe.

È solo nel 1947, in occasione del Festival Mondiale della Gioventù Democratica, svoltosi a Praga, che alcuni partigiani emiliani partecipano con Bella Ciao alla rassegna canora Canzoni Mondiali per la Gioventù e la Pace, dando il via all’ascesa inarrestabile del brano.

Il testo

Bella Ciao - ORIGINALE

Una mattina mi son svegliato
o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
una mattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor

O partigiano portami via
o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
o partigiano portami via
che mi sento di morir

E se io muoio da partigiano
o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
e se io muoio da partigiano
tu mi devi seppellir

E seppellire la su in montagna
o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
e seppellire la su in montagna
sotto l’ombra di un bel fior

Tutte le genti che passeranno
o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
e le genti che passeranno
mi diranno che bel fior

E questo è il fiore del partigiano
o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao
e questo è il fiore del partigiano
morto per la Libertà

Il testo, di autore sconosciuto, colpisce per la sua immediatezza. Forse è proprio per questo che Bella Ciao è diventata negli anni un simbolo, capace di riunire e rappresentare non solo le varie anime della lotta partigiana, ma di diventare anche un inno immune allo scorrere del tempo, utilizzato nei modi e nelle situazioni più disparate. Da Occupy Wall Street alle manifestazioni anti-Erdogan di Piazza Taksim nel 2013; dai Fridays for Future alla lotta degli indipendentisti catalani: tutti cantano Bella Ciao oggi. Sbagliato etichettarla come canzone di sinistra o canzone comunista: il testo di Bella Ciao è infatti l’esempio più lampante di come questo brano si rivolga potenzialmente a chiunque.

Origini ed evoluzione

Il testo di Bella Ciao ha le sue origini nella tradizione folcloristica dell’Italia del Nord, in particolare in un canto intitolato Fior di Tomba, che sia nella variante piemontese che in quella emiliana ha numerosi elementi del testo che saranno poi ripresi nel canto partigiano. Per quanto riguarda invece la melodia, pare che la sua origine risalga in particolare ad una canzone popolare intitolata La me nòna l’è vecchierella (della quale esistono numerose variazioni), anche se il fisarmonicista ucraino Mishka Ziganoff incise nel 1919 a New York una melodia dal titolo Koilen che ricorda molto quella di Bella Ciao.

Se è difficile risalire in modo chiaro alle origini del brano, lo è molto meno seguire la sua evoluzione fino ai giorni nostri: interpretato da alcuni dei più grandi musicisti dei nostri tempi e radicatosi a fondo nella cultura popolare, Bella Ciao sembra proprio destinato ad avere ancora una lunga vita davanti a sé.

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