Dalla dicotomia della Fabbrica alla ricerca della pace dei Campi di Popcorn

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Il secondo album di Gianluca Grignani, La Fabbrica di Plastica del 1996, è uno iato con il disco d’esordio, Destinazione Paradiso. Al grande successo di questo battezzo musicale, seguì un periodo turbolento dell’artista lombardo, tra la ricerca di una sua precisa identità musicale ed il tentativo di sfuggire all’imbalsamazione in una determinata categoria da parte del pubblico e degli addetti ai lavori. La Fabbrica di Plastica rompe alcuni schemi lobotomizzanti ed un copione probabilmente già scritto per lui sull’altare di logiche commerciali. Ma se questo album è abbastanza noto al grande pubblico, molto meno lo è il lavoro successivo, Campi di Popcorn, del 1998. Un disco che, già dal titolo, segna una svolta ancora più marcata del precedente in uno sperimentalismo testuale e musicale, con una ricerca lessicale non banale e, soprattutto, saturo di sensazioni che provengono dalla sua componente emozionale più intrinseca e che l’artista cerca di trasmettere, non senza qualche venatura astratta, al suo pubblico.  Nel testo della title track si può cogliere la ricerca di una catarsi, della quiete dopo la tempesta, volendo parafrasare Leopardi:

Ci sarà il vento che mi aiuta con un soffio a far tornare il sole/e poi/ anche se pioverà/imperterrito continuerò/fino ai grandi campi di pop corn. E lì, vedrai, che pace avrai.

Questa pace non si ottiene sic et simpliciter ma implica una sforzo di perseveranza nella convinzione che, dopo la pioggia, uscirà il sole. Il desiderio del sole non viene meno anche se si è bersaglio di un intenso acquazzone, metafora di un mare di problemi. Ma, in questo caso, è proprio un altro elemento naturale, il vento, ad aiutare a spazzare via le inquietudini, rappresentate dalla pioggia, e a farci naufragare dolcemente nei soffici ed eterei campi di popcorn.

Questo lavoro è frutto di un’ermeneutica esperienziale-filosofica che segue un lunghissimo viaggio oltreoceano che aveva portato Grignani nella Graceland di Elvis con tappe in Messico, in Canada e a New York, dove questo album venne registrato. Si tratta di un disco molto vasto con ben dodici brani, caratterizzato dall’alternarsi di vari messaggi che il Jocker vuole veicolare anche attraverso l’utilizzo di un registro linguistico che fa leva sull’immaginazione e sulla soggettività di chi si approccia all’ascolto di questo lavoro. La traccia di apertura è la dissacrante, ma scanzonata, Baby Revolution. Grignani riprende i temi della Fabbrica di Plastica:

 Scusami se poi/ e se non sono esattamente come tu mi vuoi  

Baby revolution - Gianluca Grignani

Questo, a voler evidenziare, ancora una volta, la volontà di non voler essere inglobato in una dimensione precostituita da altri, siano essi produttori musicali o presenze femminili, quasi a voler distogliere il focus sulla sua avvenenza estetica tanto cara alle teenager dell’epoca e a voler rinverdire il primato della natura di artista su quella di ragazzo da copertina.

Il viaggio nei Campi di Popcorn è un percorso che parte dalla cucina per arrivare al soggiorno (titolo della quarta traccia) in una andata e ritorno di una notte di idiosincrasia verso il tangibile. Tutto questo, senza muoversi dal divano, come recita una strofa del brano:

Senza problemi e rischi, qui seduto sul mio divano/ e niente più giorni tristi/ dove me ne andrò

La mente si arrampica in un dialogo con un interlocutore ignoto; probabilmente, tenta di toccare le corde più nascoste della sua natura umana. Salpando, come detto, direttamente dal salotto di casa sua, Grignani tenta di annullare ogni contatto con le inquietudini esistenziali arrivando ad immaginare dei Campi di Popcorn nei quali riversare le proprie angosce senza arrischiarsi. Un’esplorazione dell’intrinseco dimenticando le reminiscenze avverse durante il tragitto catartico. Per questa purificazione, si deve far riferimento ad uno scenario trascendente e sovrasensibile, scevro da considerazioni razionali e carico di intellegibilità.

Ambientazione che si ripresenta in Candyman, l’ottava traccia.

Si è alzato il vento, quello che fastidio non ne dà. Si sta bene adesso/ alle due di sabato in città.

Il viaggio è iniziato ed il registro linguistico astratto qui è ancora più marcato:

Intanto sta cadendo neve rossa e l’asfalto specchio è
Mentre qualcuno senza dirmi niente ha trasformato quella donna in un bignè
E com’è che adesso api giganti stanno in cielo a bersi un the
E che su quell’auto al volante un limone c’è

Nelle ultime frasi c’è la chiave di volta: non perdersi in considerazioni troppo raziocinanti ma perdersi nei sogni che questo uomo stupefacente potrebbe regalare.

E non c’è niente da capire
C’è solo un sogno da comprare, giusto o sbagliato
È l’affare
Sono l’uomo, l’uomo delle caramelle
Vendo stelle

Un sogno che resta in un cassetto è destinato a fare la muffa. Si sceglie di comprarlo ora questo sogno, anche se, si sa, ci sarà un prezzo, o delle conseguenze, da pagare.

[…] Anche se Candyman si sa, va pagato […]

Candyman - Gianluca Grignani