Ama il prossimo tuo come Manuel Agnelli ama fare musica

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Quando Manuel Agnelli suona il piano è come se leggessi un libro di Edward Bunker; come se accarezzassi il vinile (che non ho) di “Blues Funeral” di Mark Lanegan; come se abbracciassi quell’oscurità, quel noir che adoro.

“Tra mille anni mille anni fa” si apre con il pianoforte e quegli archi che sono l’apoteosi dello struggimento raccontato nella canzone il cui epilogo dice:

“Farsi del male è splendido, perché esser vivi è splendido

mi troverai in ogni uomo che vivrai, non sentirti in colpa se non mi amerai, non sentirti strana se non mi amerai”.

Inizia così “Ama il prossimo tuo come te stesso”; disco in cui il cantante lombardo ha riversato tutto il suo entusiasmo nel comporre la sua prima opera da solista; un modo per esprimere dei lati che con gli “Afterhours” non aveva mai esplorato, ma anche per fuggire dall’isolamento del periodo Covid.

La bellezza di questo lavoro sta nel fatto che è meravigliosamente libero, con tante nuances sonore, ma ciò nonostante con un’identità molto forte.

C’è il pianoforte, ci sono le distorsioni furenti come la rabbia di un teenager, ci sono delle orchestrazioni che ci prendono a pugni “Pam Pum Pam”, c’è Manuel che con la sua voce ci incanta, soprattutto quando parla di Milano che, come nei romanzi del suo amato Giorgio Scerbanenco prende vita; sì, anche con la peste.

“Milano con la Peste” è una delle vette del disco, questo a riprova come gli episodi più intimi di “Ama il tuo prossimo come te stesso” abbiano una marcia in più, anche se nei suoi 36 minuti nulla è fuori posto, neanche le autocitazioni ego od Afteriferite.

Il riffone di “Severodonetsk” che assieme a “Guerra e Popcorn” forma il dittico dedicato alla guerra.

Manuel Agnelli - La Profondità Degli Abissi

Poi,  “La profondità degli abissi”, il brano apripista dell’album in quanto colonna sonora del film “Diabolik”.

A tal proposito, come dichiarato dallo stesso Agnelli in una recente intervista a Radio Deejay, è stata proprio “La profondità degli abissi” a tracciare il solco sulla direzione sonora del disco.

Con la title track arriviamo ai titoli di coda dove Manuel “l’ostinato” chiude “come ha cominciato” con il pianoforte in evidenza, gli archi, la sua voce, la sua erre.

Non è un capolavoro, ma “Ama il tuo prossimo come te stesso” è: disturbante quanto basta, coeso e scusatemi per la banalità, proprio un bel disco.

Inquietante ed ammaliante come la coda strumentale di un brano del disco che si chiude con il pianoforte.