Pete Doherty: sopravvissuto

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Era il 21 agosto del 1997 e l’attesa di impossessarsi del disco della sua band preferita gli aveva fatto venire una fame pantagruelica; intanto, mentre la stava lenendo con un croissant, un inviato di Mtv lo fermò chiedendogli come avrebbe descritto gli Oasis; il diciottenne davanti alla telecamera rispose: “Sostengo la visione di Umberto Eco che Noel Gallagher è un poeta e Liam è un banditore e l’ho sempre vista come una combinazione perfetta”.

Quel ragazzo dall’aspetto macilento era Pete Doherty, e no, non era in coda per “Be Here Now”, ma vedendo tutto quel plotone schierato pensava che fosse una situazione da non perdere per avere un po’ di visibilità e magari l’opportunità di diventare veejay per Mtv.

Non accadde niente di tutto questo, però di lì a poco Pete abbandonò l’università per concentrarsi sulla sua carriera musicale.

Con i Libertines Pete raggiunse il successo, ritrovandosi però in una situazione analoga -con le dovute proporzioni rispetto al successo degli Oasis- alla band di Manchester nel 1997: era tutto diventato più grande di lui e la droga se lo stava divorando come un croissant dopo uno spinello. As usual is the contrappasso per essere one step beyond.

La sua sembrava la cronaca di una morte annunciata; dentro e fuori le cliniche di riabilitazione, qualche nottata trascorsa in gattabuia ed un’attitudine da maudit; di certo non un profilo salutista.

Pete adesso di anni ne ha 43, non ha più l’aspetto che per troppo tempo l’ha contraddistinto: il suo fisico ha fatto i conti con i suoi stravizi, ma alla fine della cuenta è risultato il vincitore.

Vive in Francia, per la precisione in Normandia; bigamo, in quanto sposato con il Camembert e sua moglie, ha voltato pagina con le droghe per scrivere un nuovo capitolo della sua vita; del resto con i libri ha sempre avuto familiarità: all’università frequentava lettere, e lui stesso sembra un personaggio fuoriuscito dalla penna di Irvine Welsh a cui gli si vuole bene indefessamente.

“D’you Know what i Mean?

Credo di sì, ed anche lui. Bravo Pete.