I momenti d’orchestra nella storia del rock

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Matilda a passo di valzer è uno dei miei momenti preferiti, grazie Lou Reed, grazie orchestra per aver reso Street Hassle un pezzo così epico e pieno di pathos.

Ho sempre amato i suoni orchestrali e che provengano da una vera orchestra o da un sintetizzatore ben orchestrato, “poco importa”, anche se ogni volta che ascolto un pezzo dei Beatles, virtualmente mando un bacio a George Martin.

Battiato e Giusto Pio? Sono la giusta cura, il violinista veneziano poi ogni volta mi fa venire voglia di fumare sigarette turche, ma da un mese ho smesso.

Shiny happy people con quell’intro sceglierebbe chiunque, anche quelli appena entrati nella fase R.E.M.

L’orchestra nel rock è un sogno nel sogno, “A Dream Within a Dream” come l’inizio dell’avventura degli Alan Parsons Project dove c’erano Alan, Eric Woolfson, ma soprattutto Alan Powell, arrangiatore orchestrale e tra le altre cose, co-produttore di “The Kick Inside” di Kate Bush.

A volte l’orchestra è così magniloquente che mi fa venire la pelle d’oca, penso alla più bella sinfonia agrodolce, mai scritta.

The Verve - Bitter Sweet Symphony

The Verve, ci sarà mai per loro una last time di vederli?

Chissà intanto proprio per il rimando a The Last Time, gli stones non potevano vederli.

L’orchestra dona nuova linfa a pezzi già perfetti, ma Heroes di Peter Gabriel, ha quel New Blood che pompa nelle mie vene e mi rende consapevole come “We can be Heroes just for one day”.

Craig Armstrong è sempre un Massive Attack, e Michael Kamen renderebbe sensibile anche l’individuo più insensibile.

Il concerto per gruppo è orchestra, e tante altre cose, ma ecco, ogni qualvolta la sento in un brano rock, mi emoziono, come l’inizio di Life is a Simple song, non un brano rock, al contrario del suo regista, Paolo Sorrentino.

Il rock è una cosa semplice, come la vita, ma come lei ed un’orchestra, ha così tante sfumature e per questo è ancor di più meraviglioso.