Luce: il significato del testo, tra Elisa e Rancore

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Ci sono canzoni che nascondono segreti tra le rime, canzoni che favoriscono la sovrapposizione di differenti piani di significato, tra i quali le immagini danzano fra loro. Luce, il capolavoro di Elisa che vinse il Festival di Sanremo nell’ormai lontano 2001, è una di quelle. E sempre a Sanremo, nell’edizione 2020, è stato il rapper Rancore a regalare nuova luce al pezzo.

Se già è estremamente difficile interpretare la canzone di un altro artista, quello di reinventare il testo avendo cura di preservare il nucleo semantico è un compito quasi impossibile. È nell’opinione di chi scrive, tuttavia, che il rapper romano ci sia riuscito splendidamente.

Il cardine attorno al quale ruota il testo della canzone, sia l’originale che la rivisitazione, è ovviamente l’amore. Ma sarebbe oltremodo fuorviante ridurne il significato a etichetta delle relazioni umane. Sia Elisa che Rancore, infatti, sconfinano dalla dimensione umana, illuminando la traccia metafisica di un concetto prismatico quale è quello dell’amore.

Nell’originale, la storia di amore che viene descritta nel testo potrebbe essere letta come un legame inscindibile tra la natura è l’umanità.

L’unica cosa che conta
Dimmi se farai qualcosa
Se mi stai sentendo
Avrai cura di tutto quello che ti ho dato

Da una simile prospettiva, nella prima parte del testo, sarebbe Madre Natura a parlare all’uomo. Ogni elemento naturale è un dono inestimabile e l’umanità dovrebbe avere l’obbligo morale di farne tesoro, ascoltando le grida di aiuto di una natura che, oggi più che mai, ha bisogno di essere salvaguardata. La condotta di comportamento dell’uomo dovrebbe, dunque, conformarsi all’obiettivo di proteggere tutto ciò che dalla natura ha avuto in dono, piuttosto che distruggerlo.

In un mondo ideale, dove l’uomo, sinolo di razionalità e sensibilità, è in perfetta armonia con tutto ciò che lo circonda, la risposta all’amata natura non potrebbe tradursi che nelle parole della seconda parte del testo di Elisa.

Il sole mi parla di te (mi stai ascoltando, ora?)
La luna mi parla di te (avrò cura di tutto quello che mi hai dato)

La luce del sole così come quella della luna, illuminando la bellezza del mondo, parlano all’uomo: compito di questo è rendersi conto di tale bellezza e fare in modo che la nuova consapevolezza reprima i suoi più oscuri istinti. Il vento fra gli alberi, il barlume di un tramonto, una lacrima di pioggia che taglia il volto, non sono che sorrisi che Madre Natura regala all’umanità, con la speranza che un giorno capisca che lei stessa si trova nel suo grembo materno: un elemento naturale fra elementi naturali.

Elisa - Luce (Tramonti a Nord Est)

Seppur il senso di ogni frase sembrasse esaurire ogni potenzialità significante, l’affilata penna di Rancore ha tagliato la carta con nuove rime, ampliando lo spettro del significato di un testo che già poteva ricadere sotto la categoria di perfezione. Il legame fra uomo e natura, dal piano biochimico, viene traslato sul piano cosmologico, diventando la storia d’amore fra la Terra e la Luna.

Non è un caso, infatti, che in una delle prime strofe si celi un meraviglioso riferimento alla prima Legge di Keplero, che nel ‘600 sfatò il mito delle orbite circolari. Nel suo modello eliocentrico, «l’orbita descritta da un pianeta è un’ellisse, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi». La verità gira intorno al Sole.

La verità è una strada a doppio senso e ci s’invortica
Il fuoco non è uno, sono due per ogni orbita
E ogni circonferenza è illusione ottica
L’idea di questa perfezione è dittatura cosmica

La dittatura cosmica è quella che voleva, da sempre, che la perfezione avesse la meglio sulla verità: perché la Terra doveva essere il centro astronomico dell’universo, così come l’uomo era al centro dell’ecosistema terrestre. Le orbite descritte dai pianeti, dunque, non potevano che essere circolari, essendo da sempre il cerchio, quindi la circonferenza, sinonimo di perfezione.

Tolta nuovamente la patina dai falsi miti che guidavano la conoscenza nel passato, ora la verità può muoversi, in entrambe le direzioni, sulla scia che lega la Luna e la Terra.

Luce (Tramonti A Nord Est)

Ma al di là di incastri perfetti, illuminanti rime ed eleganti figure retoriche, la meraviglia di questa reinterpretazione si fa spazio tra la sintesi delle caratteristiche degli oggetti coinvolti nella relazione d’amore e la descrizione della relazione stessa.

È una marea che sale e scende sugli altri
Con la schiuma sono bianchi come sgargianti
I riflessi tuoi rendono le onde più grandi
Sembra un attacco dei giganti

Così l’influenza gravitazionale che la Luna esercita sulla Terra, causando periodicamente l’innalzamento e l’abbassamento del livello dei mari, assume una connotazione quasi trascendente, come se il legame che unisce i due corpi fosse non solo astronomico ma addirittura metafisico. In fin dei conti, l’amore è una forza propulsiva che riproduce la necessità della legge di gravitazione universale: entrambe sembrano in grado di piegare lo spazio e il tempo, di trascenderli.

E tra illusioni mi eclisso, come te
Che quando guardi il mio pianeta e poi ti specchi nel mare
Credi che ci sia una Luna uguale in fondo all’abisso

A rafforzare l’idillio, il riferimento all’eclissi lunare, messa in evidenza nella strofa, e allo stesso tempo nascosta; un po’ come a voler imitare l’ombra che, durante l’eclissi, la Terra getta sulla Luna, oscurandola parzialmente o completamente, ma lasciandone percepire la presenza. Il gioco degli amanti, tra dolci ombre e riflessi indissolubili, disperde gocce di ordine nell’oceano del caos che è l’universo.

C’è un passaggio, tuttavia, che sembra riuscire, più di ogni altro, a trasformare integralmente le caratteristiche fisiche e astronomiche della Luna nella parole d’amore che la Terra si trova a rivolgerle.

E il volto che mi mostri è sempre uno
I crateri perché mi hai fatto da scudo
Tu senza l’atmosfera, un corpo nudo
Mentre mi addormento sotto una tua duna
Luna

L’intensità di una luce che illumina le notti più buie, le ferite di una battaglia cosmica, la vulnerabilità di un corpo spogliato delle proprie difese: la Terra si ristora all’ombra di un immaginario seno lunare, certa del fatto che, se ce ne fosse bisogno, verrà protetta ancora, e ancora.

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