La non casualità del Maestro Franco Battiato

Posted by

Recentemente, tra la noia della quarantena e ascoltando podcast sul telefono, mi sono imbattuto in un dibattito su Franco Battiato, nella quale uno dei due partecipanti definiva “minchiate assolute senza significato reale” i sui testi.

Incuriosito da tutto ciò continuo ad ascoltare, più passano i secondi più il senso di fastidio mi pervade dai capelli alla punta dei piedi fino a raggiungere il culmine nel momento in cui si sono criticati testi come Cuccurucucu e Come un cammello in una grondaia (meravigliosa canzone contro la guerra) e facendo apparire come brani “nonsense” tutta la sua discografia. il Maestro viene accusato di creare suggestioni indotte dall’uso di parole difficili e geografie esotiche e la fascinazione del misticismo orientale evocato e ma mai dispiegato e spiegato.

Ascoltare Battiato, non è semplicemente la riproduzione di un testo e della musica, non si ferma al termine della traccia, ma come dice Marco Steiner per Hugo Pratt, il Maestro Battiato “delinea piste aperte che per chi volesse continuare a cercare e può provare a immaginare qualcosa ancora un poco più in là”, io aggiungo che crea delle porte semi aperte che ti permettono di scoprire, scavare, andare oltre.

Poco o nulla e casuale nella discografia di Battiato (forse ad esclusione dei primi dischi di musica elettronica che anche a suo avviso lo erano) i testi sono frutto di ricerca, studio, crescita interiore, evoluzioni personali e splendide collaborazioni come quelle con l’artigiano della parola, oltre che filosofo Manlio Sgalambro.

Come recita il titolo di una canzone del maestro, “Niente è come sembra”, nemmeno i balli dei videoclip di canzoni come Centro di gravità permanente, Mal d’Africa o Il ballo del potere nei quali le coreografie possono apparire fuori tempo asincrone o semplicemente maldestramente eseguite, non sono casuali.

Quei movimenti sono frutto di un percorso, di studio e di crescita personale. Battiato fu immerso dai principi di un Uomo nato a Kumayri, città che divenne poi Alessandropoli (Aleksandropol’) tra il 1840 ed il 1924, poi Leninakan dopo la morte di Lenin e fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e che nel 1990 prese l’attuale denominazione, quest’Uomo si chiamava George Ivanovich Gurdjieff che fondò l’Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo.

Gurdjieff apparve sulla scena europea nella prima metà degli anni 10 del 1900, per portare in occidente una conoscenza antica, rimasta nascosta, a sua detta, per secoli tra le mura dei monasteri dell’Asia orientale, conoscenza acquisita durante lunghi anni di viaggi che l’hanno portato dal Caucaso all’Egitto al Tibet; questa conoscenza deve rendersi disponibile all’Uomo occidentale insieme alla creazione di un metodo pratico capace di guidarlo verso lo sviluppo della coscienza, capace di provocarne un risveglio, perché l’Uomo, dice Gurdjieff, è fatalmente seppure non irreversibilmente addormentato.

Il risveglio può avvenire, secondo l’Antica saggezza dell’oriente attraverso la danza, che secondo Gurdjieff è una preghiera ed una manifestazione di Dio, di un mistero, movimenti il cui scopo è quello di risvegliare le possibilità interiori e latenti dell’Uomo per permettergli di aprirsi a una nuova percezione di se stessi e della realtà. Questo perché l’Uomo moderno, secondo il Maestro armeno, vive nel sonno, è nato e nel sonno e muore nel sonno. Il sonno è la caratteristica principale del nostro essere. Un Uomo se vuole realmente conoscere deve innanzitutto riflettere sulla maniera di svegliarsi, cioè sulla maniera di cambiare il suo essere.

Dopo la morte di Gurdjieff, con l’intento di documentare i movimenti e di preservarne la memoria, furono realizzati dei filmati, ad oggi gelosamente custoditi dagli allievi dell’Istituto per lo Sviluppo Armonico. Questi gesti appaiono anche negli ultimi minuti dell’adattamento cinematografico che nel 1979 Peter Brook fece del libro “incontri con uomini straordinari” dove vi sono frammenti di sei diversi movimenti eseguiti da membri di gruppi federati della Gurdjieff Foundation ed alcuni che si possono ritrovare nei video delle canzoni Centro di gravità permanente, Mal d’Africa o il ballo del potere.

Tornando alla traccia numero sei dell’album La voce del padrone del 1981, Centro di gravità permanente che come direbbe Bennato potrebbe sembrare una canzonetta, e tornando agli insegnamenti di Gurdjieff vi è una curiosa estrapolazione dei suoi concetti, scoperti da me anche grazie a Giuseppe D’Ottavi.

Per Gurdjieff, l’Uomo è una macchina, non fa, non pensa, non vive se non meccanicamente per interpretare correttamente l’enfasi sulla natura meccanica. Secondo la sua teoria l’Uomo gira su tre ingranaggi principali ed è controllato da tre cervelli: Il centro intellettivo, il centro fisico motorio e il centro spirituale emozionale; nell’Uomo i tre centri sono sfasati e la vita è vissuta fuori asse e in maniera frammentata, una condizione questa nella quale il vero io è nascosto e dissimulato dalla personalità.

Nei suoi scritti sottolinea di come la vita accada, e di come si porti in avanti e continui molto spesso solo attraverso una falsa personalità, una maschera protettiva largamente illusoria che copre di un velo spesso l’essenza. l’insegnamento di Gurdjieff è quello di innescare e facilitare la lotta tra essenza e personalità, annientare gli ego e le presunzioni. L’obiettivo è quello di spogliare l’Uomo dalle sue maschere per indicargli la via dell’elevazione a uno stato superiore di consapevolezza, essere consapevoli significa saper osservare e saper riconoscere gli automatismi dei comportamenti abituali delle reazioni dettate dalle abitudini interiori ed esteriori, reazioni che si attivano ancora meccanicamente.

L’obiettivo è quello di fare un lavoro di riallineamento dei tre centri, uno sforzo per raggiungere un riallineamento armonico dei tre centri che normalmente sono dissociati. A l’Uomo è concessa in effetti la possibilità di trasformazione. Gurdjieff divide gli uomini in sette categorie ossia, Uomo numero 1, Uomo numero 2, Uomo numero 3, Uomo numero 4, Uomo numero 5, Uomo numero 6, Uomo numero 7.

L’Uomo numero 7 è giunto al più completo sviluppo possibile e possiede tutto ciò che si può possedere come volontà, risulta essere cosciente, essere un “Io” permanente con immutabile individualità e una quantità di altre proprietà che nella nostra cecità e nella nostra ignoranza noi ci attribuiamo;

L’Uomo numero 6, segue da vicino l’Uomo numero 7, differisce da lui solo per qualcuna delle proprietà che non sono ancora diventate permanenti

L’Uomo numero 5 è un tipo di Uomo a noi inaccessibile perché ha raggiunto l’unità dei tre centri.

L’Uomo numero 4 si trova un grado intermedio.

Gli uomini numero 1, 2 e 3 costituiscono l’umanità meccanica e restano a livello in cui sono nati. L’Uomo numero uno ha il Centro di gravità della sua vita psichica nel centro motore, è l’Uomo del corpo fisico; L’Uomo numero 2 e allo stesso livello di sviluppo ma il Centro di gravità della sua vita psichica si trova nel centro emozionale, è l’Uomo del sentimento; l’Uomo numero 3 ha il Centro di gravità della sua vita psichica e nel centro intellettuale, è l’Uomo che ragiona, che ha una teoria per tutto ciò che fa.

Ogni Uomo nasce numero 1 numero, numero 2 e numero 3 ma l’Uomo numero 4 non è nato numero 4, egli è nato Numero Uno due o tre e non diventa quattro se non in seguito a sforzi di carattere ben definito; il suo livello è superiore a quello dell’Uomo numero 1 2 e 3, egli ha un centro di gravità permanente che ha fatto delle sue idee per il suo apprezzamento del Lavoro e della sua relazione con la scuola e tramite il riallineamento dei tre centri.

Questo è quello che c’è dietro ad un ritornello famoso, un ritornello di una semplice hit del 1981.

Cerco un centro di gravità permanente, che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente…

Franco Battiato - Centro di gravità permanente

È brutto sentire giudizi di merito, anche se ognuno è libero di farlo, senza la realmente conoscere, forse chi afferma il non senso delle cose, non solo di Battiato dovrebbe informarsi, crescere, studiare, porsi domande e forse cercare di riallineare i tre centri.  Forse come cantano i Bluvertigo bisogna farsi domande a risposte che non abbiamo fatto… sadomaso l’erba voglio, il cibo giapponese, i dischi, capire Battiato…

Ps. Ringrazio personalmente il maestro Battiato per ciò che ha rappresentato nella mia crescita.

One comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.